L’opinione di Nicoletta Noi-Togni
In dicembre ho inoltrato un atto parlamentare che chiede maggior prevenzione per la violenza sui bambini.
Circa 40 dei miei 119 colleghi deputati al Parlamento retico hanno sottoscritto questa mia richiesta. Senza aver mancato comunque di chiedermi – a ragione – come si sarebbe potuto fare una buona prevenzione. Già, anch’io non so esattamente come, ma so che dobbiamo provarci! Perché 50 bambini all’anno che muoiono in Svizzera per maltrattamenti o per incuria, è un dato statistico che fa rabbrividire. E al quale dato statistico ho fatto fatica a credere all’inizio ma non più tanto se pensiamo che il giorno dopo Capodanno del 2015 assegna già alla terribile statistica, la morte di due bambini. Inutile chiedersi dopo chi ha sbagliato, il fatto è che si doveva fare di più. Non si lasciano le persone sole nella disperazione, non le si lasciano soprattutto in occasioni particolari dove molti brindano, le porte degli uffici sono chiuse e la tragedia è all’angolo. Non si lascia soprattutto una madre in preda all’angoscia di doversi separare dai figli. Perché il mondo in tal caso appare forse tutto distorto e l’avvenire un incubo dal quale fuggire. A cosa serve in questi casi la burocrazia? La sofferenza non chiude alle 17.00 e la notte può essere molto, troppo lunga.
Certo, mi rendo ben conto quanta e quale sia la responsabilità delle Istituzioni, sia di quelle preposte alla protezione dei minori e degli adulti, sia di quelle politiche che c’entrano anch’esse poiché determinano l’onere finanziario e con esso la dotazione delle istanze di vigilanza. E si sa, le Istituzioni sono fatte di persone. Ad esse si chiede molto ma forse – se penso al caso di Zurigo – non si chiede abbastanza flessibilità ed empatia. Prevenzione è già lasciare una porta (o anche solo una finestra) aperta, ascoltare e prestare la massima attenzione ai comportamenti ed alle parole. La madre di Zurigo aveva dato molti segnali; rimasti inascoltati o non capiti da molti. Si, in fondo nessuno può chiamarsi fuori. Anche la società in un mondo difficile come quello di oggi ha (avrebbe) un compito di ascolto e di attenzione verso il suo prossimo. Ma questo non lo possiamo prescrivere. Possiamo però sensibilizzare sia l’opinione pubblica, sia le Istituzioni in questo comprendendo le scuole, i servizi pediatrici e sanitari, la polizia, ecc. Un compito della politica, l’ultima a potersi chiamare fuori quando di mezzo c’è il bene dei suoi cittadini più piccoli e indifesi.