L’interpellanza UDC e l’insostenibile leggerezza del Consiglio comunale

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Severa critica di Tempini nei confronti di Della Vedova e Castelli
In una lettera aperta, intitolata “L’interpellanza UDC e l’insostenibile leggerezza del Consiglio comunale“, l’architetto accusa il Podestà Alessandro Della Vedova e l’ex membro del gruppo Edilizia privata, Michel Castelli, di leggerezza nella vicenda legata alla demolizione di un edificio storico e la realizzazione di una nuova abitazione nei pressi della via Olimpia a Poschiavo.

 

Le accuse mosse dall’architetto prendono origine dalla sentenza, emessa la scorsa primavera dal Tribunale federale, che aveva accolto in via definitiva un ricorso contro la licenza edilizia per la demolizione dell’edificio storico e la ricostruzione di un nuovo stabile, sconfessando la precedente decisione del Tribunale amministrativo che aveva avvallato il modo di procedere dell’Autorità edilizia del Comune di Poschiavo.

La vicenda, dopo essere stata resa nota dallo stesso Tempini mediante una lettera aperta apparsa sulla stampa valligiana, ha avuto dei risvolti politici con un’interpellanza della Frazione UDC in Giunta in merito alla gestione delle pratiche edilizie, interpellanza dibattuta in occasione dell’ultima seduta del Legislativo comunale lo scorso 29 agosto 2016. In precedenza, il gruppo dell’Edilizia privata aveva rassegnato le proprie dimissioni in corpore, non da ultimo in seguito ai risvolti del caso in parola.

L’architetto Tempini si assume la piena responsabilità in merito ai contenuti del proprio scritto. Tutte le persone o gli enti coinvolti godono naturalmente del diritto di replica.

La Redazione

 

Lettera aperta di Mario A. Tempini

Le istituzioni pubbliche devono osservare e applicare indistintamente i principi legali che contraddistinguono lo stato di diritto. Questo concetto fondamentale, istituito specificatamente anche per la difesa dei diritti dei cittadini, si fonda sulla coscienza che solo il diritto può dare alla società stabilità e ordine. Infatti, la regolazione dell’organizzazione e del funzionamento dei poteri pubblici ha lo scopo, attraverso le normative (uguaglianza giuridica, protezione dell’arbitro e tutela della buona fede, parità ed equità di trattamento, diritto d’essere sentiti), di contrastare un esercizio arbitrario del potere.

Questa è la teoria, ma l’applicazione pratica è altrettanto importante. La sentenza del Tribunale federale ha attestato che nel corso della procedura edilizia, discussa in Giunta il 29 agosto 2016, il Comune di Poschiavo ha calpestato i principi dello stato di diritto. Pertanto, l’interpellanza UDC forniva l’occasione per valutare e spiegare pubblicamente le circostanze, che hanno prodotto la violazione delle leggi, commessa dalla Commissione e dall’Autorità edilizia. In questo contesto va anche segnalato, che il loro comportamento ha anche originato dei costi progettuali, amministrativi e processuali notevoli (stimo un importo superiore ai 100’000 franchi!), danneggiando in questo modo il Comune e specialmente i cittadini coinvolti. Eppure, nonostante la gravità della situazione, le risposte del Consiglio comunale non sono esaurienti.

 

Responsabili in buona fede

Trascorsi quattro mesi dalla sentenza, il Consiglio comunale ritiene difficile stabilire a chi accollare le responsabilità. Alcuni diretti responsabili si sono ormai dimessi (segretario e Commissione edilizia), oppure non si sono ripresentati alle elezioni (Karl Heiz e Adriano Menghini). Il tentativo di chiudere la questione con risposte elusive viene però compromesso da affermazioni manifestamente errate, come quella sulla competenza di nomina del consulente edilizio (che con il sostegno della Commissione e l’Autorità edilizia ha anche elaborato il progetto). La designazione del prof. Peter Märkli da parte della Commissione edilizia non risulta irregolare all’esecutivo, poiché reputa che la precedente Costituzione comunale avesse conferito la competenza di nominare il perito proprio alla Commissione edilizia. Ma nella Costituzione non esiste un minimo accenno, mentre la Legge edilizia in vigore affida esclusivamente all’Autorità edilizia la competenza di designare gli esperti. Ciò significa che persino la nomina del consulente era illecita. Il Podestà Della Vedova, presidente dell’Autorità edilizia, cerca di spiegare e correggere le dichiarazioni, la voce si spegne, le frasi sono quasi incomprensibili.

Incalzato dalle interrogazioni UDC, Della Vedova ammette che esistono delle responsabilità, ma che quelle violazioni si sarebbero verificate in buona fede. Tuttavia, l’irregolare nomina del consulente edilizio, prof. Peter Märkli, l’incarico di presentare la perizia e il progetto (incompleto e corretto dal Comune), il successivo uso delle sue raccomandazioni per argomentare il rilascio della licenza edilizia e tutte le altre condizioni materiali, che manifestano l’arbitrio dei poteri comunali coinvolti, non si lasciano semplicemente giustificare con la buona fede. Della Vedova preferisce non approfondire, nonostante il fatto che la Legge edilizia stabilisca chiaramente le responsabilità. Infatti, l’esecuzione della Legge edilizia, nonché l’applicazione delle prescrizioni di diritto federale e cantonale spetta all’Autorità edilizia. La Commissione edilizia fungeva “soltanto” da organo consulente e, a parte le competenze assegnate dalla legge edilizia, limitate alle decisioni di minore entità, quindi escludendo tutte le decisioni che competono all’Autorità edilizia, non doveva avere un potere decisionale sulle procedure. All’Autorità edilizia e in prima persona al suo presidente e responsabile dipartimentale Della Vedova competeva e compete invece il compito di sorvegliare le procedure e garantire un’applicazione ineccepibile delle norme legali. Ma l’adempimento di quel compito premette almeno una minima conoscenza delle leggi.

