Il terremoto nell’Italia centrale ci offre alcuni spunti di riflessione: Cosa sono i terremoti? Come siamo messi in Svizzera? (1/3)

0
7

Prima parte (di R. Weitnauer)
Nota per il lettore: quanto qui illustrato è da intendersi in termini semplificati e non va preso pertanto con i crismi del rigore scientifico. Lo scritto intende semplicemente offrire a un pubblico generico una panoramica sul fenomeno dei terremoti, sulla loro pericolosità nel corso del tempo e sulle condizioni sismologiche che riguardano la Svizzera e, tangenzialmente, i Grigioni e la Valposchiavo.

 

INDICE DEL CONTENUTO

PRIMA PARTE

  • Il terremoto nell’Italia centrale
  • I terremoti sono sottovalutati in Svizzera
  • Il Servizio sismico svizzero
  • Tanti sismi piccoli e pochi ingenti nel territorio svizzero

SECONDA PARTE

  •  La genesi dei terremoti
  •  Il potenziale distruttivo dei sismi

TERZA PARTE

  • Valutazione del rischio sismico in Svizzera
  • Magnitudo
  • Considerazioni finali

 

Il terremoto nell’Italia centrale

Il recente terremoto che ha colpito Lazio, Umbria e Marche è stato trattato dai media mondiali in lungo e in largo. In particolare, sono emersi tre fattori pregnanti, già messi in rilievo in occasione di simili disastri naturali verificatisi in passato: la sismicità della Penisola, i mancati interventi preventivi, la grande generosità ed efficienza del personale di soccorso.
Dagli altri paesi europei il drammatico evento è stato osservato con una certa incredulità in relazione al secondo punto, ovvero alla fragilità delle costruzioni, miseramente sgretolatesi per un movimento tellurico senz’altro ingente, ma che in Giappone non avrebbe causato più che fessurazioni. Solo in misura relativa vale qui l’obiezione secondo cui le costruzioni dei comuni italiani colpiti, diversamente da quelle giapponesi, fossero in buona parte di origine storica.

Fig. 1 – Fonte: LaStampa.it – Ritaglio da documento
Edificio giapponese poggiato su ammortizzatori. Un esempio di soluzione antisismica applicata a edifici moderni in zone di massimo rischio.

 

La catastrofe del 24 agosto appare ancor più assurda se si considera che l’Italia annovera ingegneri sismici di spicco, imprese che realizzano manufatti eccezionali in tutto il mondo, mappe di pericolosità sismica particolarmente sofisticate e sismologi di primo piano a livello internazionale (la triste esperienza insegna a tecnici e scienziati, ma non ai politici). È d’altronde storia nota che nell’ambito della prevenzione antisismica l’Italia è affetta da gravi patologie della burocrazia, dell’applicazione delle normative e, soprattutto, dei sistemi di controllo sugli abusi edilizi.
A Norcia, sita a pochi km dall’epicentro del sisma maggiore e colpita da due successive scosse forti, la messa in sicurezza ha egregiamente funzionato. L’attenta sorveglianza dei lavori di adeguamento strutturale è stata ripagata in termini di vite umane risparmiate e di una moltitudine di danni gravi scongiurati. Il bilancio lì torna sia in senso economico, sia in senso etico.
La Penisola è sede di un connubio conflittuale tra l’antichità della cultura abitativa che vi si è sviluppata nei secoli e la gioventù della sua minacciosa struttura geologica. Ne deriva un problema antropico serio: oltre il 40% della popolazione italiana si trova ad abitare in territori ad elevato pericolo sismico, senza però averne piena coscienza (inchiesta dell’INGV italiano). Discorso analogo può condursi per i dissesti idrogeologici.


