Le polveri fini, assassine seriali

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Approfondimento di Roberto Weitnauer – Seconda parte
La legna è un combustibile rinnovabile, quindi l’anidride carbonica (CO2) che rilascia un camino o una stufa viene poi riassorbita dalla nuova vegetazione in crescita, decretando nel ciclo complessivo un impatto nullo sull’effetto serra. Tuttavia, le buone notizie finiscono qui.

La rigenerazione richiede un certo tempo (mesi per le piante più a rapida crescita, anni o decenni per un bosco) e condizioni controllate. Inoltre, non è detto che la CO2 liberata vada a foraggiare la crescita di biomassa vegetale nella stessa regione dove essa è stata consumata. Possiamo senz’altro ammettere che la supervisione forestale nella nostra Valle sia buona, ma ciò non elimina il problema in sé che ha natura globale e quindi sovranazionale.

Ci sono però aspetti ben più inquietanti. Un ciocco non contiene solo idrogeno, carbonio e ossigeno, ma anche altri elementi. Inoltre, la combustione (che è un’ossidazione veloce) non è mai completa. Così, in una stufa non si forma soltanto acqua (che evapora) e anidride carbonica, due tipi stabili e innocui di molecole; si producono anche sostanze persistenti solide e gassose che minano il nostro organismo e modificano l’ambiente. In quanto all’effetto serra, la fuliggine viene subito dopo l’anidride carbonica.

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha rinnovato da poco la propria attenzione sull’aerosol di particolato, a causa dei gravi danni ch’esso infligge al sistema respiratorio e a quello cardiovascolare, oltre che per i sempre più acclarati effetti cancerogeni. L’UNA ha definito le particelle di PM10 come ‘piccole ma dannose’. Alla luce degli studi condotti negli ultimi anni, esse andrebbero però meglio descritte come ‘micidiali’ (dall’antico ‘micidio’, contrazione di ‘omicidio’). Tanto più sono piccole e tanto maggiore è la loro facoltà d’infiltrarsi nell’organismo; le polveri ultrasottili possono alterare il DNA.

Senza girare intorno alle parole, le ricerche mostrano che le soglie di attenzione fissate in sede europea, parzialmente allineate a quelle svizzere, sono troppo permissive, cioè che a quei limiti il rischio di malattia e decesso è già statisticamente significativo. Gli scienziati sono anzi concordi nel ritenere il particolato un vero e proprio killer seriale. La combustione indiscriminata di legna non fa che alimentare la sua foga omicida. Purtroppo, non si tratta di esagerazioni.

Inquinamento di prossimità

Relativamente alle minacce sanitarie, occorre tenere conto soprattutto degli impianti vecchi o difettosi, quelli che rilasciano veleni all’interno delle mura attraverso perdite anche piccole, ma continue. Senza dover ricordare la drammatica fuga notturna di monossido di carbonio (che porta alla morte, bloccando il trasporto di ossigeno nel sangue), quasi tutti i prodotti secondari della combustione sono dannosi.

Non farà piacere apprendere che vari test hanno dimostrato che persino con alcuni buoni apparati moderni l’inquinamento interno non è proprio irrilevante. È quasi impossibile che un impianto che non prenda l’aria dall’esterno sia stagno. Un po’ più sicuri sono i sistemi a pellet (che però pongono altre minacce, come vedremo) che funzionano in decisa depressione e che quindi causano emissioni indoor trascurabili.

Il problema dato dalla prossimità della combustione e dall’accumulo, evidente nelle case (talvolta anche per il rientro dalla finestra), è presente anche all’esterno allorquando lo scarico di un camino interessi altri edifici o la strada. È questa una condizione che non di rado riguarda i nostri borghi, contraddistinti da costruzioni basse e costruite a quote diseguali.

Tutte le insidie sanitarie di prossimità e distribuite vengono amplificate quando nel camino non si bruci legna. La carta stampata gettata nel fuoco, ad esempio, libera sostanze organiche volatili (derivanti da solventi, additivi e sbiancanti) che non solo sono venefiche, ma concorrono alla formazione di ozono. Per via del suo potere fortemente ossidante, quest’ultimo è nocivo anche a concentrazioni modeste.

Non vale quasi la pena segnalare cosa comporti la combustione irresponsabile di legno verniciato o comunque già impiegato nell’edilizia o nell’industria: la lista degli agenti tossici e cancerogeni fa impallidire, in particolare per la liberazione di diossine. Forse qualcuno ricorda l’Icmesa di Seveso (proprietà La Roche) dove si ebbero fughe di diossina con conseguenze devastanti su persone e terreno.


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Roberto Weitnauer