Il pensiero in Valposchiavo
La decisione del Gran Consiglio rende particolarmente amare o dolci queste giornate a chi ama l’attività venatoria. Abbiamo raccolto le opinioni del guardiano della selvaggina Arturo Plozza e del presidente della Società Cacciatori Poschiavo Orlando Rada.
Valposchiavo, la decisione del Gran Consiglio di dichiarare nulla l’iniziativa contro la caccia speciale fa discutere gli amanti della caccia; c’è chi è sooddisfatto del verdetto e chi è deluso. Fra i soddisfatti della scelta del Parlamento retico c’è il guardiano della selvaggina Arturo Plozza: “Condivido e sono contento della decisione presa dal Gran Consiglio. I rappresentanti del popolo devono essere pronti anche a prendere decisioni difficili e apparentemente poco democratiche”. Dall’altra parte c’è però una schiera di cacciatori amareggiati dall’esito, come ci spiega il presidente della Società Cacciatori Poschiavo Orlando Rada: “In valle ci sono certamente cacciatori scontenti per il voto di ieri sera. La delusione, credo, provenga dalla situazione seguente. Sia gli iniziativisti che il Governo hanno fatto capo a degli esperti giuristi che hanno stilato le loro perizie. In entrambi i casi, essi hanno provato la validità o meno dell’iniziativa. E qui affiorano i limiti delle questioni legali. I politici hanno dovuto decidere in base a delle perizie ritenute valide dai rispettivi partiti, ma che solo un tribunale può convalidare o negare in ultima istanza”.
I politici, appunto, si sono trovati in una posizione scomoda e hanno rigettato l’iniziativa perché non conforme con il diritto superiore federale, anche se – fa notare Rada – “dal punto di vista democratico la popolazione non sarà molto contenta, visto che è stata dichiarata nulla un’iniziativa che aveva raccolto oltre 10’000 firme”. Secondo il presidente dei cacciatori poschiavini, comunque, siamo nella sfera delle interpretazioni: “L’iniziativa come tale probabilmente è legale. Il governo (in questo ambito pilotato dall’Ufficio Caccia e Pesca) si è aggrappato a un articoletto della legge federale sulla caccia che fa capo alla regolazione degli effettivi di selvaggina per prevenire i danni alle foreste e quindi preservarle. Quando si entra in questo campo (legale) naturalmente si può dimostrare tutto e il contrario di tutto. Vince l’interpretazione più convincente”.

Se fosse passata l’iniziativa, il tema piano degli abbattimenti degli ungulati sarebbe stato sottoposto alla popolazione attraverso una votazione: forse un argomento troppo specialistico? “La caccia è un tema che viene vissuto e dibattuto spesso e volentieri con il cuore e con la “pancia”, riferisce Plozza. “Nonostante gli argomenti assodati e riconosciuti che fanno capo ad una gestione venatoria moderna, che tiene conto delle tradizioni ma anche e in particolar modo delle conoscenze della biologia della selvaggina, sarebbe stato difficile coinvolgere la maggioranza della popolazione in un discorso di gestione sostenibile del patrimonio cervo.” La caccia quindi sembra rientrare nell’ambito dei sentimenti; ce lo conferma Rada: “La popolazione non cacciatrice, e quindi non “infarinata”, avrebbe votato semplicemente seguendo il proprio istinto o le proprie emozioni. Ma la pianificazione della caccia è molto più complessa di quello che può sembrare di primo acchito e dipende da molti fattori: in poche parole non basta l’abolizione della caccia di tardo autunno per risolvere il problema della regolazione della selvaggina, specialmente del cervo, ma ci vogliono delle alternative valide che accontentino specialmente la maggioranza dei cacciatori”.
Per Rada servono quindi alternative valide che vengano incontro anche ai desideri dei cacciatori. Anche Plozza sembra sostenere che gli organi governativi debbano continuare a impegnarsi per trovare soluzioni migliori: “Un messaggio – dice il guardiano della selvaggina – è comunque stato depositato in modo chiaro: 10’000 firme, grandi discussioni e altrettanto grande interesse. I temi pianificazione della caccia e gestione sostenibile del patrimonio selvaggina sono più vivi che mai e in questo senso il governo e l’Ufficio per la caccia e la pesca dovranno approfondire i concetti venatori, possibilmente coinvolgendo nella discussione anche i diversi gruppi d’interesse.”
Finora c’è da dire che le due fazioni (i pro e i contro la caccia speciale) non sembrano essere andate molto d’accordo: “Personalmente – dice il presidente della Società Cacciatori Poschiavo – penso che sia un peccato per il bene della caccia che le due parti, pur trovandosi un paio di volte a discutere eventuali compromessi, non abbiano trovato un accordo mediante una discussione costruttiva. Ovviamente non puoi trovare un’intesa se entri in campo già convinto di non cedere niente: gli iniziativisti forti delle oltre 10 000 firme che li sostenevano, l’Ufficio Caccia e Pesca abitualmente poco propenso a scendere a compromessi. Un buon compromesso avrebbe probabilmente accontentato tutti lavando i proverbiali panni in casa”.
Articoli correlati
- Iniziativa sulla caccia speciale: una buona decisione del Gran Consiglio
- La caccia speciale non si tocca