Confermata l’ipotesi del balzello (di P. Pola)
La scorsa settimana il nostro giornale aveva ripreso alcune affermazioni rilasciate dal Podestà di Poschiavo all’Engadiner Post, riguardo il traffico estivo per Livigno attraverso il Passo della Forcola. Fra le altre cose ha suscitato molta curiosità e interesse il passaggio relativo all’opportunità d’introdurre un pedaggio. All’indomani di queste dichiarazioni abbiamo voluto approfondire alcuni argomenti relativi al traffico di Livigno con lo stesso Alessandro Della Vedova, il quale ha esposto con insolita fermezza e a chiare lettere la sua posizione inerente la problematica.
Alessandro Della Vedova, nei giorni scorsi sono apparse sui giornali alcune sue affermazioni legate al traffico della benzina verso Livigno, che hanno suscitato speranza, ma anche perplessità. Veramente sta lavorando alla soluzione del pedaggio?
Con un gruppo di persone si stanno elaborando vari scenari, fra i quali non viene esclusa a priori l’ipotesi del pedaggio, ancorché questa misura sia legata a questioni giuridiche particolarmente complesse e articolate. D’altronde anche per il passo dello Stelvio si torna a parlare di questo tema. Se mai un giorno si dovesse realmente giungere a questo passo, non sarebbe comunque un balzello di soli 5.00 franchi, importo che, tra l’altro, non ho mai neppure pronunciato, a rappresentare un efficace deterrente in grado di scoraggiare coloro che percorrono svariati km di strade montane attraverso la nostra valle, superando dislivelli di quasi 2’000 metri, solo perché attratti dal pieno di benzina e dall’acquisto di generi alimentari sottocosto. Il problema non sono i singoli casi in sé, bensì la loro somma, i cui effetti nel periodo estivo, con i loro 800 – 900 passaggi all’ora, rappresentano valori insostenibili.
Come intende muoversi dunque?
Per ora posso solo dire che, fra le varie misure, si andrà a lavorare principalmente sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito ai danni ambientali ed economici causati da chi, spesso senza rendersene conto, persegue abitudini tanto radicate, quanto ormai fuori dal tempo, come quella del pieno di benzina accennata in precedenza. Il tutto in un periodo storico in cui sono sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici e la necessità di ridurre le emissioni di sostanze inquinanti derivanti dalla combustione di carburanti fossili. Vede, fortunatamente la coscienza ambientale è in crescita ovunque, specialmente fra i giovani; inoltre, la nostra società dispone di strumenti di comunicazione tanto potenti, quanto di facile utilizzo, in grado di sbriciolare in poco tempo paradigmi, immagini e percezioni che sembravano fatte di granito. La chiave di volta sta quindi nell’individuare e propagare quei messaggi in grado di far deflagrare le contraddizioni dello pseudo turismo del pieno di benzina, che privilegia pochi a discapito di molti.
Che reazioni ha potuto riscontrare in questi mesi?
Alcune cerchie di persone, sia in valle che fuori, hanno reagito con scherno e sufficienza alle azioni che il Comune di Poschiavo e TIVAS, con il supporto di altri importanti gruppi d’interesse, hanno intrapreso. Ce ne faremo una ragione. Tutti siamo infatti perfettamente consci del fatto che la strada è ancora lunga e tortuosa; non vogliamo illudere noi stessi né tanto meno la nostra popolazione con facili promesse, ma questa volta non siamo in presenza di attività isolate ed estemporanee, magari animate da meri scopi elettorali. Chi ormai da tempo si è imbarcato in questa azione è infatti determinato e fermamente intenzionato ad andare avanti nella battaglia a difesa del proprio territorio, costi quel che costi.
Secondo lei, le questioni legate alle due zone franche di Livigno e Samnaun devono essere considerate in parallelo?
Nell’insensatezza del principio di portare carburante e beni di consumo in quota, per poi salire in massa a riportarli a valle, ovviamente si. Anche sul fatto che le due zone franche generino distorsioni del mercato attraverso privilegi ingiustificati, considerato l’alto grado di sviluppo che tanto Samnaun quanto Livigno hanno ormai raggiunto, non posso che rispondere affermativamente. Se però analizziamo l’incomodo che queste zone a statuto speciale causano ai territori adiacenti, emerge chiaramente che le situazioni non sono comparabili. Intanto perché la zona franca di Samnaun è oggetto di periodiche verifiche da parte della Confederazione. Le Camere federali si sono chinate almeno in due occasioni sul tema negli ultimi vent’anni, confermando ogni volta lo status quo. A far decidere per il mantenimento ha pesato anche la valutazione del disagio e dell’impatto ambientale causato alla Bassa Engadina e all’Alto Tirolo, che non sembrano lamentarsi minimamente. Questo perché il traffico, nei mesi di punta, pare non sia lontanamente paragonabile alla valanga di lamiera che invece si riversa sulle nostre strade. Devo quindi prendere atto del fatto che, in ultima analisi, sia soprattutto una questione di numeri e dimensione del fenomeno.
Quando prevedete i prossimi risultati tangibili, sull’onda della recente decisione del Governo in merito alla gestione della strada verso la Forcola?
Difficile fare previsioni. Ci vorrà sicuramente pazienza e tanto lavoro di diplomazia. La simpatia, la solidarietà e il sostegno popolare, nonché politico nei nostri confronti si stanno tuttavia allargando a macchia d’olio, soprattutto in Engadina, Bregaglia, Val Monastero e, a sorpresa, anche in Valtellina. Tutte vallate confrontate con problemi analoghi in un momento economicamente molto difficile; siamo quindi in presenza di fattori straordinari in grado di generare pressioni tali da aprire varchi inattesi. Questo aiuta a stringere il cerchio e a rendere maggiormente ricettiva la rete di relazioni che la Valposchiavo sta mettendo in campo, tanto a Coira quanto a Berna. D’altronde, che il vento stia cambiando, è dimostrato proprio dal decreto del Governo grigionese, che fissa un periodo minimo di chiusura. Una decisione impensabile fino a poco tempo fa, che certo non risolve il problema estivo per ora, ne siamo coscienti, ma che assume una forte valenza simbolica, oltre che politica.
Ha avuto contatti con Livigno di recente?
No, da mesi non ho contatti con le autorità di Livigno e, a questo punto, non sono intenzionato a cercarli. In diverse occasioni, da un anno e mezzo circa a questa parte, abbiamo tentato di far capire loro la portata di quanto sta accadendo in Valposchiavo, ma non siamo mai stati presi sul serio, a differenza di altri casi di collaborazione con la Lombardia. Pertanto andiamo avanti per la nostra strada, lavorando pazientemente sui vari livelli istituzionali, economici e della società civile entro i nostri confini nazionali. Inutile, infatti, illudersi che una soluzione condivisa in grado di mitigare, o addirittura risolvere il nostro problema possa giungere da oltre frontiera nel caso specifico.
E se Livigno dovesse invece cercarla per tentare di trovare una soluzione condivisa? Quanto sta accadendo non può certo lasciarli tranquilli e indifferenti.
Se realmente i nostri vicini livignaschi capiscono la natura e la portata del problema come affermato più volte, ma soprattutto comprendono cosa sta realmente accadendo attorno a loro nei territori confinanti, allora vengano con proposte concrete e risolutive. Altrimenti continuino pure a far finta che va tutto bene e a scavalcarci in maniera sistematica come hanno sempre fatto. Nel frattempo, noi continueremo per la nostra strada, consci del fatto che l’evoluzione politica e l’opinione pubblica stanno lentamente volgendo a nostro favore. Finalmente qualcosa sta cambiando…
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