Il cuore Smart della nostra terra

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Cinque lettere cariche di passione e scienza (di Chiara M. Battistoni)
Smart è un aggettivo o un acronimo? Vi chiederete perché mai farsi una domanda simile; in fondo, cosa può cambiare… 

 

Eppure quelle cinque lettere che insieme hanno un suono così familiare, lettere che, per esempio, associamo con disinvoltura a ciò che un tempo era solo il nostro natel, sono un condensato di metodo scientifico, la sintesi dei passaggi chiave da seguire per far funzionare tecnologie o comunità complesse, dalle valli alle città. Mettete insieme cinque aggettivi inglesi Specific, Measurable, Attainable, Relevant, Time-Based è ottenete proprio Smart; tutto ciò che è specifico, misurabile, raggiungibile, rilevante e pianificabile è Smart. Che si tratti di tecnologia, valli, città o governi, essere Smart significa innanzitutto disporre di approcci misurabili, verificabili e controllabili.

A pensarci bene il nostro stesso sistema federale, fatte queste premesse, è profondamente Smart, ben più di altri ordinamenti che pure godono di questo appellativo e la nostra stessa neutralità, riletta in chiave contemporanea e tecnologica, fa della nostra Confederazione un Paese Smart. Riflettevo su questi aspetti mentre quindici giorni fa, in occasione del Symposium internazionale di Gartner sull’It (le tecnologie dell’informazione), tenuto a Barcellona (oltre 300 gli svizzeri presenti), si discuteva di soluzioni Smart per i territori e le comunità.

La tecnologia, in particolare l’Internet delle Cose (IoT), la capacità cioè di far colloquiare tra loro oggetti e infrastrutture, è solo uno degli elementi chiave di un ecosistema specifico e misurabile; fondamentali però sono la cultura, la conoscenza del territorio, la capacità di costruire reti di relazioni. Gartner definisce una Smart City un’area urbanizzata in cui settori privati e pubblici cooperano per raggiungere risultati sostenibili, grazie all’analisi in tempo reale di dati e informazioni del contesto, condivisi per mezzo di sistemi tecnologici operativi.

Perché una città sia smart, però, non bastano strutture interconnesse; sono necessari cittadini che ne condividano visione e missione, siano educati e formati, pronti a costruire e vivere la propria comunità. Collaborazione e competizione, insieme, diventano gli elementi di innovazione mentre la passione, molta passione, è il collante su cui far crescere ambienti Smart.

Ascoltavo l’analista, la signora Bettina Tratz Ryan, mentre delineava questi principi e il pensiero correva veloce a un anno fa, quando in occasione di Expo2015, al Padiglione Svizzero prima alla Villa Reale di Monza poi, la nostra valle, la Regione Valposchiavo con il suo presidente Cassiano Luminati, si proponeva all’attenzione internazionale con il progetto Smart Valley Bio 100% e dimostrava sulla scena internazionale quanto innovativi sappiano essere insieme amore per il territorio, passione per gli antichi saperi e competenze tecnologiche di ultima generazione. Che si sia piccoli o grandi, l’anima Smart è un equilibrio complesso e delicato di modernità e tradizione, capace di indicare strade inedite di sviluppo.

Chiara M. Battistoni