Il futuro è dietro l’angolo?

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Il Governo dei Grigioni e il Parlamento sono impegnati da almeno un decennio in un dibattito politico/programmatico sul rilancio economico e turistico del Cantone. La promozione si basa primariamente attraverso una serie di sgravi fiscali per attirare attività imprenditoriali sul territorio e con progetti singolari, costellati da molti rischi finanziari e ambientali a medio e lungo termine.

La strategia messa in atto dal Cantone non ha portato molti frutti, le ditte non si sono moltiplicate e i grandi progetti sono stati rigettati dal popolo oppure non hanno visto la luce. Tempi difficili quelli a venire, sostengono i fautori di queste politiche. Si dovrebbe perlopiù riflettere se è opportuno continuare a propinare le stesse vecchie ricette economiche di fronte alle sfide odierne dell’era digitale, che ha già prodotto grandi cambiamenti sociali, economici e politici, oppure continuare a sostenere mediocremente e con insistenza, che nelle regioni di montagna esistono gli stessi presupposti di sviluppo delle regioni urbane densamente popolate e ben collegate tra di loro.

In Austria, a pochi chilometri dal nostro confine, con una conformazione territoriale e strutturale simile alla nostra, le cose funzionano diversamente. Sarà perché hanno sviluppato dei concetti regionali funzionanti, finanziariamente sostenibili e adeguati alle reali possibilità di crescita?

Le regioni di montagna sono periferiche per definizione, sono delimitate da confini geografici che determinano la relativa chiusura e ne limitano l’accessibilità. L’estensione per le attività umane è circoscritta, lo sfruttamento economico ridotto rispetto alle aree di pianura, che si tratti di superfici agricole o industriali. L’esistenza di un confine crea una forte identità sociale e culturale che tende a sviluppare un’economia settoriale collegata alle risorse naturali, all’agricoltura e al turismo. Queste unicità le differenzia dalle aree industriali e urbane, caratterizzate da un’elevata diversificazione settoriale con molteplici attività secondarie e terziarie.

Le vallate grigionesi si contraddistinguono per le particolarità regionali, oltre che da diversi altri fattori determinanti come quelli economici interni ed esterni, geografici, strutturali, di collegamento, d’innovazione tecnologica, ecc. mai indagati a fondo dal Cantone e dai Comuni e soprattutto mai implementati. Nelle aree più dinamiche i fattori elencati interagisco tra di loro e portano a un incremento dell’occupazione, della produzione e presumibilmente anche della qualità della vita. Infatti, aumentando le sinergie tra le imprese locali, le risorse umane possono essere sfruttate al meglio, approfittando così di un capitale di conoscenze maggiore che alimenta l’innovazione.

Limitandoci al panorama della Valposchiavo, fra gli ostacoli principali da superare e che condizionano un’evoluzione positiva della situazione, tre sono sostanziali:

  • Manca una gestione razionale del territorio attraverso una pianificazione mirata, dotata di un’analisi urbanistica e viaria dettagliata, in grado di individuare i punti di conflitto. Manca anche un concetto di sviluppo territoriale capace di indicare le potenzialità e che trovi soluzioni ai problemi e alle diverse aspirazioni economiche e turistiche della valle.
  • Scarseggia a tutti i livelli istituzionali e politici la disponibilità alla collaborazione, condizionata da troppi interessi di categoria e individuali, che impediscono una discussione seria e una riflessione mirata sugli obiettivi. Questa collaborazione è latente anche in ambito imprenditoriale dove la collaborazione fra pubblico e privato e fra privati è quasi inesistente.
  • Manca un rincalzo giovanile e di rinnovamento tecnologico causato da una perdita consistente della nostra gioventù. I giovani sono costretti a trasferirsi fuori valle per proseguire gli studi o svolgere un apprendistato. Spesso, però, questi giovani in possesso di una formazione pratica o universitaria non tornano in valle perché essa è poco attrattiva. Essi potrebbero, con le competenze acquisite, dare un nuovo slancio alla nostra regione. A conclusione: senza un concetto di sviluppo territoriale, di una concertazione sugli obiettivi e nuove risorse umane sarà difficile rinnovare, diversificare e proporre nuovi modelli d’impresa.

Renato Isepponi

4 COMMENTI

  1. Il fututo, é sempre dietro l’angolo!
    Renato descrive la situazione in modo corretto e propone delle alternative altrettanto giuste. Riprende un poco l’idea espressa tempo fa dal signor Dario Monigatti, in un’altro contesto (mi pare le olimpiadi) su questo giornale. Dobbiamo ri-valutare il nostro bellissimo territorio. Gli esempi da “copiare” (li cita anche Renato), sono vicini. Mancano le persone ideali, che sanno individuare ed impostare le strategie necessarie per uscire da una situazione, direi, di stallo. La mentalità sarà difficile da cambiare; l’essere umano (se poi anche Poschiavino e Grigionese), tende ad avere la testa dura. Approfitto dell’occasione, per chiedere a Renato, se di queste tematiche viene (e come) discusso a livello politico comunale (Giunta o chissà cos’altro). Se i rappresentanti del Popolo sovrano non stessero svolgendo i compiti impellenti che ci riguardano (es. economia, sviluppo ecc..); in una prossima occasione, si dovrebbero eventualmente sostituire. Parlarne serve sicuramente; dalle parole si dovrebbe poi passare ai fatti.

  2. Condivido quanto espresso da Renato Isepponi, in particolare il secondo punto della sua riflessione relativa agli ostacoli principali, che riporto:

    “Scarseggia a tutti i livelli istituzionali e politici la disponibilità alla collaborazione, condizionata da troppi interessi di categoria e individuali, che impediscono una discussione seria e una riflessione mirata sugli obiettivi. Questa collaborazione è latente anche in ambito imprenditoriale dove la collaborazione fra pubblico e privato e fra privati è quasi inesistente”.

    … e non è che questo abbia un’importante influenza anche sul terzo punto? I giovani che non ritornano in valle. Chi ha voglia di impegnarsi a fondo in un paese, comune o valle dove scarseggia la collaborazione e magari dominano le invidie?

    Peccato. Dal mio punto di vista, siamo una realtà troppo piccola per permetterci un individualismo troppo marcato. Il rischio di uscirne perdenti è grande. Ci sono diverse iniziative positive, ma se manca una collaborazione tra privati e tra privati e mano pubblica, che possa portare a un ulteriore sviluppo delle stesse, queste non daranno i frutti che potrebbero dare.

    Individuato il problema, cosa si può fare? Difficile trovare la soluzione giusta. Una cosa è certa: senza un cambiamento di mentalità, il futuro della nostra bella valle è destinato a peggiorare. Diamoci una mossa e impegniamoci fin da subito affinché ciò non avvenga.

  3. Mi sembra che questo editoriale centri in pieno le problematiche della Valposchiavo. Mi rattrista sentirle, ma mi fa tanto piacere che si inizi a parlarne. Senza diagnosi il paziente non guarisce, ma con la giusta analisi e interventi mirati e ragionati, se la valle non è troppo ammalata potrà progredire in salute.
    In questo senso spero che anche la stampa contribuisca, come qui, porgendoci davanti uno specchio pulito e stimolando una discussione al di sopra degli orticelli, pur fioriti che siano.