Lettera aperta di Bruno Ciapponi Landi *
Nella edizione di domenica del Suedostschweiz Remo Wiegand dà ampio spazio alla inesistente questione della proprietà della chiesa di San Romerio, pacificamente riconosciuta al Comune di Tirano dalla Diocesi di Coira, seguendo le personali convinzioni di un cittadino e svisando la realtà che vede Istituzioni e Comunità interessate riunire le forze per avviare insieme i necessari restauri.
Protagonismo, ostinazione uniti alla presunzione, sono un mix deleterio a tutte le latitudini e in ogni sede, in ambito religioso poi sono turbative colpevoli.
E’ il caso dell’insistenza con cui il poschiavino Adriano Zanoni, si avventura nella difesa di una sua personale interpretazione giuridica sulla proprietà della chiesa di San Romerio che, a suo dire, non sarebbe di proprietà del Comune di Tirano, ma della Diocesi di Coira, la quale, dal canto suo ha, peraltro, riconosciuto in ogni sede la proprietà del Comune italiano, alla quale la chiesa è pervenuta in forza di una bolla papale insieme al santuario e alla chiesa di Santa Perpetua. Sulla questione della proprietà del Comune di Tirano sulle tre chiese concordano le due Diocesi interessate (Como e Coira), che dispongono di propri uffici legali e possono ottenere tutte le consulenze che desiderassero. Di passaggio, vale la pena di considerare la facilità con cui esse potrebbero consultare le massime sedi giuridiche e legislative vaticane, al cui vertice siede un cardinale di madre valtellinese, legatissimo a Tirano e alla Valle di Poschiavo, che frequenta periodicamente. Il Sig. Adriano Zanoni, prendendo alla lettera una frase contenuta nel documento che sancisce il passaggio della Valle di Poschiavo dalla Diocesi di Como a quella di Coira, dove è detto che le chiese poschiavine passano, come è ovvio, a quest’ultima, deduce che anche San Romerio appartiene ora alla diocesi svizzera.
Che questa non condivida la sua tesi, che ha rivelato la sua infondatezza in sede di giudizio (allorquando lo Zanoni, in una col parroco di Brusio Giuseppe Paganini, in nome di una fondazione appositamente costituita, tentarono di impossessarsi della chiesa e dei beni annessi in sede di riordino del catasto) non gli fa sorgere il minimo dubbio. Ancor meno, si direbbe, che l’attuale vescovo di Coira e il suo predecessore abbiano riconosciuto la proprietà comunale. Quello che di certo compete al vescovo di Coira è la giurisdizione ecclesiastica e su ciò il Comune di Tirano non ha mai eccepito (né potrebbe eccepire). Ma altro è la giurisdizione, altro è la proprietà e su questo Comune e Diocesi hanno chiarito ogni aspetto con il rispettivo formale riconoscimento della proprietà dell’uno e della giurisdizione dell’altra. Sulla questione non c’è alcun dissidio, né ai vertici, né fra le popolazioni interessate.
Ha quindi stupito che domenica scorsa il quotidiano grigionese Suedostschweiz , abbia dedicato ben due pagine ad una questione inesistente, se non nelle fantasie dello Zanoni, alle cui argomentazioni ha riservato ampio spazio. L’articolo ha un titolo allarmante:” Die Kirche am Abgrund” rafforzato, per di più, dal sottotitolo. Sembrerebbe in corso una contesa italo-svizzera, non si sa fra chi e che proprio non esiste. Ancor più stupisce che l’autore, Remo Wiegand, un giornalista – teologo (o considerato tale), abbia deciso di affidarsi al pensiero partigiano e lontano dalla realtà dello Zanoni senza documentarsi presso la Diocesi di Coira dove lo avrebbero informato che non esiste alcuna contesa.
Evidentemente, nell’economia dell’iniziativa, ciò non interessava, come dimostra anche l’avere relegato in un paio di battute di chiusura le dichiarazioni del granconsigliere Dario Monigatti, brusiese, al quale va il merito di essersi adoperato sempre per evitare sciocche quanto inutili contese e sostenuto invece, non la fondazione costituita dallo Zanoni & c. per impossessarsi delle proprietà comunali dell’alpe San Romerio, ma quella in corso di istituzione per unire tutte le forze in campo, italiane e svizzere, per il restauro del monumento, posto sotto la protezione della Confederazione quando negli anni ’50, il benemerito parroco di allora don Sergio Giuliani, per nulla interessato alla questione della proprietà, ma molto alla conservazione della chiesa, capeggiò un comitato che realizzò interventi che la salvarono. Tornando all’articolo è proprio vero che tutto il mondo è paese e che la scarsa serietà non è esclusiva di un certo giornalismo italiano.
* da Assessore Anziano del Comune di Tirano e di membro della Commissione di vigilanza sul Santuario dal 2004 al 2014, si è occupato della questione, col sindaco, presso il Tribunale di Circolo di Brusio e la Diocesi di Coira.