È Guy Parmelin il nuovo Consigliere Federale

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Nulla da fare per il ticinese Norman Gobbi
(di P. Pola)
Eletto al terzo scrutinio, Guy Parmelin ha ottonuto 138 voti. Partito bene, con ben 50 preferenze, il rappresentate del Canton Ticino Norman Gobbi ha concluso con soli 11 voti, mentre il giovane zughese Thomas Aeschi, candidato ritenuto vicino a Christoph Blocher, ha ottenuto 88 voti.

 

I dadi sono dunque tratti. Dopo settimane di discussioni, congetture e strategie, di dichiarazioni e smentite di ogni genere, l’assemblea federale ha eletto Guy Parmelain al seggio lasciato vacante da Evelyne Widmer Schlumpf, dopo una mattinata intensa, trascorsa comunque in modo ordinario e senza colpi di scena dell’ultimo momento. Archiviata senza sussulti ed in modo quasi soporifero l’elezione per i prossimi quattro anni dei Consiglieri federali uscenti, la mattinata è entrata nel vivo in corrispondenza con le operazioni di voto per il nuovo ministro.

Che non tutti i parlamentari fossero entusiasti del ticket proposto dall’UDC lo si era ben intuito già all’indomani della proposta ufficializzata dai vertici democentristi, malcontento andato viepiù crescendo con l’approssimarsi dell’elezione, senza risparmiare neppure le granitiche strutture del partito guidato da Toni Brunner che, a sua volta, doveva adoperarsi per tenere a bada dei piccoli focolai d’insurrezione al proprio interno.

Per un vero e proprio golpe politico, stile 2007, mancavano comunque le premesse e quasi tutti i partiti avevano già più o meno ufficializzato il proprio impegno a non scostarsi dalle tre proposte ufficiali, in rispetto della concordanza, lasciando quindi poco spazio ad operazioni di disturbo organizzate. E così la gara finale si è disputata con i giocatori titolari annunciati, senza sorprese sulla formazione in campo. Neppure la notte dei lunghi coltelli è stata all’altezza della sua fama ed è servita semmai a consolidare la nomina di Guy Parmelin, ritenuta probabilmente la scelta meno radicale, motivo per cui ha potuto avvalersi di un sostegno omogeneo suddiviso fra tutti i partiti, grazie anche ad un palmarès politico di tutto rispetto.

Il candidato vodese non ha avuto problemi a sbaragliare la concorrenza, risultando da subito il più quotato. Il suo rivale più pericoloso, il giovane zughese Thomas Aeschi, promettente politico esperto di finanza, con un percorso formativo di assoluto valore, ha dovuto soccombere al suo marchio “blocheriano” fin troppo ostentato, troppo inviso ai moderati di destra e alla quasi totalità della sinistra. È probabile che sentiremo ancora parlare di lui.

Che dire invece della candidatura di Norman Gobbi? Partito con molte speranze dopo la nomina ufficiale nel ticket a tre, la sua stella non è mai riuscita a brillare più di tanto nel firmamento politico nazionale, anche se, qua e là, pareva ancora godere di incoraggianti simpatie. Neppure la deputazione ticinese ha voluto tributargli un sostegno ufficiale, fatto emblematico a poco meno di 24 ore dall’inizio dell’elezione. Gobbi paga soprattutto il fatto di appartenere ad un partito come la Lega dei Ticinesi, le cui posizioni nei confronti della Berna federale sono note a tutti. La sua candidatura era stata accolta in modo tiepido dal Canton Ticino e ancora più tiepido dall’intera Svizzera italiana. Probabilmente neppure l’UDC ha mai creduto veramente in lui.

La sua scelta nel ticket è stata puramente accademica, un’operazione di marketing ben congegnata, per dire al Ticino “l’UDC guarda anche al sud delle alpi”. La Svizzera italiana non può quindi recriminare più di tanto per l’ennesima esclusione dall’esecutivo federale. La candidatura di Gobbi non era sufficientemente seria e poneva troppe questioni di fondo. I suoi 50 voti iniziali stanno comunque a dimostrare che la Svizzera italiana può ambire ad un seggio in Governo e che l’occasione è forse solo rimandata.

Da ultimo un tributo alla Consigliera federale partente Evelyne Widmer Schlumpf. Entrata otto anni fa in governo dalla porta laterale, esce da statista. Nelle due legislature trascorse a Palazzo federale si è distinta per capacità, senso dello stato e caparbietà nel seguire anche i dossier più difficili. I Grigioni perdono una rappresentate che ha sempre dimostrato di avere un occhio di riguardo per il proprio Cantone e sensibilità per le periferie. L’assemblea federale le ha tributato il giusto onore.