Kollegger: “Un futuro a tinte fosche per il settore idroelettrico”

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Intervista ad Andy Kollegger, esperto del settore energetico e già collaboratore di Repower
Dopo l’aumento di capitale e il relativo nuovo assetto azionario, che ha ridefinito le maggioranze all’interno di Repower, il colosso energetico grigionese si appresta ad affrontare una nuova era in cui il Cantone non sarà più azionista di maggioranza.

 

Quali potrebbero essere gli scenari derivanti da questa nuova situazione? IL BERNINA lo ha chiesto a Andy Kollegger, specialista del settore energetico e già collaboratore di Repower, personaggio noto nel settore per il suo scetticismo in merito al futuro dell’idroelettrico.

Andy Kollegger è cresciuto a St.Moritz, ha studiato elettrotecnica al “Technikum” di Winterthur ed in seguito giurisprudenza all’Università di Zurigo. Il quarantottenne, che oggi vive e lavora a Coira, è stato gerente di Arosa Energie ed ha collaborato per molti anni con Radio Grischa. Per quattro anni è stato anche alle dipendenze della stessa Repower quale responsabile per lo sviluppo di energie rinnovabili, come pure di progetti nel settore dell’idroelettrico. Kollegger è deputato in Gran Consiglio e titolare di una ditta che opera nel settore energetico.

Andy Kollegger, dopo l’aumento di capitale, com’è cambiato l’assetto proprietario della società?
L’aumento di capitale ha provocato dei cambiamenti sostanziali per quanto riguarda i rapporti di maggioranza, nell’ambito dei quali, il Cantone, da azionista di maggioranza è passato ad azionista di minoranza.

Che conseguenze ci sarebbero state per Repower e, più in generale, per la Valposchiavo, qualora non si fossero trovati dei nuovi partner per un aumento di capitale?
Senza l’aumento di capitale, a corto o medio termine, l’azienda avrebbe prosciugato la propria liquidità e la conseguenza sarebbe stata il fallimento. Le ripercussioni per la Valposchiavo ritengo siano facilmente immaginabili.

Se i nuovi soci maggioritari vorranno prendere decisioni penalizzanti per la nostra valle, come potrà opporsi il Cantone?
Parto dal presupposto che il Cantone non avrà nessun diritto di veto. Tutto ciò che i nuovi azionisti di maggioranza faranno a favore della Valposchiavo sarà per pura benevolenza, non certo per obblighi verso nessuno.

Secondo lei, ha agito correttamente il Cantone rinunciando alla maggioranza di Repower?
Chi paga comanda. Il Cantone avrebbe potuto salvaguardare la maggioranza solo iniettando capitale fresco nella società, vale a dire denaro pubblico. Personalmente ritengo quindi che, nel caso specifico, non potevano esserci altre possibilità, se non quella di perdere la maggioranza in Repower. Che il Cantone avesse deciso di mettere soldi freschi nella società lo ritengo assai improbabile, oltre che politicamente insostenibile.

Quali sono le reali possibilità di sopravvivenza economica delle nostre centrali idroelettriche o, altrimenti detto, come giudica le nuove strategie di Repower?
Come probabilmente già sapete, per ciò che concerne l’energia idroelettrica, pronostico un futuro a tinte fosche. Le compagnie energetiche dovranno completamente reinventarsi. In pratica, da classici fornitori d’energia, esse dovranno trasformarsi in erogatori di servizi. Se i privati stessi si tramuteranno un giorno in produttori d’energia, alle aziende come Repower non resterà che adeguarsi, assumendo al loro posto la costruzione degli impianti, la loro messa in funzione e la relativa manutenzione. Ad un certo punto si porrà pure la questione su come i privati intenderanno agire sul mercato con l’energia in esubero. Anche in quest’ambito le aziende potranno offrire i loro servizi e, com’è consuetudine, chi arriverà primo si assicurerà buone fette di mercato, mentre gli altri staranno a guardare. Ciò di cui a medio termine non avremo invece più di bisogno saranno i classici fornitori d’energia, come li abbiamo conosciuti finora.

Nel frattempo Repower ha nominato un nuovo Presidente del CdA, nella persona dell’ex CEO di Raiffeisen Pierin Vinzens. Come valuta questa mossa?
Considerando la drammaticità della situazione, l’avvicendamento ai vertici del CdA era più che mai incombente. Il fatto che il nuovo presidente non provenga dal settore dell’energia non dovrebbe essere uno svantaggio, sempre che, il nuovo arrivato, sia disposto a prendere anche decisioni scomode a tutti i livelli, così come ad imporle. Spero che la nuova strategia sia stata elaborata in collaborazione con il nuovo presidente, altrimenti si troverà le mani legate già prima di partire.


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