Engadin Skimaraton: una gara anche di valposchiavini

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Condizioni perfette per i 13’331 fondisti della 47esima edizione
La nostra inviata Elisa Bontognali ci racconta brevemente alcune emozioni della maratona engadinese, vissute in prima persona sugli sci. Al termine dei 42 km ha sentito anche l’ex professionista Ursina Badilatti e il giovane Matteo Jochum, intervistato da noi la settimana scorsa.

Domenica 8 marzo, di mattina presto, saranno stati in molti ad affacciarsi alla finestra dando un’occhiata al tempo e, trepitanti, anche al termometro: 8 gradi sotto zero e cielo sereno. Condizioni perfette per i 13’331 fondisti della 47esima maratona engadinese. Sul gradino più alto del podio salgono il russo Ilia Chernousov (1:34.50) e la francese Faivre Picon Anouk (1:39.35).

 

Partenza a Maloja

 

Ai blocchi di partenza, nelle primissime file ci sono nomi importanti come quello di Chernousov, marito della biatleta engadinese Selina Gasparin e bronzo alle olimpiadi di Sochi, l’urano Roman Furger, vincitore nel 2012  e i nostri Toni Livers e Jonas Baumann. A percorrere i 42 chilometri da Maloja a S-Chanf c’è pure un altro volto noto nel mondo delle maratone (solitamente calza però delle scarpe da ginnastica): Viktor Röthlin. Poche file più indietro, con il pettorale “Elite B” ci sta anche il giovane poschiavino Matteo Jochum. Tra le donne, troviamo la nostra Ursina Badilatti.

Arrivo a S-chanf (anche nelle immagini seguenti)

 

Io parto dietro con il gruppo principale. Stimo di avere davanti a me circa 5-6 mila persone e mi consolo per il fatto che, se la mia valutazione è corretta, ne devo avere alle spalle 7-8 mila. È incredibile pensare che questa immensa massa di esseri umani scierà contemporaneamente nella stessa direzione, sullo stesso tracciato. Ma le piste sono larghe e i chilometri da percorrere tanti, quindi la smetto di fantasticare e mi metto a spingere. A St. Moritz cominciano le tanto temute salite di Staz. Colonne di fondisti cercano di arrampicarsi, in modo più o meno coordinato, lungo i brevi ma intensi pendii. Il pubblico è fantastico ed i volontari, attenti e vigili a bordo pista, sono un vero sostegno per tutti i corridori. Ogni tanto sento chiamare il mio nome e mi giro per cercare di individuare il padrone di quella voce. Poi mi ricordo di avere il nome stampato sulla schiena e riprendo a spingere, ridendo della mia stessa ingenuità.

 

Una volta tagliato finalmente il traguardo e dopo essermi ripresa, cerco Ursina Badilatti, che trovo tutta fresca e pimpante. L’ex atleta poschiavina ha corso per la prima volta da amatrice: “Per la prima volta in vita mia ho corso una gara senza poter dare il 100%”, mi dice. Partendo nel blocco “Elite A”, Ursina aveva davanti a sè circa 500 corridori ed è rimasta chiusa nel gruppo per gran parte della corsa. “Sono comunque soddisfatta” continua l’ex atleta, “ho corso senza problemi, sapevo di correre al disotto del mio potenziale, ma potevo permettermelo. Da professionista, invece, non si può”. Ursina ha tagliato il traguardo come prima poschiavina con un tempo di 1:49.30, aggiudicandosi il 7. posto di categoria e il 24. nella classifica generale.

 

Qualche minuto più tardi raggiungo Matteo Jochum, che la scorsa settimana era stato intervistato da Nicola Crameri. “ Sono soddisfatto”, sono le sue prime parole. “Fino a Pontresina sono rimasto chiuso nel gruppo senza riuscire a spingere come avrei voluto e ci ho messo più dell’anno scorso.” Matteo è però riuscito ad abbassare il tempo finale tagliando il traguardo in 1:55.41 e piazzandosi al 30. posto della categoria U20 e al 523. della classifica generale. “L’anno prossimo potrò partire con gli “Elite A”, conclude felice Matteo.


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