Riceviamo e pubblichiamo la risposta del PDC all’architetto
Ci eravamo riproposti di non commentare gli articoli dell’arch. Mario Angelo Tempini su una vicenda che, aldilà degli aspetti di carattere pubblico, tocca principalmente la sfera privata di una giovane famiglia poschiavina, il cui unico torto è il desiderio di costruirsi una casa. Ma, dopo l’ennesimo attacco indiscriminato, che mira unicamente a delegittimare l’operato di persone dall’indubbia integrità morale e che si sono indistintamente messe a disposizione per spirito di servizio nei confronti del bene pubblico, abbiamo comunque deciso di fare un po’ di chiarezza, ponendo nel contempo alcuni puntini sulle “i”.
L’unico demerito delle persone sopraccitate è stato quello di essersi trovati a dover gestire una situazione difficile, mantenuta incandescente ad arte, non da ultimo, per meri scopi politici. Tutto questo unicamente per impedire con tutti i mezzi la costruzione di un edificio su un terreno edificabile situato davanti alla propria abitazione, perché, come ripetuto più volte, toglierebbe la visuale e il sole. Ebbene, pur riconoscendo il disagio creato a chi si vedrebbe improvvisamente tolto un beneficio di cui ha potuto godere per anni, è bene sottolineare come non esista articolo di legge in Svizzera che possa impedire la costruzione di un edificio davanti ad un altro solo perché toglie la visuale e l’irraggiamento solare a quest’ultimo.
Resta inteso che la nuova costruzione deve rispettare i vincoli legislativi previsti, cosa che la sentenza del Tribunale amministrativo ha confermato essere stato fatto, dando quindi ragione al Comune in prima istanza, anche se, all’arch. Tempini, fa comodo tacere questo aspetto. È infatti bene sottolineare che il Tribunale federale ha annullato la licenza edilizia rilasciata dal Comune unicamente per un vizio di forma nella procedura di approvazione, non perché la nuova costruzione sia fuorilegge.
L’autorizzazione alla demolizione dell’edificio esistente, che una perizia aveva dichiarato pericolante, è inoltre avvenuta con il pieno assenso del Servizio monumenti storici, come scritto nella sentenza del Tribunale amministrativo, a pagina 24: “Nella presa di posizione agli atti dell’8 febbraio 2014 veniva confermato che sia la sostanza edilizia dell’immobile come tale, che la sua situazione non fossero di importanza tale da imporre la sua conservazione. In queste condizioni è allora evidente che l’interesse pubblico alla tutela di una struttura in pessimo stato di conservazione e che non contribuiva in modo determinante al valore paesaggistico e urbanistico locale era relativa. Per questo era stato all’epoca ventilata la possibilità, da parte dell’ufficio monumenti, di demolire lo stabile a favore di una costruzione sostitutiva di particolare pregio per l’insediamento“. Il progetto, elaborato dall’architetto del committente, sotto l’egida dell’arch. Merki, soddisfa questo requisito, come confermato dallo stesso Servizio monumenti storici per iscritto, attraverso la presa di posizione dell’8 febbraio 2014.
Sulla base di questi elementi confidiamo che il lettore possa rendersi conto che tutto lo scandalo addotto dall’arch. Mario Angelo Tempini, deve essere ridimensionato e considerato per quello che è, ossia una questione causata da un errore procedurale nella fase istruttoria per il rilascio della licenza edilizia. Ma la beffa è che l’errore procedurale è stato fatto proprio per cercare di tutelare i ricorrenti, come menzionato dallo stesso Tribunale amministrativo a pag. 28: “Per i vicini pertanto, la modifica apportata dall’autorità edilizia direttamente sui piani e sulla quale non erano stati previamente sentiti, ha comportato in termini volumetrici un vantaggio“.
Non vogliamo certamente sminuire o giustificare l’errore di cui sopra che, come dimostra il Tribunale amministrativo, è stato fatto in buona fede. Certo è che nè l’arch. Tempini nè parte degli opponenti, hanno contributo a svelenire il clima, sfociato addirittura nella raccolta di firme contro dei privati cittadini, la cui unica colpa, come accennato in precedenza, è quella di voler costruire il proprio nido familiare in quella che un tempo era una stalla, sovrastata da un fienile pericolante, in cui nessuno vorrebbe evidentemente più vivere al giorno d’oggi. A titolo di cronaca, ricordiamo inoltre che, di recente, il Consiglio comunale, anche in questo caso con l’assenso del Servizio monumenti storici, ha concesso la demolizione di una casa analoga a quella in parola nella frazione di Pagnoncini, il tutto senza scandalo alcuno.
