La tela di Penelope

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L’opinione di Nicoletta Noi-Togni
Dopo la votazione sulla Riforma del territorio accettata dal popolo nei Grigioni (62,6% di SI, 37,4% di NO) ci si interroga sul destino delle cosiddette Regioni.

Che seppur ancorate nella Costituzione cantonale dal 2004, in effetti, a partire dal 2016 esisteranno ancora solo sulla carta. Non da ultimo sulla carta della legge approvata lo scorso fine settimana e che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) entrare in vigore appunto nel 2016. Allora le Regioni saranno costituite unicamente dai Municipi quali Esecutivi (Conferenza dei Sindaci), saranno prive di Legislativi (Assemblee regionali, Parlamenti locali) e la Commissione della Gestione (3 membri) sarà eletta dalla stessa Conferenza dei Sindaci. In poche parole non ci sarà nessun organo di controllo per le Regioni: il controllore sarà il controllato. Unica istanza di controllo per le Regioni – secondo la legge votata – il popolo sovrano che però molte volte non è in possesso dell’informazione e per il quale intervenire tramite iniziative e referendum a livello locale, resta difficile. Certamente chi ha scritto la storia della democrazia non sarebbe d’accordo. Intendiamoci: non dico questo per sfiducia nei confronti dei Municipi. Se facessi parte di quelle Istituzioni direi la stessa cosa perché si tratta di una questione di ordine e di principi. E di congruenza! Quella che non dimostra certo di avere il Governo che il giorno dopo la votazione ripropone con energia i suoi slogan “comuni forti-cantone forte” (sta per Cantone forte-Comuni deboli) e “federalismo” (sta per centralismo) introducendo però anche un elemento nuovo: le Regioni non sono organi politici. Come mai allora sono ancorate nella Costituzione e possono riscuotere tasse? Per non parlare dei politici cantonali. Che all’indomani della votazione dicono ”il conservatorismo nei Grigioni è finito!” Ma di quale conservatorismo si parla di grazia? Le Regioni nella forma odierna esistono solo dal 2004. Andando avanti così il nostro territorio diventerà una grande tela di Penelope? Sbagliato: perché l’intenzione di Penelope di tessere e distessere il sudario di Laerte prima che Ulisse ritornasse ad Itaca era buona. Non così quella di Governo e Gran Consiglio nei confronti del nostro territorio.

Mi resta una soddisfazione: la Mesolcina ha detto chiaramente NO a questa riforma. E proprio parlando con un sindaco della nostra valle quest’ultimo ribadiva quanto fosse necessario per i Comuni poter contare, per il lavoro regionale, su persone competenti su quei temi che richiedono conoscenze specialistiche. Cosa che non si può chiedere agli Esecutivi dei Comuni che, oltre ad avere un ruolo istituzionale diverso non hanno il tempo per questi temi che richiedono un’attenzione ed una conoscenza specifica. E proprio per questo sono nate – istituzionalmente – le Regioni nel 2004. Facciamo a Coira beneficio (!?) di non saperlo e lasciamo che, sulle comode poltrone si continui a tessere una tela che non è neppure quella di Penelope.

Nicoletta Noi-Togni