A Landquart un simposio internazionale sull’orso, organizzato da Pro Natura e WWF Svizzera
(di P. Pola)
A partire dal 2005 almeno 11 esemplari d’orso hanno raggiunto la Svizzera. Se alcuni tra questi hanno suscitato scalpore e paura, altri sono invece passati quasi inosservati.
Ciò che pare comunque assodato è che ulteriori esemplari valicheranno i confini svizzeri. Ma com’è possibile rendere socialmente sostenibile il ritorno dell’orso nei nostri territori? Del tema si sono occupati esperti internazionali e locali, così come ambientalisti, nell’ambito di un simposio dedicato all’orso, avvenuto venerdì 29 aprile 2016 a Landquart e organizzato congiuntamente da Pro Natura e WWF Svizzera.
Nel 2005, la notizia dell’arrivo di un orso in Svizzera, dopo la sua definitiva scomparsa avvenuta oltre 100 anni fa, è stata accolta con simpatia e curiosità sia da parte della popolazione che dalla stampa, tanto che, al nuovo ospite, era stato conferito l’appellativo di “Lumpaz”, monello. Nel 2013 l’atteggiamento nei confronti dell’animale era già radicalmente mutato, dal momento in cui M13, l’orso che aveva preso dimora stabile in Valposchiavo, dimostrava di temere sempre meno l’approccio con l’essere umano. Come ben evidenzia questa scala di gradimento, in poco meno di un decennio le reazioni nei confronti del predatore si sono spinte fino all’estremo opposto.
Il simposio internazionale sul ritorno dell’orso in Svizzera, come evidenzia il comunicato stampa di Pro Natura e WWF, aveva come obiettivo di facilitare una discussione oggettiva in merito alle soluzioni già collaudate riguardo la gestione del predatore, in modo da promuovere e favorire un atteggiamento pragmatico nei confronti dell’animale. Al simposio hanno partecipato esperti quali per esempio Claudio Groff, del Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento, regione in cui vivono già una cinquantina di plantigradi, il quale, forte di un’esperienza pluriennale maturata a contatto con gli animali, ha affermato che gli orsi e gli esseri umani possono convivere nelle Alpi. Determinante affinché ciò possa realmente avvenire in completa armonia, è la diffusione di informazioni capaci di trovare soluzioni ai conflitti, così come la disponibilità ad accettare qualche costo, come pure delle scomodità.
Per Georg Brosi, capo dell’Ufficio per la caccia e la pesca dei Grgioni, anch’egli intervenuto ai lavori, solo esemplari timidi e discreti hanno reali possibilità di sopravvivenza. Sempre secondo Brosi, in base alle esperienze finora cumulate nel nostro Cantone, gli orsi problematici avranno sempre un’esistenza difficile. Non ci sono pertanto dubbi sul fatto che, l’accettazione dell’orso da parte della popolazione risulta essere un elemento di vitale importanza per un ritorno che possa essere considerato in ogni caso privo di conflitti.
Il simposio ha pure messo in evidenza come il ritorno del grande predatore non può prescindere da adattamenti sociali assolutamente necessari, come per esempio la protezione delle greggi e delle arnie, una gestione coerente dei rifiuti e la tenuta a distanza degli animali dagli insediamenti. Se questi adattamenti sono realmente in grado di condurre ai risultati auspicati non dipende tanto dall’orso, dalla sua biologia o dai fabbisogni all’interno del proprio ambiente naturale, ma piuttosto dalla volontà dell’uomo nel volerlo veramente accettare.
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