 

La situazione era molto intricata?

Ciononostante, il Consiglio comunale scrive nella sua risposta: siccome la situazione era molto intricata, l’Autorità edilizia, al fine di poter venire a capo della situazione di stallo, auspicava di avere una decisione da parte di un tribunale. Una dichiarazione paradossale. Cosa significa una situazione di stallo? Che l’Autorità edilizia non aveva una via d’uscita o soluzioni alternative alla violazione delle leggi? Se la procedura era giuridicamente incontestabile, non poteva emergere una situazione di stallo e tantomeno c’era motivo d’attendersi dei chiarimenti dai tribunali. L’affermazione del Consiglio comunale dimostra invece che esistevano dei dubbi legittimi. Ma in quel caso hanno deciso coscienti di violare le leggi e di essere smentiti dai tribunali? Oppure speravano che una sentenza “politica” del Tribunale amministrativo potesse intimidire i ricorrenti? Fra l’altro, le risposte del Consiglio comunale ripresentano la problematica del conflitto d’interessi, poiché uno dei principali responsabili della vicenda ha assunto l’incarico di esaminarla – ovviamente senza risultati – e fornire i chiarimenti in Giunta. Inoltre, si può supporre che un altro membro dell’attuale Consiglio comunale, direttamente coinvolto nella demolizione illegale dell’edificio storico, abbia partecipato alle ultime decisioni. Tutto ciò comprova che hanno imparato ben poco. E proprio questo esecutivo dovrebbero garantire un’ineccepibile riorganizzazione del settore edilizio e preparare finalmente il regolamento della Commissione edilizia, che di fatto è pendente dal 2003, l’anno d’approvazione della Legge edilizia?

 

L’assenza del presidente della Commissione edilizia

Nuovamente assente all’appuntamento e all’occasione di discutere e valutare sia le cause sia le conseguenze della procedura è il presidente dimissionario della Commissione edilizia, avv. Michel Castelli. La nuova personalità di spicco del PDC, membro della Giunta comunale e possibile candidato alla carica di Podestà, avrebbe molto da spiegare. Tanto più che la sua formazione giuridica gli avrebbe permesso già anni prima, nel corso della procedura edilizia relativa al muro in Via da l’Uspedal, di riconoscere i presupposti del conflitto d’interessi. Eppure, sia allora sia nel caso discusso in Giunta non ha rilevato un’irregolarità. Non ha espresso alcuna incertezza, sostenendo fino alla fine le procedure intraprese, nonostante sui piani inoltrati spiccasse il nome “Märkli Architekt”. Tantomeno ha notato la contestabile applicazione delle norme edilizie comunali o che i piani erano incompleti e, quindi, che il prescritto esame preliminare, condizione basilare per la procedura d’esposizione pubblica, non era stato attuato correttamente.

Nella sentenza sul caso Baden, emanata già nel 2009 e fondamentale premessa per la decisione d’annullare la licenza edilizia rilasciata dal Comune di Poschiavo, il Tribunale federale ha stabilito chiaramente i limiti del coinvolgimento amministrativo nel corso delle procedure edilizie per non incorrere nell’arbitrarietà e nel conflitto d’interessi. Questo verdetto ha provocato un notevole scalpore tra le amministrazioni edilizie pubbliche ed è stato largamente discusso da giuristi. Pertanto, è difficile credere che il presidente della Commissione edilizia non ne fosse a conoscenza. Anche perché si dovrebbe presumere che, vista l’importante funzione comunale, l’avv. Castelli fosse aggiornato sugli sviluppi nel campo giuridico. Ma la sedia è vuota…

 

La presunzione di non dover osservare le leggi come gli altri

Tutti possono sbagliare, ma l’attenuante della buona fede può essere riconosciuta soltanto quando le procedure e le decisioni sono trasparenti e i responsabili hanno la dignità d’assumere francamente le responsabilità: specialmente quando i cittadini coinvolti hanno subito un grave danno. Si spera sempre che i politici diano il buon esempio, quando si tratta di rispettare le regole e le leggi, ma ormai è evidente che non è così. L’uso arbitrario del potere scaturisce proprio dalla convinzione (basata sul tacito sostegno reciproco e sulla mancanza di trasparenza) di non essere punibili e dalla presunzione di non dover osservare le leggi come gli altri cittadini. In questo modo, una mentalità politica opportunista e superficiale, indifferente alle regole e ai diritti dei cittadini, nuoce allo stato di diritto e alla reputazione delle istituzioni pubbliche.

 

Mario A. Tempini