Dal 20 marzo non è più solo un’associazione valligiana
Comitato ATsenzaGP: “Dopo la mozione “antilupo” dell’on. Engler seguirà anche una mozione antiorso? O sarà previsto un concetto generale per tutti i grandi predatori?”.
Il lupo l’ha fatta da padrone a Tiefencastel, dove venerdì scorso, per la prima volta, ATsenzaGP ha tenuto l’assemblea generale ordinaria oltre Bernina. Infatti entro i confini nazionali scorazzano già circa 25 lupi. Nei paesi di Untervaz, Haldenstein, Mastrils, Felsberg, Trin, Vättis, ecc., le scorribande del primo branco svizzero che si è costituito nel massiccio del Calanda rivelano la vera entità del problema, ovvero l’assurdità di un reinserimento forzato che può causare solo danni ad ambedue le parti in causa. Questi lupi cacciano cervi vicino alla strada principale, azzannano caprioli addirittura nel centro del paese, ululano di notte e nuotano nel fiume Reno. In Vallese è comparsa adesso anche una lupa e quindi è più che ovvio che presto si formerà un secondo branco.
Parliamo già di un progetto fallito
Secondo Georges Schnydrig, granconsigliere vallesano, presidente della Commissione granconsigliare grandi predatori, sindaco di Lalden e ospite all’assemblea, qui da noi non c’è posto per i grandi predatori. Il progetto di reinsediamento fa acqua da tutte le parti ed è praticamente già fallito; al massimo si corre ai ripari per mezzo di piani elaborati dai soliti tecnocrati che scimmiottano più o meno la politica del pompiere. Una corretta coesistenza tra presenza umana, attività antropiche e fauna selvatica nei nostri territori alpini è da ritenere alla luce dei problemi emersi impossibile. Esiste solo nella fantasia di certi sognatori che non vivono in montagna, o, se sì, tra le nuvole. Schnydrig afferma che l’umore della gente si farà davvero rovente quando nell’intero arco alpino si formeranno altri branchi di lupi, come quello del Calanda (GR/SG).
L’esperienza altrui dovrebbe insegnare
All’assemblea di Tiefencastel è stato invitato a riferire anche Daniele Massella, laureato in agronomia, consigliere comunale di Erbezzo, allevatore di mucche da latte, vicepresidente dell’Associazione a tutela della Lessinia. Il suo messaggio è stato chiaro: l’esperienza dell’anno scorso conferma ancora una volta che la convivenza tra lupi e animali domestici è impossibile. Anzi, più che comprovata, perdipiù pagata con la più dura delle esperienze personali. Questa è la storia raccontata da un giovane allevatore che vorrebbe continuare a vivere e lavorare in e con la montagna.
La presunta reintroduzione riuscita
Cominciamo però a raccontare la vera favola, i cui protagonisti sono Slavc e Giulietta, due lupi che si amano e hanno messo su famiglia da quelle parti. Si dice che siano giunti „per caso“ sul plateau della Lessinia, un territorio che può ospitare d’estate al pascolo anche 8000 capi di bestiame. È grazie ai „biocorridoi“ che lui, Salvc, il maschio dinarico-balcanico, e lei, Giulietta, l’italica femmina docg, si sono potuti incontrare nel 2012 e mettere finora felicemente al mondo, due cucciolate, la seconda pare di ben sette cuccioli. Un simile presunto miracoloso ricongiungimento e la formazione di un nucleo familiare di esemplari di due distinte popolazioni (quella balcanica e quella italiana), perdipiù non più in contatto da secoli, è considerato dagli esperti un evento di elevatissimo valore biologico.
