Parla il capo del servizio informazioni delle guardie di confine
(di P. Pola)
All’indomani degli attentati di Parigi, anche in Svizzera è stato aumentato il livello di sicurezza, alimentando un clima di cautela che ha portato ad un incremento dei controlli in diversi luoghi dichiarati sensibili e quindi maggiormente sottoposti a possibili attacchi.
Come confermato settimana scorsa dalla portavoce di FFS, Roberta Trevisan, la presenza della polizia federale ferroviaria nelle stazioni e nei treni elvetici è stata intensificata. Come sottolineato dalla stessa Trevisan, non si tratta di una decisione dell’ex regia federale, ma di una direttiva arrivata direttamente da Berna.
Alla luce di questo provvedimento da parte delle autorità federali, IL BERNINA si è rivolto alla Polizia cantonale e al Corpo delle Guardie di Confine, per sentire se anche da noi sono stati presi specifici provvedimenti volti a proteggere la popolazione da eventuali situazioni di pericolo.
Dopo aver pubblicato ad inizio settimana l’intervista a Thomas Hobi, capo del servizio media della polizia girgioni, vi proponiamo ora le considerazioni di Martin Tschirren, capo del servizio informazioni del Corpo delle guardie di Confine.
All’indomani degli attentati di Parigi e al conseguente appello delle nostre autorità, è prevista un’estensione degli effettivi di personale specializzato, per quanto riguarda in special modo le zone di frontiera?
Per i prossimi due anni il Consiglio federale ha deciso un aumento dell’organico del personale nella misura di 48 nuove unità. La decisione finale, se concedere o meno il credito necessario, spetta comunque al Parlamento. È pertanto ancora tutto da dimostrare se quest’ultimo, nella nuova composizione, sarà disposto a venire incontro alle nostre richieste. Il nuovo personale verrebbe suddiviso in accordo con tutte le Regioni delle guardie di confine, tenendo conto delle varie necessità. In questo contesto è doveroso ribadire come il reclutamento e la relativa formazione base di nuovo personale richieda un arco temporale di 1.5 fino a 2 anni. Ciò significa che le nuove unità d’intervento non potrebbero comunque essere pronte prima dell’estate 2017.
Ci sono nuove disposizioni per prevenire delle eventuali infiltrazioni terroristiche sia su strada che ferrovia?
In corrispondenza con gli attentati dello scorso gennaio alla sede di Charlie Hebdo e al conseguente aumento della minaccia terroristica, il Centro dell’amministrazione federale delle dogane di archiviazione e analisi (FCA), in collaborazione con l’Ufficio federale di polizia, ha stilato un elenco dettagliato contenente dei particolari indicatori, destinato a tutti i collaboratori sul campo. La lista è stata inviata alle Regioni delle guardie di confine e viene regolarmente applicata in occasione di controlli stradali, ferroviari, così come negli aeroporti. Analizzando quanto capitato alcune settimane fa a Parigi, si può inoltre dedurre come il pericolo non sia strettamente collegato all’ondata migratoria a cui assistiamo in questi ultimi mesi. La quasi totalità degli autori appartiene infatti alla seconda generazione di stranieri residenti o, quantomeno, la radicalizzazione è avvenuta dopo lunghi periodi di soggiorno in Europa. Questo dato di fatto rende oltremodo difficoltosa la scoperta di estremisti potenzialmente pericolosi, così come il loro arresto prima della messa in atto di attentati. Il compito di scoprire e identificare queste cellule pericolose compete ai Servizi segreti, unitamente all’Ufficio federale di polizia. Nonostante tutte le forze messe in campo dalle autorità coinvolte, non è comunque possibile escludere completamente un attentato in Svizzera.
Esistono nel nostro Cantone degli obiettivi da considerarsi sensibili in previsione di eventuali attacchi?
Il foro economico di Davos (WEF) rappresenta indubbiamente una grossa sfida per le forze di sicurezza in campo. Responsabile per la messa in atto di tutto il concetto di prevenzione della prestigiosa kermesse internazionale è la polizia cantonale, la quale opera in stretta collaborazione con l’esercito e il Corpo delle guardie di confine.
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