Frontalieri, Betti: “Giusto tutelare i cittadini locali”

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Ma ammette: “Gran parte di loro sono necessari” (di M. Travaglia)
Sta facendo molto discutere, in Svizzera e in Italia, l’iniziativa UDC “Prima i nostri” votata in Ticino il 25 settembre scorso. Fulvio Betti, rappresentante locale del partito promotore, condivide il fatto che l’iniziativa miri a tutelare gli interessi dei cittadini locali.

 

Ha creato un certo allarmismo, soprattutto tra i frontalieri italiani, l’iniziativa UDC “Prima i nostri” votata in Ticino a larga maggioranza e che vorrebbe dare la priorità ai lavoratori indigeni sul mercato del lavoro. La discussione, ovviamente, interessa in qualche modo anche la Valposchiavo; anche qui, infatti, sono presenti diversi impiegati italiani.

Sulla questione, il Presidente UDC Valposchiavo Fulvio Betti ha affermato: “Premettendo che non conosco l’iniziativa nei termini specifici, si può dire che essa ricalchi in qualche modo l’iniziativa federale accolta nel 2014 e su cui si sta lavorando per la stesura di una legge. E’ condivisibile – ha aggiunto – il fatto che essa tuteli i cittadini locali, che devono essere salvaguardati dal proprio Paese e poter lavorare vicino al luogo in cui vivono; e questo, se vogliamo, dovrebbe essere un compito dello Stato e un diritto del cittadino”.

Si tratta di una misura che sarebbe auspicabile anche in Valposchiavo o nel Cantone dei Grigioni? Secondo Betti, come Regione, “la Valposchiavo non ha la competenza per determinare i flussi migratori; a livello Cantonale, invece, bisognerà vedere cosa succede in Ticino, ma soprattutto a livello federale”.

“E’ chiaro che, – ha aggiunto – in questi termini, il Ticino ha problemi più importanti rispetto a noi. 62.000 lavoratori frontalieri non saranno comunque cancellati da un giorno all’altro; gran parte di loro, infatti, come avviene in Valposchiavo, sono necessari perché in parte occupano posti di lavoro in cui il mercato locale, alle condizioni attuali, non può coprire la richiesta. Non è però giusto, per esempio, che un lavoratore locale si veda licenziato perché all’impresa costa meno un lavoratore frontaliere”.

“Così facendo – conclude il ragionamento – la migrazione è doppia perché oltre al frontaliere in entrata, c’è anche un locale che si deve trovare un altro posto di lavoro, magari in un altro Cantone o fuori dalla Svizzera”.


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