I motivi della candidatura di Livio Zanolari

0
5

Elezioni del Consiglio nazionale
A poco più di  due mesi dalle elezioni del Consiglio nazionale, Livio Zanolari espone gli obiettivi politici per cui s’impegnerà in favore del proprio Paese e del proprio Cantone.

 

I fatti parlano un linguaggio chiaro. Le nostre regioni si stanno indebolendo. Cala il volume del lavoro, specie nell’edilizia e nel turismo. Si indebolisce vistosamente il settore della forza idrica. Scendono gli introiti fiscali. La maggioranza dei comuni non dispone più degli stessi mezzi finanziari come qualche anno fa.

Per contro, i comuni risp. i cantoni sono costretti ad assumersi spesso nuovi oneri finanziari, decisi non da loro stessi, bensì a livello cantonale o federale.La responsabilità di questo indesiderato sviluppo va addossata alla nostra Classe politique e al sempre più ingombrante apparato amministrativo.

Tutto questo vale sia per la politica cantonale sia per quella federale. Nelle considerazioni che seguono mi limito tuttavia alla politica federale, poiché ad essa faccio riferimento nella campagna elettorale.

La burocrazia soffoca la libertà imprenditoriale
Va posto un limite all’espandersi dell’apparato amministrativo, che tende a rafforzarsi a scapito dei diritti popolari. Basti pensare che nelle due ultime legislature i costi dell’amministrazione federale sono letteralmente esplosi. Sono saliti del 24%, in un periodo costellato,fra l’altro, da varie crisi finanziarie e economiche.

In questi ultimi 7 anni l’amministrazione federale ha potuto allargarsi a piacimento, perché il nostro Parlamento gliel’ha consentito. La maggioranza di centro-sinistra delle due camere federali non ha posto limiti all’enorme crescita della macchina amministrativa. I costi per la Cancelleria federale sono lievitati addirittura del 48%.

La due camere del Parlamento, per colpa loro, hanno dunque sempre meno voce in capitolo. Nel nostro Paese comanda, di fatto, l’amministrazione. Si tratta di un’evoluzione alla quale, noi grigionesi in particolare, dobbiamo opporci con ogni mezzo. L’amministrazione federale è lontana dalle nostre specifiche esigenze, per esempio nei campi della pianificazione del territorio, dell’energia, della sicurezza, del sostegno alle imprese (turismo, gastronomia, settore alberghiero) ecc.

Il rafforzamento dell’amministrazione federale, con la sua voga di rendere tutto unitario, mina i valori fondamentali del Paese, come il federalismo, la democrazia diretta, lo spirito di coesione tra le regioni e ci spinge in modo strisciante verso l’Unione europea e quindi verso lo svilimento della nostra sovranità. Questo è comprovato dal fatto che l’amministrazione federale, soprattutto, si oppone all’attuazione per esempio dell’iniziativa sulla migrazione di massa. Si oppone quindi alla volontà espressa dal popolo il 9 febbraio del 2014.

Cambiamento necessario
L’amministrazione federale vuole regolamentare, centralizzare, riscuotere più tasse e imposte. Gonfia la burocrazia e vuole più mezzi finanziari e con questi più potere decisionale.

Quale candidato al Consiglio nazionale mi oppongo a questa tendenza.L’amministrazione deve invece tornare al suo ruolo primario, al servizio del Parlamento e del Consiglio federale e non viceversa. E il Parlamento deve difendere gli interessi del Paese e non solo quelli di chi risiede in prevalenza nelle città più o meno vicine alla Berna federale, vale a dire tra Ginevra e Zurigo oppure tra Basilea e il Canton Vallese (grazie al Lötschberg).

Quale cittadino grigionese esprimo la richiesta che il Parlamento federale prenda sul serio i problemi che assillano i nostri rami economici; il turismo, la gastronomia, l’edilizia, il settore energetico, il traffico (mobilità individuale), l’agricoltura, l’industria, senza dimenticare i crescenti problemi di sicurezza e traffico.

I nostri imprenditori non sono in grado in questo difficile momento economico e congiunturale di assumersi altri oneri finanziari e fiscali, come l’alleanza di centro sinistra delle due camere federali e l’amministrazione federale gradirebbero.

È invece necessario un cambio di rotta,proprio a livello di politica federale, per dare una boccata di ossigeno alla nostra economia di montagna e di frontiera.

L’economia ha bisogno di una spinta energica
Il turismo e il settore alberghiero sono alle prese da anni con la forza del franco svizzero e con un’agguerrita concorrenza estera. È indispensabile anche qui intervenire con misure concretea livello federale. Una di esse è facilmente attuabile; rendere flessibile il tasso dell’IVA per il settore alberghiero. Nell’attuale difficile fase, causata fra l’altro dagli effetti del franco forte, un abbassamento temporaneo dell’IVA darebbe una boccata di ossigeno al settore alberghiero, al mondo del lavoro e alle regioni. Altre misure devono favorire una maggiore flessibilità e creare meno burocrazia nell’ambito del lavoro, in quello occupazionale (con riferimento particolare all’apporto più che necessario dei frontalieri), nell’assistenza sanitaria e nelle assicurazioni sociali. Va poi intensificata la formazione di personale qualificato con lo scopo di aumentare le capacità gestionali, la qualità e l’innovazione.

