Il lupo costa caro
Quelli che non hanno la minima idea da dove giungono gli alimenti che consumano ogni giorno per mantenersi in vita, stanno malauguratamente concentrandosi nell’intento di voler togliere la terra agli agricoltori. Un’assurdità che purtroppo le nostre autorità non hanno ancora recepito. E il contribuente paga le spese.
Seguono due prese di posizione da parte delle Alte Terre (Piemonte) e dal sindaco di Barcelonnette (tradotto dal francese).
Manifesto antilupo / voce dalle Alte Terre (Piemonte)
I pastori, allevatori, margari, contadini e gente comune della montagna piemontese, firmatari dell’appello No Parchi, no lupi! diffuso tra le valli nell’autunno 2015, dichiarano con forza quanto segue:
- il ritorno “naturale” dei lupi sulle Alpi è un racconto propagandistico. Un’analisi genetica accurata e soprattutto indipendente potrebbe facilmente dimostrare l’origine est-europea della gran parte della popolazione di lupi alpini.
I pochi lupi rimasti in Abruzzo negli anni settanta all’interno del Parco nazionale si sono diffusi sugli Appennini, ma non spiegano la comparsa improvvisa nei primi anni novanta di lupi sulle Alpi marittime tra Italia e Francia (quando la Liguria ne era ancora del tutto priva), dapprima solo all’interno o in prossimità dei due Parchi regionali delle Marittime e del Mercantour, né tantomeno analoghe presenze negli stessi anni nel Parco di Salbertrand in Valle Susa o, in tempi più recenti, l’arrivo “fortuito” di una coppia di lupi nel Parco della Lessinia (VR). Per anni la presenza fu negata e le predazioni attribuite a cani rinselvatichiti, fenomeno mai esistito sulle Alpi occidentali.
- lupi e pastorizia non possono coesistere nello stesso areale: i predatori vanno allontanati dalle zone di pascolo delle Alpi!
- i lupi compromettendo la pastorizia, favoriscono l’avanzare dei boschi e riducono la biodiversità dei pascoli alpini;
- i lupi non più abituati ad essere cacciati dall’uomo diventano col tempo una minaccia reale alla vita umana (e non solo per i pochi montanari ma anche per i numerosi escursionisti);
- l’uccisione, ora illegale, di lupi non è bracconaggio, ma legittima difesa della persona e degli animali. Occorre riconoscere il diritto naturale dell’allevatore alla difesa armata del proprio bestiame all’interno dei propri pascoli!
- la colonizzazione dei lupi sull’intero arco alpino, auspicata e pianificata dal recente Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, redatto dall’Unione Zoologica Italiana per il Ministero dell’Ambiente, è un progetto folle e delirante per chi in montagna lo subisce, ma che nasconde interessi concreti di soldi e finanziamenti per chi lo propone;
- i “Parchi naturali” sono lo strumento amministrativo con il quale tali politiche falsamente ambientaliste vengono imposte alle comunità locali: vanno semplicemente aboliti, risparmiando risorse che potrebbero impiegarsi in modo ben più proficuo per la tutela dell’ecosistema e del paesaggio alpino, da secoli incentrate sull’opera dell’uomo contadino;
- la responsabilità ultima della colonizzazione dei grandi predatori sulle Alpi ricade sulle politiche europee. L’unica soluzione efficace per risolvere a lungo termine il conflitto tra predatori e gente di montagna è mettere in discussione la Direttiva Habitat e uscire dalla Convenzione di Berna: in effetti, la vera specie che rischia ormai l’estinzione sulle Alpi non è certo il lupo, ma l’essere umano, in particolare il contadino e la sua famiglia!
Voce del sindaco di Barcelonnette / Traduzione dal francese
Nella mia valle di Barcelonnette, nelle Alpi meridionali, la presenza dei lupi dilaga da oltre 20 anni. Egli produce degli enormi danni fra i greggi di ovini e quindi l’attività tradizionale della pastorizia e minacciata dalla scomparsa.
Non solo gli agricoltori colpiti da questi disagi sono tenuti a reagire. Tutta la popolazione della valle deve manifestare e far capire ai poteri politici, ai responsabili politici, alla popolazione delle città, che questa situazione è totalmente ingiusta e pericolosa per l’avvenire nelle Alpi.
Infatti ognuno di voi deve far conoscere e spiegare i motivi, che:
- la natura “selvaggia” (detta incolta) è sparita già da millenni dalle nostre Alpi. Questo tipo di natura è un’utopia nell’attuale Europa.
- in montagna, l’agricoltore, i contadini sono degli attori indispensabili per mantenere la ricchezza della biodiversità “(come prova: il primo inventario europeo della Biodiversità si spiega per le Alpi marittime e per il parco Mercantour, dove i pastori erano presenti già da l’epoca neolitica !).
- questa biodiversità è un oggetto culturale, costruito collettivamente nella natura con le azioni umane.
- i paesaggi nelle nostre Alpi sono il risultato del duro lavoro umano nel corso dei millenni. Va quindi incoraggiata la pastorizia legittimando il suo statuto di attore maggiore nello sviluppo duraturo delle nostre montagne.
- se le Alpi sono un “terreno di svago” per tutti i cittadini d’Europa, se abbiamo una frequenza turistica importante, questo è dovuto ai paesaggi foggiati dall’uomo, che hanno dato alla montagna un viso umano. Una montagna classificata “selvaggia” sarebbe infinitamente meno attraente.
- l’uomo della montagna appartiene alla natura, egli la rispetta come ha imparato dai propri antenati. Autorizzando la presenza dei grandi predatori si rischia di esiliare l’uomo. Se questo dovesse capitare, la natura e la biodiversità si degraderanno producendo una perdita inestimabile.
- i grandi predatori creerebbero uno squilibrio, mentre altri affermano che sono indispensabili. Questi vorrebbero vedere la sparizione dell’uomo dalla montagna a favore di una natura utopica.
In sintesi, si deve riconoscere il ruolo fondamentale dell’agro-pastorizia nell’equilibrio socio-economico delle nostre vallate, ricordando in continuità la sua dimensione patrimoniale e il suo ruolo fondamentale nel preservare la biodiversità sui nostri territori.
A Barcelonette, nelle nostre vallate, con pochi mezzi, rievocando questi argomenti, abbiamo potuto rendere più sensibile la stampa locale, la stampa nazionale e numerosi mass media.
Il nostro obiettivo è infatti di convincere l’opinione pubblica in generale, il pubblico di città, che non si può lasciare questi grandi predatori a “demolire” le nostre montagne, ben sapendo che oltre alla gestione il tutto costa caro (Il lupo costa più di 20 milioni di Euro annui alla Francia)
Abbiamo lavorato fianco a fianco con la pastorizia e le associazioni agricole. I giornalisti sono rimasti sorpresi, che persone estranee al mondo contadino si prendano cura di questi argomenti.
Noi abbiamo spiegato che la nostra azione rappresenta semplicemente una volontà di giustizia, ma anche di preservazione della qualità del paesaggio montano, il nostro primo patrimonio.
Facciamo coraggio a tutti gli abitanti della montagna! Dobbiamo perseverare per contrastare le menzogne che sono state sparse fra la popolazione delle città, da parte di settari, ideologi e senza nessun connesso con le realtà della montagna.
Noi peroriamo tutti per una giusta causa, quella di lavoratori della terra e degli abitanti della montagna!
Atsenzagp