Reportage dal comprensorio sciistico di Aprica
Piste magnifiche, pizzoccheri squisiti, a un tiro di schioppo da casa. L’Aprica è un’alternativa a buon mercato per gli sciatori valposchiavini. Ma a che prezzo? Leggi il commento in calce all’articolo.
La soleggiata giornata di fine gennaio ha mostrato l’Aprica nella sua veste migliore. Le temperature sotto lo zero e le nevicate recenti offrivano piste in condizioni perfette e il tutto incorniciato da un panorama mozzafiato. Che cosa può desiderare di più chi ama lo sci?
Per la giornata ero accompagnata da Gigi Negri, presidente del Consorzio Turistico Media Valtellina, e da Francesca Ferrari. In loro compagnia ho avuto la possibilità di visitare l’intero comprensorio sciistico. In totale, i tracciati sciabili si snodano su 50 km e comprendono le aree del Baradello, Palabione, Magnolta e Campetti, collegate tra di loro da vari impianti. Tutte le piste si trovano tra i 1800 e i 2300 m.s.l.m. e l’80% di esse è provvisto d’impianti per l’innevamento programmato.
L’area sciistica si trova a cavallo tra la provincia di Sondrio e quella di Brescia ed è adatta a tutti i tipi di sciatori. Infatti, i Campetti sono una zona adatta per i più piccoli: qui possono imparare a sciare in tutta sicurezza. Per gli sciatori più esperti ci sono invece alcune piste nere, tra cui la Magnolta. A completare la gamma di offerte per gli sport invernali ci sono percorsi per ciaspole e scialpinismo, cascate di ghiaccio e piste di pattinaggio.
“Aprica però – spiega Negri – non è viva solamente in inverno ma anche in estate. Nella zona ci sono oltre 200 km di sentieri segnalati fra i quali molti sono adatti anche ai bikers.” Nella zona ci sono anche alcune aree naturalistiche, tra cui la Riserva Naturale di Pian Gembro e il Parco Naturale delle Orobie Valtellinesi. Unico neo nello splendido paesaggio sono gli impianti vecchi non ancora smantellati e qualche edificio lungo le piste abbandonato a s’è stesso.
L’invito del Consorzio Turistico Media Valtellina a passare una giornata sugli sci in Aprica per mostrare le piste e l’intero comprensorio sciistico cade proprio a puntino con la decisione di abolire il tasso di cambio fisso franco/euro della banca nazionale. 50 km di piste da sci, la vicinanza con la Valposchiavo e un bel paesaggio, rendono l’Aprica molto attraente ancher per i valposchiavini. Il vero motivo per sconfinare con gli sci sul tetto della macchina sono, inutile nasconderlo, i soldi. Infatti, da alcuni anni è stata aperta anche alla Valposchiavo la possibilità di acquistare la giornaliera allo stesso prezzo degli indigeni, ovvero a 22 euro.
“Vista la vicinanza alla Valposchiavo e sapendo che tra i suoi abitanti vi sono molti sciatori, abbiamo pensato di allargare la nostra offerta anche oltreconfine”, afferma di nuovo Negri. Complice il cambio favorevole con l’euro, il prezzo risulta davvero bassissimo, se confrontato con le tariffe della vicina Engadina. Questa vantaggiosa offerta sembra già nota in Valle, anche perché in una sola giornata erano diverse le facce conosciute che ho incontrato.
Tutto sommato ho trovato l’Aprica un’ottima zona dove trascorrere una giornata sugli sci, complici anche il ricco aperitivo e l’ottimo piatto di pizzoccheri mangiati nei rifugi lungo le piste. Una giornata magnifica che però, riflettendo, mi ha lasciato comunque un retrogusto un po’ amaro.
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Alice Isepponi
Retrogusto amaro
Alice Isepponi mi piace immaginarla, il viso illuminato dal sole e immersa nel riverbero della neve, scendere spensierata lungo i dolci declivi del comprensorio sciistico di Aprica; poi, a valle, incolonnata davanti ai caselli della seggiovia, incrociare il viso complice di altri valposchiavini, testimoni di un’infrazione a una regola non scritta, a quel senso di solidarietà che ti dovrebbe impedire di andare con gli sci, fare gli acquisti, trascorrere la serata in Italia. Il retrogusto un po’ amaro, con cui la nostra giovane collaboratrice di redazione termina il suo reportage, arriva forse proprio da lì; da un’uscita oltreconfine che a qualcuno potrebbe far storcere il naso.
Tra questi ci sono, per esempio, i 25-30 valposchiavini che lavorano durante l’alta stagione per Engadin St. Moritz Mountains. Ogni mattina raggiungono i vari comprensori sciistici di «casa nostra», seduti sui quattro minibus che fanno la spola tra l’Engadina e la Valposchiavo. Loro, forse, si sentiranno rodere dalla bile sapendo che i valposchiavini superano il confine con gli sci sul tetto dell’automobile.
Tuttavia, dobbiamo ricordare che lo sci è diventato uno sport per pochi privilegiati. Una famiglia media non se lo può più permettere. In Valtellina, una tessera giornaliera costa 22 euro, in Engadina, fino a 75 franchi. Per papà, mamma e i due figli, sciare sulle piste a Aprica significa risparmiare tra 212 e i 112 franchi, a dipendenza dell’età dei figli. Non sono proprio briciole. E allora, quel retrogusto un po’ amaro è diventato improvvisamente dolce. Non credo.
La Svizzera è caratterizzata da un elevato livello dei prezzi. È una situazione riconducibile a vari fattori, tra cui il forte potere d’acquisto, gli elevati dazi sui prodotti agricoli, la scarsa concorrenzialità tra grandi e piccoli distributori al dettaglio, gli elevati stipendi e i costi di produzione. Il consumatore medio non va però a caccia dei motivi, lui si limita a fare i conti con quanto ha nella busta paga. E allora, nel 2014, per esempio, i turisti degli acquisti hanno comprato prodotti all’estero per un importo pari a 10 miliardi. Sono un mare di soldi. Ci si potrebbe tuffare e nuotare come fa Paperon de’ Paperoni.
La giornata di sci a Aprica può essere presa a mo’ di esempio, per le piccole e grandi infrazioni alla solidarietà sociale tra valposchiavini: mangiare la pizza in Valtellina, fare gli acquisti di tanto in tanto oltreconfine, farsi aggiustare i denti a Tirano o in un Paese dell’Est, trascorrere le vacanze invernali in Austria.
Luca Beti
caporedattore