Quali le origini vitivinicole del Brusiese?

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In Casa Besta nuovi spazi espositivi riservati al Museo del vino
(di P. Pola)
Il Museo Casa Besta ha rinnovato i suoi spazi espositivi riservati alla coltivazione della vite e del vino. Venerdì 20 maggio 2016, in coda all’assemblea della Società Storica Valposchiavo, è stata ufficialmente aperta al pubblico la mostra permanente situata nelle cantine di Casa Besta, al cospetto di numerosi interessati accorsi per l’inaugurazione.

 

Introdotta da Arianna Nussio, responsabile del progetto per la Commissione Casa Besta, nonché motore e coordinatrice di tutta l’organizzazione dello stesso, la serata dedicata alla nuova mostra permanente sulla vite e il vino, intitolata “Vite di Valtellina – Vino di Brusio”, è iniziata con un preludio da parte dello storico Daniele Papacella, il quale ha voluto, prima di tutto, esporre i motivi che hanno condotto ad avviare questa ricerca, incentrata sulla coltivazione e produzione vitivinicola nel Brusiese.

Arianna Nussio

 

I presupposti che stanno alla base dello studio vanno ricercati nell’anomalia rappresentata da questa terra di confine, conosciuta per antonomasia come luogo di grandi produttori di vino, nonostante la pressoché totale assenza di vigneti sul proprio territorio. Come afferma lo stesso Papacella, nella propria nota introduttiva: “Una tal concentrazione di produttori, che hanno le loro cantine qui, così lontani dalle vigne, rappresenta in fondo qualcosa di non logico, che mi ha stuzzicato a portarmi alle radici di questa stranezza.”

Con l’aiuto della ricercatrice Sara Roncaglia si è così andati alla fonte di questa anomalia, sentendo direttamente i produttori che, in tre distinti filmati, suddivisi sulle tematiche, “le Famiglie, la Vigna, le Trasformazioni”, hanno svelato i segreti del loro commercio, cercando anche di spiegare da dove tutto ebbe inizio.

Tre filmati avvincenti, ben strutturati e ricchi d’informazioni, che parlano: il primo della passione per la coltivazione della vite, tramandata di generazione in generazione all’interno delle medesime famiglie, il secondo dell’intenso lavoro caratterizzato da fatica, esperienza e preziose conoscenze pratiche, su cui affidare la qualità dei propri prodotti e, il terzo, delle grandi sfide che bisogna affrontare oggigiorno per poter ancora affermarsi all’interno di un mercato completamente mutato, invaso da ogni sorta di vini provenienti da tutto il mondo.

I filmati sono ora parte integrante del nuovo allestimento presso il museo del vino, ridisegnato negli spazi e ridefinito nei contenuti dall’architetto milanese, di fama internazionale, Fulvia Premoli, coadiuvata per l’occasione dallo stesso Daniele Papacella.

Da sin.: la ricercatrice Sara Roncaglia, lo storico Daniele Papacella e l’architetto Fulvia Premoli

 

Casa Besta e il Museo del vino sono un binomio divenuto ormai inscindibile. Un accostamento che si é cementificato sin dalla trasformazione di questo storico edificio in museo, all’interno del quale non poteva mancare una delle componenti fondamentali della tradizione di Brusio e della bassa valle: la coltivazione della vite e del vino.

Questi spazi espositivi raccontano la storia di un connubio avvincente tra uomo e terra, dove fatica e lavoro trovano la loro convergenza nella coltivazione degli aspri pendii da cui far nascere i preziosi grappoli da trasformare in vino. E in questo contesto gioca un ruolo fondamentale la componente storica caratterizzata dalla proprietà dei vigneti in territorio valtellinese, retaggio di un passato che ancora oggi accomuna le due terre al di qua e al di la del confine, legate dalla stessa cultura, dalle stesse tradizioni e dalla stessa storia.

La vite e il vino, dunque, quale punto d’incontro di un unico popolo suddiviso tra due nazioni, una storia da raccontare attraverso immagini, oggetti e filmati, per accattivare l’interesse del visitatore e renderlo partecipe di questa particolare realtà transfrontaliera. Il tutto attraverso un percorso rinnovato, in cui il concetto del tempo che scorre si evidenzia attraverso un misto ideale fra antico e multimedialità e dove l’originale alternarsi di luci ed ombre rende la scena ancora più vera.

Un allestimento ben riuscito, che saprà sicuramente catturare l’attenzione dei visitatori e che rappresenta per il Comune Brusio un sicuro arricchimento all’interno di un contesto che trae spunto da  una componente fondamentale della propria storia.

Guarda la galleria fotografica

Museo del vino

Infine, ancora una nota riguardante la Società Storica Valposchiavo, che quest’anno festeggia i vent’anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1996. “Un grande obiettivo raggiunto”, commenta il suo presidente Daniele Papacella durante l’assemblea. Con le sue interessanti documentazioni, la Società storica ha contribuito ad arricchire la scena socioculturale della nostra valle, avvicinandoci tutti ai trascorsi e alle vicissitudini umane che hanno contraddistinto questa valle nel corso dei secoli.

Se ora possiamo dire di conoscere meglio le nostre origini e le nostre tradizioni è grazie all’immenso lavoro di ricerca promosso da tutti coloro che mettono a disposizione il loro tempo all’interno di questa importante istituzione, senza la quale saremmo tutti più poveri. Tanti auguri e grazie ancora, Società Storica.