A meno di una settimana dalla votazione è ormai entrata nella fase finale la campagna riguardante la candidatura dei Grigioni ai Giochi olimpici invernali del 2026. Da più parti si sono susseguite serate pubbliche e dibattiti, in cui favorevoli e contrari hanno cercato di convincere l’elettorato su vantaggi e svantaggi di un simile progetto, proponendo ognuno il meglio degli argomenti per cercare di far pendere l’ago della bilancia a proprio favore.
Dopo aver sostenuto con successo il fronte del “no” già in occasione della votazione di 4 anni fa, Dario Monigatti, Granconsigliere socialista di Brusio, è nuovamente in prima fila contro questo progetto, a suo dire improponibile per un piccolo territorio come il nostro sia dal profilo logistico, “evento gigantesco per il nostro Cantone”, sia dal punto di vista finanziario, “un investimento rischioso e molto costoso”.
In un confronto fra favorevoli e contrari abbiamo sentito il politico brusiese, che ci spiega perché il progetto olimpico non potrà mai garantire il successo sperato e che alternative potrebbero rivelarsi più avvincenti per il nostro Cantone.
Dario Monigatti, già quattro anni fa lei aveva sostenuto la campagna contro il progetto olimpico. Ora questo nuovo tentativo che, stando ai fautori, ottimizza il lavoro svolto in precedenza, proponendo dei miglioramenti sostanziali a quanto già proposto. Cosa non la convince ancora in questa nuova rincorsa?
La nuova candidatura del canton Grigioni per i Giochi olimpici invernali 2026 ha il sapore di una forzatura. Dopo solo quattro anni dall’ultimo “no” del popolo grigionese non si dà valore alla volontà popolare e si torna alla carica. Pur migliorando alcuni aspetti non si tratta però di novità sostanziali e quindi si ripropone un progetto lacunoso che sembra nelle sue grandi linee la fotocopia del 2013.
A differenza di quattro anni fa il progetto è stato allargato anche ad altri Cantoni, prendendo in considerazione più località, rispettivamente più infrastrutture ed impianti già esistenti. Perché allora si dice ancora che il progetto è sovradimensionato rispetto la nostra realtà?
Si continua a dire e a scrivere che questi Giochi saranno decentralizzati e sostenibili ma in realtà, e l’esperienza insegna, i Giochi olimpici rappresentano un evento dalle dimensioni gigantesche e per il nostro cantone, che punta su manifestazioni a misura d’uomo, sarebbero un investimento rischioso e molto costoso lontano dalle nostre realtà.
Tra gli argomenti più importanti che i favorevoli mettono sul piatto vanno annoverati il forte stimolo all’economia ed un ritorno d’immagine sostenibile e duraturo per il nostro Cantone. Perché, dal suo punto di vista, non basta questo per dire sì al progetto?
Questo non basta. Si tratta di vantaggi effimeri e transitori. Il nostro cantone ha bisogno di stimoli innovativi e duraturi e non di Giochi olimpici dove il comitato fa da padre padrone e promette assieme ai fautori vantaggi e impulsi per l’economia che difficilmente si realizzeranno. La realtà è un deficit programmato e quindi le Olimpiadi non sono uno strumento adeguato per il rilancio economico del nostro cantone.
Pensa sia veramente possibile, oggigiorno, organizzare Giochi olimpici ridimensionati ed ecocompatibili come si vorrebbe fare da noi nel 2026?
Credo veramente di no. Al giorno d’oggi molte città, molti paesi, preferiscono dire di no ai Giochi olimpici: troppe le incognite, troppi gli investimenti costosi e rischiosi da sopportare. L’avventurismo è pericoloso e le future generazioni dovrebbero subirne le conseguenze. Gli esperti del settore sono chiari ed espliciti: l’idea che i Giochi olimpici possano cambiare qualcosa è falsa e crea solo aspettative ingannevoli.
Non pensa che la Valposchiavo potrebbe trarre dei vantaggi diretti qualora il nostro Cantone dovesse effettivamente aggiudicarsi le Olimpiadi?
Non credo in grandi vantaggi per la Valposchiavo e la periferia in generale. L’esperienza insegna che a 10-20 chilometri dai Giochi olimpici i vantaggi sono pochi. A dire il vero alcune ditte valligiane potrebbero approfittarne ma, attenzione, sarebbero confrontate con la concorrenza della Svizzera interna ed estera così che i prezzi tenderanno al ribasso.
Quali alternative proporrebbe lei ad un simile progetto per stimolare l’economia ed il turismo nei nostro Cantone?
Sarebbe necessaria una lunga riflessione, ma restando in ambito sportivo invernale proporrei di continuare sulla via tracciata da manifestazioni come il Tour de Ski, le gare di bob, la maratona engadinese, le gare di fondo di Davos, le gare di sci di St. Moritz, Lenzerheide e Laax e cercare di ottimizzare le stesse per incrementare sempre di più l’indotto economico. Inoltre bisogna puntare su un centro invernale svizzero con la candidatura di Lenzerheide quale luogo ideale per questo scopo.
Un ultima domanda: quale contrario ai Giochi Olimpici 2026 nei Grigioni, disturba di più il fatto che si sia tornati alla carica dopo soli 4 anni dall’ultimo no o il fatto di non trovare valide alternative per stimolare l’economia nel nostro Cantone?
Mi disturbano tutti e due i fatti. Olimpiadi a parte, è necessario un cambiamento di mentalità e lavorare in direzioni che vanno dal valorizzare di più il territorio, la cultura in generale, il trilinguismo e il turismo sanitario con possibilità di abbinare alle prestazioni mediche di eccellenza soggiorni di benessere generale. Unire l’utile al dilettevole senza fiaccole olimpiche!
Piero Pola