Come ridurre le emissioni nocive con semplici accorgimenti
Dopo aver pubblicato il contributo di Roberto Weitnauer sull’inquinamento da stufe a legna e caminetti, abbiamo chiesto il parere e dei consigli a uno che di “legna bruciata” se ne intende, l’ex spazzacamino Getullio Crameri.
Con i suoi 25 anni di esperienza come spazzacamino in valle, a forza di perlustrare e pulire stufe e camini, Getullio Crameri ne ha viste di situazioni fuligginose e si è fatto anche un’idea sull’argomento. Per quanto riguarda l’approfondimento tecnico di Roberto Weitnauer (leggi in sequenza le diverse parti 1, 2 e 3), Getullio Crameri non è totalmente d’accordo su alcuni passaggi: “Non condivido che bruciare legna faccia effettivamente così male. Se la combustione funziona bene e non si bruciano materiali inquinanti, non lo ritengo così pericoloso per la salute”.
Weitnauer mette anche in allerta del pericolo delle emissioni all’interno della casa quando scrive che “occorre tenere conto soprattutto degli impianti vecchi o difettosi, quelli che rilasciano veleni all’interno delle mura attraverso perdite anche piccole”. Anche qui lo spazzacamino vuole precisare: “Se penso alle vecchie cappe di una volta, queste non hanno ucciso nessuno. L’importante, per scongiurare eventuali rischi, è che ci sia un buon tiraggio del camino e un apporto di aria sufficiente che sia in grado di espellere il fumo verso l’aria aperta”.
Inquinamento sì, ma meno rispetto a una volta
È innegabile che le emissioni da combustione a legna che si spargono nell’ambiente creano inquinamento. Oggi, però, la situazione è diversa da ieri, come ci spiega Crameri: “In passato quasi tutte le famiglie della valle utilizzavano la legna per scaldarsi e si usava anche per cucinare tutto l’anno, mentre oggi sempre meno persone adoperano stufe e caminetti. Credo che, per questa motivazione e per l’importante utilizzo di caldaie a gasolio e termopompe, oggi l’inquinamento sia diminuito rispetto a una volta”. Però tiene a ribadire il valposchiavino: “Di legna ce n’è in abbondanza in valle ed è una fonte d’energia a km zero, mentre altri combustibili arrivano da lontano e spesso non si calcola l’inquinamento che si provoca con il loro trasporto”.

Come si accende il fuoco nella stufa?
La combustione della legna, dunque, rilascia polveri fini e altre sostanze che contribuiscono all’inquinamento. Chi usa la legna per scaldare casa, però, può adottare degli accorgimenti che riducono l’impatto ambientale. Si può infatti accendere il fuoco inibendo la formazione di fumo. Questo metodo è consigliato da Crameri, in base alle informazioni diffuse dai Servizi per la protezione dell’ambiente dei Cantoni della Svizzera. Si tratta di innescare il fuoco con l’aiuto di un accendifuoco ecologico, adagiandolo fra sottili pezzi di legno d’abete ben secco, posti quest’ultimi in cima alla catasta di legna da ardere. Nella caldaia della stufa il fuoco così brucia dall’alto verso il basso e libera poco fumo. Invece non bisognerebbe bruciare legna verde (non stagionata all’aria) e strozzare il fuoco durante l’accensione; infatti bisogna che la legna abbia un giusto apporto d’aria per una combustione eccelente.
È vietato bruciare!
Per legge è vietato categoricamente bruciare: giornali, riviste, cartone, plastica e materiali sintetici, legno trattato e legna proveniente da cantieri. Questi materiali emettono sostanze tossiche che si diffondono nell’aria. Il consiglio dello spazzacamino è anche di pulire la canna fumaria più volte nelle stagioni d’uso, in quanto così si ha un miglior tiraggio dell’aria, e poi perché la fuliggine depositata sulle pareti del camino non rischia così di uscire all’esterno disperdendosi nell’ambiente.
Spazzacamino, funzione di controllo
In Svizzera – ci informa Crameri – lo spazzacamino non ha solo il compito di pulizia, ma anche di controllore cosa la gente brucia. “Da circa quattro anni lo spazzacamino ha la funzione di controllare la cenere e la fuliggine delle stufe e dei caminetti. A occhio noi vediamo cosa si è bruciato. Se il proprietario della stufa ha messo nel fuoco materiali vietati, egli è passibile di denuncia. Noi quindi raccogliamo la cenere che non ci convince e la mandiamo assieme ad un nostro rapporto all’Ufficio Natura Ambiente (UNA). Lì con analisi minuziose si indaga cosa effettivamente è stato bruciato e mandano avanti le pratiche. Con l’avvento di questi controlli, la gente è molto più consapevole dell’inquinamento che può provocare e sente così una certa responsabilità nei confronti dell’ambiente in cui si vive. Quindi la situazione mi sembra notevolmente migliorata”.

Una soluzione contro le emissioni di polveri fini: i filtri
Concludendo, sul mercato esistono anche dei filtri che fermano la fuoriuscita delle polveri fini. Essi funzionano tramite un elettrodo che crea una forza elettrostatica che è in grado di spostare verso il basso le microparticelle. Questi sistemi di filtraggio, realizzati per le economie domestiche, non sono ancora obbligatori ma si è in una fase di sperimentazione. In futuro però questi filtri potrebbero essere omologati per l’uso, crede il valposchiavino. Impianti più grandi, in proporzione con costi più elevati e alto sprigionamento d’energia, come il teleriscaldamento di Santa Maria a Poschiavo, sono costruiti per avere una combustione ottimale e sono dotati di un sistema di filtraggio molto efficiente, afferma Crameri. Per l’utenza privata, invece, è ancora difficile coniugare la praticità e l’economicità del filtro con la qualità del filtraggio.
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