Fig. 2 – Fonte: Intermedia
Amatrice dopo il sisma

 

I terremoti sono sottovalutati in Svizzera

Com’è messa la Svizzera in termini di rischiosità sismica? E i Grigioni? Diciamolo subito: meglio, ma non è il caso di sentirsi troppo al sicuro. Non sul fronte dei possibili umori di Madre Natura. E nemmeno su quello della prevenzione strutturale o della consapevolezza del pericolo.
Il Paese non rientra nelle regioni planetarie maggiormente instabili dal punto di vista tellurico, poiché denota una sismicità storica nella media europea, con terremoti forti che non superano magnitudo 7. Nondimeno, il rischio sismico si direbbe ampiamente sottovalutato. Data la geologia della Svizzera, la circostanza che per alcuni secoli il territorio non sia stato colpito da scosse violente potrebbe ingannare.

In Svizzera il terremoto rappresenta la catastrofe naturale più rilevante che si possa ragionevolmente paventare. Insomma, coniugando il numero di morti atteso e la probabilità dell’evento, un ingente terremoto svizzero rappresenta il killer numero uno per la popolazione; prima di valanghe, inondazioni o epidemie. Oltre agli esperti del settore, lo sottolineano anche le assicurazioni.
Il sistema di copertura finanziaria svizzero contro gli eventi naturali è eccellente, tuttavia la polizza contro i terremoti non è ancora obbligatoria per gli stabili. Il problema, come si può intuire, verte anche sulle colossali disponibilità finanziarie da garantire in caso di risarcimento. Qualche esempio di queste cifre in casi estremi verrà fornito più oltre. Coperture di tale entità possono ottenersi solo attraverso fondi messi a disposizione da più assicurazioni cooperanti.
Al momento esiste un pool svizzero autocostituitosi di 17 società assicurative cantonali, ma la copertura prevista in caso di sisma arriva solo a 2 miliardi di franchi, pochissimo rispetto alle necessità. L’obbligatorietà di un’assicurazione privata contro i sismi è un tema controverso tra i cantoni. È stata comunque presentata una mozione al riguardo, ma il Parlamento federale ancora non l’ha affrontata.

L’Ufficio federale dell’ambiente affermava nel 2012 che il 90% delle abitazioni svizzere non soddisfa l’attuale normativa antisismica (standard SIA 260-7). Ciò perché il 95% degli edifici è privato e, quindi, non sotto la supervisione federale. In aggiunta, le ultime normative sono state introdotte solo nel 1989 per le nuove case, quindi è verosimile che le abitazioni precedenti non le rispettino e non siano state successivamente strutturalmente adeguate. Infine, solo alcuni cantoni si prodigano attivamente per la loro applicazione. Va però osservato che sono i comuni a rilasciare i permessi di costruzione. In ultima analisi, spetta perciò a loro il compito di considerare e verificare la protezione antisismica per gli edifici nuovi e per quelli ristrutturati.
Norme antisismiche di più rigorosa applicazione sono previste dal 2004 per il Vallese, particolarmente esposto al rischio tellurico. Negli ultimi 20 anni la questione sismica è stata meglio affrontata in campo edilizio svizzero, ma la strada per la sicurezza è ancora molto lunga. Il consolidamento antisismico pesa poco in senso economico all’atto della costruzione ex novo. Al contrario, un adeguamento ex post incide purtroppo con importi intorno al 5-10% del valore dello stabile (talora si arriva al 20%). Un fattore di cui tenere conto all’atto della progettazione di una nuova casa.

L’Ufficio della protezione della popolazione dichiara che, stante la condizione attuale degli edifici, un sisma di magnitudo 6.5 (dunque di poco superiore ai 6.3 di Amatrice) in una regione popolata provocherebbe oggi migliaia di morti, decine di migliaia di feriti e danni per 50-100 miliardi di franchi, una cifra stratosferica che comprende comunque la ricostruzione delle infrastrutture e degli stabili, nonché il contraccolpo sulla produttività.

Fig. 3 – Fonte: Ufficio federale dell’ambiente – Ritaglio da documento
L’immagine è tratta dal documento dell’UFAM Edilizia sismica in Svizzera – Come e perché?
A sinistra, esempio di struttura antisismica. A destra, lo Soft storey: una struttura portante inadeguata e frequente in Svizzera. La pareti irrigidenti sono interrotte in corrispondenza del pianoterra (cfr. anche Fig. 17).

