Profughi: situazione tranquilla, ma la guardia è alta

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Dopo un 2016 tutt’altro che tranquillo sul fronte della migrazione, con flussi di profughi che tra l’estate e l’autunno hanno fatto registrare punte di un certo rilievo anche al confine sud della Valposchiavo, i primi mesi dell’anno sono trascorsi in modo tutto sommato calmo, con frequenze alle frontiere numericamente poco rilevanti. Ciò anche in virtù della minore intensità degli sbarchi verso le coste del sud Italia, causa le condizioni atmosferiche non del tutto favorevoli per avventurarsi in mare.

Secondo quanto rivelato al nostro giornale dal capo servizio informazioni del Comando Regione guardie di Confine III, Martin Tschirren, la situazione è attualmente tranquilla. “Durante gli ultimi mesi – queste le sue parole – non si sono registrati movimenti di rilievo alle frontiere sud dei Grigioni, così come, per quanto mi è dato sapere, anche in Ticino, dove i flussi sono rimasti sostanzialmente stabili e, nelle ultime settimane, non si sono osservate attività degne di nota. Va anche detto che – tiene ancora a ribadire Tschirren – gli accordi di collaborazione intrapresi lo scorso anno con le preposte istituzioni della vicina Lombardia e della Provincia di Sondrio funzionano egregiamente, facendo in modo che gran parte degli arrivi alla stazione ferroviaria di Tirano vengano direttamente respinti dalle autorità di frontiera”.

L’arrivo della bella stagione potrebbe però far improvvisamente mutare la situazione. Con l’avvento di giornate più calde, la pressione lungo le coste del Mediterraneo non tarderà a farsi sentire e il conseguente aumento dei flussi migratori è pertanto solo una questione di tempo.

Intanto, l’edizione di mercoledì 22 marzo del quotidiano d’oltreconfine “Il Giorno” affermava che, secondo una stima del Ministero dell’Interno italiano, il 2017 sarà un anno record per quanto riguarda lo sbarco di profughi, con arrivi stimati attorno alle 250’000 unità. Sempre secondo lo stesso giornale, i migranti arrivati in Italia dalla Libia in questi primi mesi dell’anno sono già il 47% in più rispetto il 2016.

Bastano quindi questi pochi dati per meglio comprendere la portata del fenomeno e che, da qui all’estate, l’evolvere della situazione anche verso il confine sud della Svizzera potrebbe assumere dimensioni importanti.


Piero Pola