L’aumento a 9 potrebbe rivelarsi un regalo avvelenato per la Svizzera italiana
Livio Zanolari, esperto in comunicazione e per ben 12 anni portavoce a Palazzo federale, ci espone il proprio punto di vista in merito alla proposta d’aumentare i Consiglieri federali dagli attuali 7 a 9 membri.
Prendendo posizione in merito all’iniziativa parlamentare della CIP, il Governo grigionese non nasconde le proprie perplessità nei confronti della proposta d’aumentare gli effettivi del Consiglio federale, anche se la stessa potrebbe comportare una più equa rappresentanza delle componenti linguistiche in seno all’Esecutivo. La Svizzera italiana non è più rappresentata in Consiglio federale da quasi 16 anni e la proposta della CIP potrebbe improvvisamente dare nuove speranze in previsione di una presenza permanente anche delle minoranze linguistiche nell’alta carica istituzionale.
Al fine di capire la portata della proposta avanzata dalla CIP e se la stessa potrebbe realmente comportare dei vantaggi per la Svizzera italiana, IL BERNINA ha parlato con Livio Zanolari, profondo conoscitore di Palazzo federale e delle dinamiche politiche che ruotano attorno ad esso. Nel corso dei 12 anni trascorsi a Berna, Livio Zanolari è stato portavoce di ben 6 Consiglieri federali in due distinti Dipartimenti, quello degli Affari Esteri e quello di Giustizia e Polizia.
Livio Zanolari, in un proprio comunicato, il Governo grigionese si è espresso negativamente in merito alla proposta d’aumento dei Consiglieri federali da 7 a 9 membri, avanzata dalla CIP. Quale profondo conoscitore di Palazzo federale, condividi questa opinione?
La condivido anche se, in un primo momento, quella della Commissione delle istituzioni politiche potrebbe sembrare una proposta allettante per la Svizzera italiana. Ma poi, se la si analizza un pochino, si capisce subito che si tratta di un regalo avvelenato.
Perché avvelenato?
Perché sono convinto che la CIP abbia altre intenzioni che non quelle di aiutare la Svizzera italiana. Vuole innanzitutto rafforzare il potere e la spinta centralistica dell’amministrazione federale con la creazione di due nuovi dipartimenti. Le spese dell’amministrazione, che negli ultimi setti anni sono aumentate in modo sproporzionato del 24 %, subirebbero una successiva impennata. E con esse aumenterebbero la regolamentazione, la burocrazia e la pressione fiscale. Questo non sarebbe né plausibile né proporzionale. E non sarebbe nemmeno auspicabile, siccome già ora la Svizzera e i suoi cittadini sentono il fiatone dell’amministrazione federale con il suo arsenale di norme e l’affannosa ricerca di nuove entrate, siano esse tasse o imposte. Già ora le numerose imprese e soprattutto i cantoni lontani dalla Berna federale, come Grigioni e Ticino, sono assillati dal crescente apparato burocratico federale, molto restio ad occuparsi a fondo dei veri problemi delle zone periferiche.

Già da tempo si sente parlare di un Consiglio Federale oberato di lavoro. L’aumento dei dossier, così come le crescenti difficoltà nell’affrontare gli stessi, impongono degli accorgimenti al più alto livello istituzionale, in modo da poter rispondere con la necessaria competenza alle sempre più incalzanti sfide politiche. Aumentando i Consiglieri federali non sarebbe un passo nella giusta direzione?
Il Consiglio federale è sempre molto occupato, ma non fa nulla per alleggerirsi il lavoro. Si avvale di un’amministrazione troppo ingombrante, con circa 70 direttori di uffici, che a loro volta occupano migliaia di specialisti ed esperti. Si dovrebbe andare invece nella direzione opposta e semplificare l’amministrazione, cancellando compiti inutili e strutture gonfiate. La CIP vuole invece dare più mezzi all’apparato statale e nello stesso tempo indebolire il federalismo e i diritti democratici della popolazione. Per conseguire tale obiettivo la CIP fa leva, ma in modo inappropriato, sul sostegno della minoranza italofona con due dipartimenti in più. A mio avviso si tratta però solo di un argomento pretestuoso. Quale cittadino di lingua italiana e della Svizzera italiana mi oppongo a questo tipo di strumentalizzazione della nostra lingua.
Il Consiglio di Stato Ticinese, per ovvie ragioni, ha accolto favorevolmente la proposta. Da anni il Ticino si batte per la nomina di un proprio Consigliere Federale, celando questa rivendicazione dietro il diritto ad avere un Governo che rappresenti anche la componente linguistica italiana. Non sarebbe importante che l’italianità occupasse in modo permanente un seggio in seno al CF?
Come qualsiasi altro cantone è giusto che anche il Ticino voglia di nuovo un suo rappresentante in Governo. Tuttavia, per favorire e promuovere la lingua italiana a Berna occorre ben altro. Occorre per esempio il plurilinguismo vissuto attivamente o perlomeno la disponibilità del personale federale di lingua tedesca, francese o romancia, a capire la lingua italiana, dando l’opportunità ai dipendenti italofoni di poter comunicare nella loro lingua. Questo non avviene nella Berna federale. Io vi ho lavorato per 12 anni, in due dipartimenti. Le riunioni in cui mi sono potuto esprimere in lingua italiana sono state pochissime, per esempio nei colloqui a due con il Consigliere federale Flavio Cotti. Se c’era una terza persona di lingua diversa si passava automaticamente al francese o al tedesco.
In ogni caso, se uno dei due nuovi dipartimenti fosse condotto da una persona di lingua italiana, ci potrebbe essere un cambiamento da non sottovalutare.
In teoria sì. Io invece credo che due nuovi dipartimenti aiuterebbero solo a rafforzare il potere centralistico dell’amministrazione federale a Berna e dintorni. Alla lingua italiana rimarrebbero come finora le briciole, o poco più. Inoltre il dipartimento assegnato all’esponente della Svizzera italiana correrebbe il rischio di essere trattato come un dipartimento di serie B. E infine, con 9 consiglieri federali, sarebbe difficilissimo mantenere i principi della concordanza e della collegialità.
Il Grigioni Italiano non è mai riuscito ad inserire un proprio candidato nell’Esecutivo federale. Aumentando di 2 seggi la composizione del Governo, non potrebbe essere finalmente la volta buona?
Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Ci sono cinque cantoni (Uri, Svitto, Sciaffusa, Nidvaldo e Giura) che non hanno mai avuto un loro esponente nell’esecutivo del Paese. Il Grigioni Italiano forse un giorno avrà una o un rappresentante in Consiglio federale. Ma questa persona dovrà meritarsi il seggio perché è all’altezza e non perché la Svizzera italiana ha un diritto speciale.
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