 

La ragione di fondo di quella che si pone come un’incuranza è tipica, in Svizzera come altrove: gli eventi rari naturali non entrano nella testa dei cittadini e degli amministratori dei territori. Curiosa situazione, vista la sensibilità verso gli eventi rari nucleari (statisticamente molto meno pericolosi sul lungo termine). Inoltre, sebbene la sua sismicità sia in media senz’altro minore di quella dell’Italia, la Svizzera presenta una maggiore densità abitativa, nonché aree popolose proprio dove il rischio è maggiore. Per fare un esempio, Basilea si trova nel bel mezzo del ‘rift renano’, una voragine geologica instabile apertasi 30 milioni di anni fa.
La città è stata parzialmente rasa al suolo da un terremoto prodottosi nel 1356 con magnitudo stimata pari a 6.6. La zona basilese è stata colpita da un sisma tremendo anche nel 250 dopo Cristo (epicentro vicino alla località romana Augusta Raurica). Se a Basilea si ripetesse oggi un evento paragonabile a quello del 1356 i danni ammonterebbero a ben 140 miliardi di franchi! Per non parlare dei decessi, dei feriti e degli sfollati.

Fig. 4 – Fonte: Helvetia Assicurazioni – Ritaglio da documento
Basilea colpita da un ipotetico terremoto. L’immagine è tratta dal film ‘Basel bebt’. Si stima che un terremoto con magnitudo pari a quello del 1356 avvenga in media ogni 1500 anni.

 

Il Servizio sismico svizzero

A Poschiavo molti ricorderanno la scossa di magnitudo 3.2 prodottasi alle 12:47 dell’11 aprile scorso in prossimità del Passo del Bernina. Malgrado il boato percepito, l’intensità registrata può definirsi lieve, cioè in grado di causare al più lievi danni. Il 29 agosto 2015 una scossa di pari magnitudo ha interessato la Val Monastero. Il 13 agosto 2015 alcuni valposchiavini hanno percepito una scossa di magnitudo 2.4, anch’essa con epicentro in prossimità del Bernina.
Non avrebbe senso trarre una stima di pericolosità per la nostra regione da questo esiguo campione recente che mostra eventi ravvicinati, ancorché secondari. Molti ricorderanno però anche altri sismi più lontani negli anni, avvenuti nella regione delle Alpi Retiche o poco distanti da esse. Va tenuto presente che le zone alpine sono per lo più geologicamente instabili.

Possiamo farci un’idea della frequenza dei sismi svizzeri, facendo capo a statistiche ben più corpose degli scarni cenni appena dati. Occorre allora riferirsi agli archivi del SED (acronimo di Schweizerischer Erdbebendienst, Servizio sismico svizzero) che fornisce differenti prospettive sulla sismicità, completandole con intuitive rappresentazioni grafiche.
Come si vede dalla mappa seguente, il territorio svizzero non può definirsi tranquillo. Ogni anno si sviluppano su di esso in media 6-700 lievi terremoti, una dozzina dei quali di magnitudo superiore a 2.5, avvertibili dai residenti.

Fig. 5 – Fonte: SED – Ritaglio da documento
Epicentri dei terremoti svizzeri con magnitudo maggiore di 2 registrati nel periodo 1975-2011.

 

Il SED è un’eccellente istituzione con sede presso il Politecnico di Zurigo che opera, gestendo una rete di sorveglianza, facendo ricerca, organizzando conferenze, coltivando la formazione e rendendo un servizio informativo al grande pubblico, nonché a comuni, a cantoni e ad aziende che progettano grandi impianti. Per questi ultimi la gestione della sismicità è molto più rigorosa che per gli edifici abitativi o commerciali (basti pensare alle installazioni nucleari o alle dighe).
Il sito del SED offre un nutrito corpo informativo al navigatore, nonché un accesso semplificato a tematiche complesse. Ciò è importante per sviluppare nel cittadino comune una consapevolezza dei rischi tellurici cui va incontro, abitando in una certa regione, oppure scegliendo un’abitazione piuttosto di un’altra.
Conoscenze di questo tipo fanno parte della cultura ambientale e concorrono a stabilire un rapporto razionale e trasparente tra residenti e autorità; cosa che purtroppo è mancata in Italia, a fronte delle elevate capacità tecniche disponibili. Malgrado gli sforzi del SED, sembra tuttavia che, come si accennava, il pericolo sismico sia preso sotto gamba anche in Svizzera.