L’edilizia, colpita al cuore dalla nefasta iniziativa contro le abitazioni secondarie, ha bisogno di un’attuazione realistica e pratica della stessa iniziativa. Gli impresari costruttori devono inoltre poter essere più flessibili e meno legati a vincoli amministrativi e burocratici.

Il settore dell’agricolturadeve rivestire anche in futuro un’importanza fondamentale per lo sviluppo economico e per l’esistenza delle popolazioni di montagna. L’agricoltore mantiene sano e vivo il territorio e contribuisce in modo determinante all’alimentazione della popolazione. Va inoltre tenuto conto del fatto che il settore agricolo, così come quello turistico, è legato in modo indissolubile al territorio e ha quindi bisogno di un’attenzione particolare da parte della politica. Al riguardo, non scordiamolo, non c’è praticamente stato al mondo che non protegga in un modo o nell’altro la propria agricoltura.

Per rafforzare leattività industriali vanno create buone premesse, abbattendo gli ostacoli della solita burocrazia. Va evitato di aumentare le tasse o le imposte o di introdurne delle nuove. Va pure evitato di concedere esenzioni fiscali inappropriate e inique, come è stato per esempio il caso del progetto fallimentare su tutta la linea della segheria di Ems. Il rafforzamento dell’economia grigionese è legato anche all’efficienza dei sistemi di comunicazione. Anche le regioni periferiche hanno bisogno della tecnica digitale moderna ed efficace. Grazie a strutture capillariper la comunicazione in rete possono essere mantenuti posti di lavoro nelle valli, e se ne possono creare dei nuovi.

Va poi rafforzata la formazione, soprattutto a livello tecnico-scientifico. In questi campi non siamo in grado nei Grigioni per esempio di formare un numero sufficiente di ingegneri. E questo è gravissimo. La ricerca e la formazione devono essere anche al servizio della nostra economia e in particolare delle nostre aziende. Se vogliamo rafforzare il Cantone dei Grigioni ci dobbiamo concentrare anche su progetti di ricerca nel campo delle scienze naturali e tecniche, dobbiamo riservare più attenzione al progetto MINT (Matematica, Informatica, Scienze naturali, Tecnica).

Nel campo dell’energia la forza idrica rappresenta la più preziosa energia rinnovabile. Purtroppo le attuali distorsioni del mercato e il conseguente forte calo dei prezzi dell’energia danneggiano in particolare l’industria idroelettrica. Nuovi investimenti in questo settore sono impensabili, a meno di forti sostegni finanziari pubblici. Se non possiamo realizzare nuovi investimenti perdiamo su tutta la linea e infine perdiamo posti di lavoro.Nella discussione sulla strategia energetica vanno create le condizioni per poter continuare a sfruttare la nostrarisorsa idrica, la fonte energetica di gran lunga più rispettosa dell’ambiente.

Sul fronte della mobilità individuale la popolazione di montagna deve poter ricorrere al traffico motorizzato, altrimenti tende ad abbandonare le valli per trasferirsi verso i centri. Va quindi evitato che Berna continui a intervalli regolari a fare insensate proposte di aumento delle tasse sulla benzina. Dalla Confederazione è invece lecito aspettarsi molto di più sul fronte del traffico di transito per Livigno. La Valle diPoschiavo è la grande vittimadell’ipersviluppo della zona franca di Livigno. Deve sopportare quasi da sola l’intensissimo traffico di transito che dalle zone più popolate della Lombardia conduce alla meta del turismo della benzina a basso prezzo.

Una delle premesse indispensabili per realizzare tutti questi intenti è il fattore sicurezza. Da quando è entrato in vigore l’accordo di Schengen con l’UE la situazione è purtroppo cambiata; in peggio.Il cosiddettoturismo della criminalità mette in apprensione le popolazioni che vivono lungo la A 13 e le valli meridionali. In queste regioni si assiste a una costante crescita della criminalità, dovuta in gran parte all’insufficiente sorveglianza delle dogane con la vicina Italia e con l’Austria. Non possiamo tollerare che la nostra popolazione debba vivere in continua apprensione. La sicurezza è uno dei diritti fondamentali sanciti dalla costituzione. Da quando il fenomeno si è manifestato l’UDC rivendica il presidio delle dogane 24 ore su 24 e nel caso fosse necessario, chiede l’intervento di unità dell’esercito.

Questi sono in sintesi gli obiettivi che mi pongo nell’impegno politico in favore del mio Paese e del mio Cantone.

Livio Zanolari, Candidato al Consiglio nazionale

[articolo a pagamento]