Non tutti sono d’accordo
Questo comunque solo per gli uni, per altri si tratta invece della bufala del secolo. Per i primi questi lupi dovrebbero costituire il „simbolo della rivincita della natura“. Per gli altri invece si tratta per contro di un vero e proprio clamoroso raggiro, perpetrato dietro le quinte con i soldi dei contribuenti da parte dei soliti manipolatori di Madre Natura. C’è chi dice che la Lessinia (e forse anche altri luoghi…) sia stata prescelta ed eletta a campo sperimentale. Se lì l’esperimento di ripopolazione fosse riuscito, ci sarebbe stata la comprova che il progetto aveva un capo e pure i piedi.

Gli allevatori (e non solo) chiedono altre soluzioni
La conclusione degli allevatori della Lessinia è comunque già chiara fin d’ora: „Bisogna mettere i lupi nei recinti, non le mucche. Essi vanno collocati in ambienti più adatti“.
E semmai, in quali dell’Arco alpino? Nota bene, parliamo di una sola coppia di lupi in compagnia dei loro primi cucciolotti. Quando i due amanti si ritrovarono sull’altopiano della Lessinia (ovvero vennero introdotti, come affermano i più realisti), la loro caccia si concentrava sulla fauna selvatica (cervi, caprioli, cinghiali). Ben presto però queste creature carnivore, che pure hanno un cervello e si trovarono così improvvisamente trapiantati nel paese di bengodi (c’è chi li chiama „opportunisti“, non intelligenti come invece dimostrano di essere… ), scoprirono gli animali da reddito, ben recintati (reti elettrificate secondo i consigli dei periti) e custoditi da allevatori e cani, addirittura in ricoveri notturni, in numero abbondante, a portata di mano, poco propensi alla fuga, assai grassi e succulenti.
In Lessinia l’anno scorso i bovini in alpeggio sono stati circa 5000. I primi animali predati dopo i selvatici furono gli ovini, poi i vitelli, le manze e quindi gli asini. Animali di poca stazza all’inizio. Ma ora Slavc, Giulietta e figliolanza non si accontentano più di queste minuscole prede ed attaccano animali di quattro o cinque quintali. La situazione che si è manifestata in Lessinia e nella parte del Trentino visitata dagli undici intrusi parla chiaro: 60 capi predati nel 2014, più l’uccisione di un cane labrador.
Perché tutto questo dovrebbe interessare più di quel tanto a noi valposchiavini?
Anche noi siamo „opportunisti“ e difatti di solito non ci scomodiamo a far scorrere tanto inchiostro se un lupo fa disastri altrove o se un orso attacca un umano in Canadà. Ma se succede sotto casa, la faccenda è tutt’un’altra cosa. Il nostro territorio è vocato pure all’alpeggio per mandrie e greggi. Se consideriamo che tutto questo può capitare anche a noi, tutto ciò non ci deve lasciare indifferenti ed è giusto che ci allarmiamo prima che sia troppo tardi. Anche dalle nostre parti tante volte non si fa quel che serve al territorio ma quel che serve a poteri occulti che si infiltrano nelle Alpi per scopi inconfessabili. Considerati i cosiddetti „biocorridoi“ già citati più sopra, che potrebbero corrispondere davvero alle autostrade, dove si trasportano merci, animali e umani in modo comodo e veloce, l’arrivo del lupo potrebbe essere già dietro l’angolo. E la storia della Lessinia potrebbe assomigliare fin troppo alla nostra di un domani non tanto lontano. Nelle diverse prese di posizione, fra cui anche la nostra, all’Ufficio federale dell’ambiente è stato chiesto che il nuovo concetto debba aver validità non soltanto per il lupo, ma anche per gli altri grandi predatori, compreso dunque anche l’orso per il nostro specifico caso di esposizione diretta.
La posizione di ATsenzaGP
ATsenzaGP si oppone a tutto questo teatrino. Ed è ben lieta di poter annunciare che a partire da venerdì 20 marzo, non è più solo un’associazione valligiana, bensì cantonale. E già spunta quella mantello, un’associazione svizzera per un territorio nazionale (o almeno per quello dei cantoni di montagna, se gli altri non lo vogliono) senza grandi predatori!