 

Tanti sismi piccoli e pochi ingenti nel territorio svizzero

A un solo giorno dal recente terremoto italiano, la testata online Swissinfo ha pubblicato un articolo in cui, in base alle considerazioni del SED, si ricorda una realtà che forse molti dimenticano o non conoscono: al di là dei tanti terremoti lievi registrati ogni anno, anche la Svizzera presenta una non trascurabile esposizione al pericolo di sismi devastanti, anche se non nell’ordine di quella italiana.
Ad esempio, in un intervallo di circa tre secoli (dal 1356 al 1622) l’attuale territorio svizzero ha accusato ben 10 sismi di magnitudo attorno a 6, paragonabili quindi al sisma di Amatrice. Nel 1601 c’è stato persino un piccolo tsunami nel Lago dei Quattro Cantoni che ha invaso Lucerna. Un forte scossa ha infatti causato una frana che ha scalzato l’acqua dal bacino naturale.

Per integrare il quadro, nella successiva cartina sono indicati questi 10 sismi maggiori del passato a fianco di terremoti di minore entità, ma sopra la magnitudo 2, registrati di recente fra il 1975 e il 2012. Si tratta di due dimensioni completamente diverse sul piano temporale e contraddistinte da pericolosità altrettanto distanti. Come dire che spesso la sismicità di un territorio dipende dalla risoluzione temporale con cui la si contempla e dal periodo che si osserva.

Clicca sull’immagine per ingrandire

Fig. 6 – Fonte: SED – Ritaglio da documento
I maggiori sismi svizzeri degli ultimi sette secoli sono concentrati tra il 1356 e il 1622. La cartina li mostra insieme ai sismi con magnitudo superiore a 2, rilevati all’incirca nell’ultimo trentennio (1975-2012).

 

Nel suddetto intervallo plurisecolare si è dunque scatenato un evento ingente ogni 30 anni circa. Una frequenza allarmante che, per fortuna, non è statisticamente significativa. Su scala temporale più dilatata il quadro svizzero appare infatti diverso: un evento regionale di magnitudo 6 ha la massima probabilità di scatenarsi una volta ogni 50-100 anni.
Si tratta comunque di una stima non troppo rassicurante e che, come afferma il SED, non esclude catastrofi maggiori o più frequenti.
L’ultimo terremoto di magnitudo stimata 6 si è verificato nel 1946 a Sierre, nel Vallese. Anche nel 1964 il Cantone di Obvaldo ha subito danni consistenti a seguito di due sismi succedutisi a distanza di un mese. A Briga è successo nel 1855. Nell’anno 1991 si è prodotto un terremoto di magnitudo 5 in prossimità di Vaz, nei Grigioni. Nel 1996 vicino ad Annecy, in Francia, ma non lontano da Ginevra, è stato rilevato un sisma di magnitudo 5.2.
Il SED ha iniziato a rendere operativa la sua rete sismografica verso la metà degli anni ‘70. Ciò significa che diverse scosse precedenti a quella data, anche di entità non modesta, sono assenti dalle serie storiche registrate.

La storia geologica nota del territorio svizzero è nell’insieme contrassegnata da tanti piccoli sismi e pochi sismi grandi, più raggruppati nel tempo. Calcolare il ‘tempo di ritorno’ (un concetto probabilistico) di un terremoto intenso in presenza di tale eterogeneità di scosse è una faccenda ostica. Altrettanto difficile risulta stabilire una correlazione tra sismi minori e maggiori. Non solo la natura non telefona al SED prima di far vibrare suolo e sottosuolo, ma il modo in cui lo fa è del tutto caotico lungo l’asse temporale.

Fine prima parte – la seconda parte domani

Roberto Weitnauer