Relativismo o assolutismo?

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L’opinione di Nicoletta Noi-Togni.
Riceviamo e pubblichiamo il testo di Nicoletta Noi-Togni. L’autore si assume la responsabilità dei contenuti. Persone coinvolte godono del diritto di replica. La Redazione.


Possibile che in un tempo – il nostro – nel quale ad ogni piè sospinto si incappa nell’ “assolutamente si”, frase irriflessa, applicata incondizionatamente al bene e al male e soprattutto difficilmente reale, il relativismo la faccia da padrone quando si tratta di questioni che toccano la vita stessa delle persone? Oppure quando tocca valori fondamentali? Incongruenza evidente poiché se con “l’assolutamente si”, affermiamo l’esistenza di una verità assoluta, dall’altro – vivendo tranquillamente nel relativismo – neghiamo questa esistenza. Lo facciamo con grande leggerezza e lo facciamo in molte occasioni.

Quando la trasmissione dell’epatite C non è imputabile ad un responsabile perché si sa, “l’errore può capitare nella misura in cui la sicurezza al 100 percento non esiste”, si dice. Beh, ho vissuto tempi ospedalieri in cui non si deresponsabilizzava così facilmente. Non si lavorava in ospedale né con monili ai polsi, né con unghie non tagliate, riconosciute fonti di contaminazione batterica mentre la disinfezione era sacrosanta.

Vita difficile per i microorganismi a quel tempo, anche per il virus dell’epatite. Ritornando al relativismo – inteso qui non come posizione filosofica ma come derivato verbale della stessa – e riandando a fatti recenti, come non riconoscerlo nella leggerezza irresponsabile con la quale si rilascia una persona altamente pericolosa da una clinica psichiatrica che, grazie a quel rilascio ed in virtù di una sicurezza che non esiste, uccide quattro persone? Nessun responsabile neppure qui come in analoghi fatti che si stanno ripetendo troppo spesso nel nostro Paese.

E d’altra parte anche la giustizia è diventata spaventosamente relativa. È di questi giorni la decisione del Tribunale federale di non punire giovani picchiatori – contro sentenze già espresse da tribunali cantonali – perché non si è potuta provare “l’intenzione di uccidere” di questi malgrado i picchiati portassero sempre ancora i segni di queste aggressioni. Ma già, siamo il Paese meno severo nei confronti della violenza anche se la violenza uccide e non solo fisicamente.

E così non ci meravigliamo se il relativo si estende un po’a tutti i nostri valori. Da quelli che riguardano la vita umana (diamo la priorità a lupi ed orsi anziché all’uomo), a quelli che riguardano le Istituzioni che possono essere tranquillamente smontate quasi fossero giochi lego. Nel mio cantone, dopo aver “smontato” un po’tutto, presto non avremo più neppure i Consigli scolastici votati dalla popolazione. I Municipi istituiranno, al loro posto, commissioni per la scuola. Tutte iniziative brillanti, circa come quella che intende sconnettere note e parole dell’Inno nazionale. In questo caso non solo relativismo ma anche bruttura.

Nicoletta Noi-Togni