Quello che quindi fa specie è come l’architetto Tempini utilizzi minuziosamente due pesi e due misure nel giudicare determinate faccende, a dipendenza di ciò che più gli fa comodo e, non da ultimo, per evidente calcolo politico. Qualcuno ha per caso visto ergersi Tempini a paladino della moralità e della legalità per esempio nei seguenti casi?
- L’attuale Consiglio comunale (non il tanto vituperato Consiglio comunale del “triumvirato”), lo scorso anno, ha rilasciato un permesso di costruzione riguardante la ristrutturazione di un albergo a Le Prese, con un numero di deroghe analogo a quelle contestate dallo stesso arch. Tempini nel caso tanto vituperato, a dimostrazione del fatto che, questa prassi, non è inusuale. Fatto stante che il PDC non ha nulla contro detta costruzione e che, anzi, simili iniziative private vanno assolutamente incoraggiate, giova comunque rilevare che, l’unica sostanziale differenza sta nel fatto che, fra queste deroghe ne figura una illecita, ossia quella relativa all’altezza massima dell’edificio, che la Legge edilizia comunale, all’art. 53, fissa in 11 metri per la zona in questione. Nota bene: l’attuale Consiglio comunale, su pressione dello stesso arch. Tempini, e contro il parere della Commissione edilizia, nonché del Podestà, con una decisione a maggioranza, ha ugualmente rilasciato la licenza edilizia, autorizzando quindi il superamento dell’altezza massima prevista dalla Legge edilizia. Come se ciò non bastasse, lo stesso Consiglio comunale non ha ritenuto di dover far pagare l’avvenuto superamento dell’indice di sfruttamento al committente. La Commissione di gestione ha ovviamente stigmatizzato questa decisione.
- L’arch. Mario Angelo Tempini non si è fatto scrupolo alcuno nel demolire, ovviamente anche per interessi personali, quello che era classificato come unico esempio di archeologia industriale poschiavina, ossia la fu Fabbrica Ragazzi. Ci piacerebbe sapere quale nesso ha con il Borgo di Poschiavo una simile nuova costruzione e perché, un edificio classificato nell’inventario del Borgo di Poschiavo come degno di conservazione, è stato abbattuto senza farsi grossi problemi da parte dell’arch. Tempini, mentre lo stesso architetto ha fatto uno scandalo per la demolizione di un edificio rurale pericolante non degno di essere conservato, come confermato per iscritto dal Servizio monumenti storici. Questi soni i fatti, tutto il resto sono solo strumentalizzazioni faziose e pretestuose.
- Per quanto riguarda invece la pista di ghiaccio di Le Prese, all’architetto Tempini, nel settembre del 2010, il Consiglio comunale ha revocato il contratto di architettura alla luce del fatto che, dopo 2 anni dal collaudo dell’infrastruttura avvenuto nell’ottobre 2008, ancora non aveva chiuso i conteggi dell’opera da lui progettata e accompagnata nella fase di realizzazione. Difetti di progettazione hanno portato il Comune a dover realizzare un impianto provvisorio costato più di 110’000 franchi, che il Comune ha dovuto per forza di cose assumersi, alla luce del fatto che l’azienda che ha realizzato i lavori, è nel frattempo fallita, rendendo pertanto più ardua la comprova di un difetto di progettazione.
Confidiamo con questo scritto di aver contribuito a fare chiarezza e ristabilire un minimo di obiettività nella discussione. Ci piacerebbe infine che l’arch. Mario Angelo Tempini la smettesse di ergersi al ruolo di giudice supremo e di usare due pesi e due misure in base alle convenienze del momento. Seminare odio e veleni in questo modo non serve certamente a creare un clima di fiducia e invogliare la gente ad avvicinarsi alla politica locale. Una politica fatta da persone che certamente possono commettere degli errori, ma che cercano di adempiere il compito a loro affidato nel modo migliore possibile, sapendo che ci sono situazioni in cui è difficile trovare compromessi in grado di accontentare tutte le parti in gioco.
PDC Valposchiavo
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