Pesa l’incertezza economico-politica dell’Italia
(di M. Travaglia)
Continua a far discutere il nuovo accordo bilaterale Italia-Svizzera che andrà a penalizzare sia i lavoratori frontalieri sia i Comuni nei quali risiedono.
Sono stati quantificati in circa 3.000 euro all’anno i tagli che il nuovo accordo tra gli Stati confinanti rischia di produrre ai danni dei lavoratori frontalieri che, dall’Italia si recano a lavorare in Valposchiavo.
L’ultima richiesta, in fase di discussione, da parte di Roma, infatti, esige che i lavoratori transfrontalieri versino dei contribuiti anche al Servizio sanitario nazionale, equiparandoli, di conseguenza, a degli evasori fiscali, senza considerare che gia’ pagano le tasse attraverso i ristorni. E proprio questi ultimi, come denunciato dai politici lombardi, e in particolare dalla Lega Nord, sono a rischio annullamento.
Allo stato attuale è in vigore l’accordo bilaterale Italia-Svizzera del 1974. Tale accordo prevede che circa il 40 per cento del gettito fiscale generato dai lavoratori frontalieri venga versato ai Comuni italiani di frontiera attraverso i cosiddetti ristorni. E’ per questo motivo, viene sottolineato a più riprese da Regione Lombardia, che i frontalieri non sono degli evasori anche se vengono considerati come tali dallo Stato italiano.
Nel frattempo la Lega Nord ha ribadito la priorità della tutela dei frontalieri attraverso il coinvolgimento attivo dei deputati Giancarlo Giorgetti, Nicola Molteni, Paolo Grimoldi e Umberto Bossi e con i senatori Jonny Crosio e Stefano Candiani. In provincia di Sondrio la campagna di sensibilizzazione ha vissuto il suo momento clou nella giornata di sabato 20 febbraio con all’allestimento di gazebo a Chiavenna e a Tirano e con la mobilitazione nelle aree di confine.
Il futuro fosco intravisto dai lavoratori frontalieri italiani, intanto, sta spingendo alcuni di essi a trasfersi a vivere oltre confine. In Valposchiavo, infatti, le richiesta di permessi “B” di dimora, dal 2014 al 2015 è aumentata di 30 unità, passando da 137 a 167.
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