Abrogato l’obbligo di dotarsi di un Ufficio di mediazione
La doppia riflessione della Deputata Togni sul recente fatto di cronaca accaduto in una casa di cura del Ticino e sulla decisione del Gran Consiglio del Cantone dei Grigioni di abrogare la figura mediatrice, la persona alla quale ci si poteva rivolgere in caso di conflitto tra l’ospite della casa di cura o la sua famiglia e l’Istituzione stessa.
Ci sono molte cose che si possono perdonare. Non però quando, coscientemente, si fa soffrire qualcun’ altro. E certamente ancora meno si può perdonare quando questo qualcun’altro è debole, vecchio o malato. Perché in questo caso viene meno la possibilità, alla persona offesa, di difendersi, di opporre resistenza all’aggressore. Quando chi offende è la persona incaricata di curarti, quella che per professione ha promesso (forse promesso!) di prendersi cura di te, allora di scusanti proprio non ce ne sono.
La parola tolleranza non vale più e neppure valgono le teorie sullo stress nelle case di cura o nel servizio infermieristico a domicilio, quando si violentano sessualmente persone anziane o con handicap, si oltraggiano nella loro intimità e pudore, quando si strattonano e si mischia il tonno con la crema vaniglia imponendo alla persona inerme di mangiare ciò che ne risulta. Il sadismo di un simile comportamento non dovrebbe lasciare indifferente nessuno. Tanto meno i giudici e c’è da sperare che ciò non avvenga.
Il caso dell’infermiere a giudizio in Ticino – descritto dai giornali e che sarebbe convalidato da una precedente ammissione di colpa da parte dell’imputato – è di quelli che fanno accapponare la pelle. Ma che fa anche sorgere molte domande. Possibile che per anni nessuno abbia visto, ascoltato, osservato, dubitato e soprattutto denunciato? Nella nostra professione – dico “nostra” perché l’ho praticata per tanti anni – l’osservazione è fondamentale. E ad un occhio (e orecchio) esperto disagio, maltrattamenti e violenze non sfuggono.
Perché non si denuncia? E si viene ascoltati e presi sul serio quando si denuncia? So che disponiamo di personale ben preparato, con ottime conoscenze professionali e per il quale l’etica non è solo una parola scritta su un foglio, ma è abbastanza questo per dare il coraggio a chi dubita di segnalare concretamente il caso e di denunciare? Purtroppo un passo del genere sembra essere per la maggior parte delle persone troppo difficile da compiere. Per questo occorrono misure affiancatrici, soprattutto in un tempo nel quale le persone anziane aumentano dal punto di vista quantitativo e delle loro necessità.
Paradossalmente – proprio in questi giorni – il Gran Consiglio del Cantone dei Grigioni ha abrogato l’obbligo, per le case di cura, di dotarsi di un Ufficio di mediazione (persona Ombuds), istituito e ancorato alla legge da 10 anni. Un compito , quello della mediazione, che si situa tra le misure affiancatrici particolarmente valide e necessarie nel delicato campo della sanità geriatrica. Eppure è bastata la proposta di una deputata incompetente in materia per fare stralciare dalla legge una buona misura. A riprova che il nostro ordinamento giuridico è soggetto ai capricci dei Parlamenti e poggia su basi perlomeno labili.
E allora? Al mio interrogativo il capo dipartimento della sanità ha risposto con un lapidario: “dovete denunciare!”. Quindi la palla passa ai Tribunali, premesso la si faccia passare. Questo per quanto riguarda casi gravi come quello sopra descritto, ma per tutti gli altri? Quelli che appaiono di minore entità ma fanno ugualmente soffrire? I politici che non vivono nel loro tempo sono ugualmente pericolosi come quelli che non pensano.
Legge sanitaria: eliminato l’Ufficio di mediazione per le case di cura
Il Gran Consiglio retico riesce sempre a meravigliare! Incaricato di revisionare totalmente la Legge sanitaria cantonale per adeguarla alle disposizioni della Confederazione, si è spinto – non richiesto – oltre, nell’intento maldestro di eliminare tutto quanto ritenuto, da una maggioranza della Commissione preparatoria, superfluo. Senza cognizione di causa naturalmente. A farne le spese anche l’Ufficio di mediazione (Ombudsstelle), spazzato via da una richiesta fuori programma della Commissione e contro la volontà del Governo. Governo che tuttavia non si è impegnato per contrastare questa richiesta.
Sparisce così la figura della mediatrice, la persona alla quale ci si poteva rivolgere in caso di conflitto tra l’ospite della casa di cura o la sua famiglia e l’Istituzione stessa. Ciò che aveva rappresentato una conquista solo 10 anni fa, nell’ambito di una precedente revisione della Legge. L’Ufficio di mediazione infatti, quale istanza indipendente, ha quale obiettivo la pacificazione delle parti e nella sua analisi della situazione, ha anche una funzione di protezione della persona che viene curata. Cosa molto importante in una società costituita sempre più da persone anziane. La pacificazione dei conflitti inoltre fa risparmiare soldi alle Istituzioni che annoverano così meno licenziamenti tra il loro personale.
Contro questo stralcio si schieravano 40 deputati, mentre 68 l’accettavano, probabilmente senza capire di cosa si trattava. Mai come nella trattazione di questa Legge si è visto quanto danno possano fare proposte non pensate o dettate da interessi particolari. Miglior destino invece per la proposta di allentare la protezione dal fumo nei ristoranti. Preceduto il dibattito da articoli critici nei giornali, il Gran Consiglio (deputati delle regioni turistiche e vicini all’albergheria) reagiva a questa proposta difendendo la protezione dal fumo e bocciava la proposta in ragione di 98 voti su 15. E null’altro sarebbe stato accettabile per una Legge dal titolo “Legge per la tutela della salute”. Positiva l’introduzione al diritto per il paziente del sostegno religioso e della cura palliativa. Cambiamenti nell’ambito dei permessi di esercizio per i sanitari, nelle epidemie e nella sepoltura. Che non dovrà più basarsi sul conteggio delle ore dopo il decesso (oggi 48) ma solo sull’attestazione della morte da parte del medico.
Nicoletta Noi-Togni