Lagalb: “Non abbiamo mai chiuso i conti in perdita”

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Intervista a Pietro Cathieni, per 11 anni comproprietario e gestore degli impianti
(di P. Pola)
All’imprenditore di Campocologno, oggi in pensione, abbiamo chiesto le sue impressioni in merito alla prospettata chiusura della stazione sciistica di Lagalb e di raccontarci dei suoi ricordi legati ad un’epoca in cui il comprensorio, molto caro agli sportivi indigeni, godeva di grande popolarità.

 

Salvo miracoli dell’ultima ora, fra pochi giorni, dopo oltre mezzo secolo d’attività, la funivia di Lagalb cesserà definitivamente di trasportare sciatori e appassionati della montagna ai 2’959 metri della stazione a monte. Inaugurata nel lontano 1963, la stazione sciistica è legata indissolubilmente alla storia dello sci di casa nostra, avendo rappresentato in tutti questi anni un punto di riferimento per generazioni di appassionati valposchiavini di questo sport.

Molto si è detto e scritto in questi ultimi mesi riguardo il passato e il futuro dell’area sciistica situata alle pendici del Passo del Bernina; fra le altre cose si è spesso sentito dire che, nei suoi 53 anni d’attività, Lagalb è sempre stata deficitaria. Un’apparente anomalia, che ha indotto IL BERNINA a sentire la voce di chi, per oltre un decennio, ha avuto in proprietà gli impianti, fungendo nel contempo anche da gestore.

Pietro Cathieni, imprenditore di Campocologno, nel 1977 ha acquistato Lagalb, assieme ad un socio engadinese, prelevandola da una massa fallimentare. La società da loro fondata ha quindi gestito gli impianti di risalita fino al 1988, anno in cui il comprensorio sciistico è stato rivenduto alla Diavolezza che, a quei tempi, era ancora una società per conto proprio.

A Pietro Cathieni abbiamo rivolto alcune domande per capire com’era la situazione in quegli anni e per cogliere le impressioni di chi lassù ha comunque dedicato una parte della propria vita.

Pietro Cathieni, fra pochi giorni calerà per sempre il sipario sulla stazione sciistica di Lagalb. Che effetto le fa e che ricordi ha di quando era lei a gestire gli impianti?
Premesso il fatto che stiamo ormai parlando di un’altra epoca, non ho dubbi nell’affermare d’aver trascorso anni molto intensi a Lagalb, in cui non sono certo mancate le soddisfazioni. Allora s’iniziava la stagione già a fine novembre e la stessa si protraeva regolarmente fino ad inizio maggio. C’erano mesi come il febbraio, ma talvolta anche il marzo, in cui per 20-25 giorni eravamo obbligati a “numerare” per poter portare a monte tutti gli sciatori. Allora i cannoni da neve non erano ancora così diffusi o non esistevano addirittura, motivo per cui, andando verso la primavera, la gente preferiva le nostre piste a quelle di St.Moritz o altrove, perché la qualità della neve si manteneva intatta più a lungo. In questi periodi, durante le giornate di bel tempo, risultava talvolta essere un’impresa anche solo trovare un posto per parcheggiare la macchina.

Di sciatori ne venivano veramente tanti a Lagalb, anche solo per godersi il sole fino a tardo pomeriggio. In quegli anni erano state organizzate addirittura della gare di Coppa del Mondo di sci e ricordo anche dei Campionati Svizzeri. Oltre al periodo invernale tenevamo aperto, per circa tre mesi, anche durante la bella stagione. Ricordo che, due volta la settimana, si organizzava un evento chiamato “Sonnenaufgang”, il sorgere del sole. All’alba portavamo i turisti in cima a Lagalb per ammirare l’aurora, poi tutti a colazione presso il ristorante a monte. È chiaro che l’esercizio estivo non era redditizio, aiutava però a far conoscere Lagalb e, possibilmente, far tornare i clienti anche d’inverno per sciare. Nel contempo, ciò ci permetteva pure di tenere una decina di collaboratori con posto annuale, molti dei quali residenti in Valposchiavo.

In questi ultimi mesi si è spesso sentito dire che l’esercizio della Lagalb è sempre stato deficitario, già a partire dai suoi primi anni di vita. Come risponde a questa affermazione?
Non è assolutamente vero. Almeno per quanto riguarda gli 11 anni che ho personalmente gestito gli impianti, non abbiamo mai chiuso i conti in perdita. A conferma di questo dato di fatto basta dire che abbiamo sempre elargito un dividendo dell’8% a tutti gli azionisti, cosa che non avremmo mai potuto permetterci di fare se avessimo effettivamente lavorato in perdita. La vendita degli impianti, avvenuta nel 1988 alla Diavolezza, non era stata decisa in conseguenza ad un peggioramento dell’andamento degli affari, ma unicamente perché, a medio termine, si prospettavano investimenti per circa 12 milioni di franchi, in gran parte finalizzati alla sostituzione della funivia e al rinnovo degli impianti, investimenti quest’ultimi che abbiamo preferito non affrontare. In quel periodo cominciava poi anche a profilarsi la discussione in merito all’acquisto o meno d’impianti d’innevamento e, proprio in quest’ambito, io e il mio socio avevamo due differenti visioni, diametralmente all’opposto. Per tutta una serie di motivi Lagalb è quindi stata rivenduta ad un prezzo di mercato e non certo svenduta perché non redditizia.

Vedrebbe ancora un futuro per la stazione sciistica di Lagalb?
No, a meno che non si riesca a trovare qualcosa di veramente innovativo, ma non saprei neanch’io cosa. Ormai i tempi sono cambiati e così anche le esigenze degli sciatori. Oggigiorno, chi scia vuole percorrere chilometri di piste senza mai dover staccare gli sci dagli scarponi, cosa che a Lagalb non è purtroppo possibile fare, perché è solo quella montagna e, altre possibilità per poter eventualmente ampliare il comprensorio con l’aggiunta di ulteriori impianti, non ce ne sono. Oltre a ciò, va detto che lo sci è diventato uno sport caro, che molti non possono più permettersi di praticare; e questo è un altro motivo per cui si vede sempre meno gente sulle piste. Insomma, chi paga pretende anche un servizio ampio e variegato e questo, Lagalb, non può purtroppo offrirlo.