Segnali di ripresa per il turismo?

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Come di consueto ho trascorso la Pasqua a Poschiavo, con la mia famiglia. Osservando, ascoltando e parlando mi è sembrato di cogliere una certa soddisfazione fra chi in Valle si occupa di turismo; come si dice fra noi “al ghe ingir gent”. Molti Pusc’ciavin in Bulgia, alcuni turisti attratti dalle previsioni più clementi per il sud rispetto al nord (anche se “a Pusc’ciaf al tira al vent”), altri, visto altri tipi di arie che tirano, non hanno più molta voglia di andare troppo lontano e forse qualcuno è stato invogliato a visitare la nostra Valle dalle campagne “100% Valposchiavo”.

In Ticino sembra abbiano fatto “il tutto esaurito”, tanto da mandare in tilt la “Ticino card” (la possibilità di utilizzare tutti i mezzi pubblici gratuitamente per chi è ospite delle strutture alberghiere ticinesi). E contemporaneamente, sulla “Südostschweiz” leggevo che i turisti svizzeri sono in calo nelle destinazioni austriache, troppo piene perché troppo a buon mercato. Vuoi vedere, mi son detto, che ci sono i primi segnali di ripresa del turismo alpino svizzero, da molto tempo, da troppo tempo in sofferenza?

In fin dei conti è tutta una questione di “competitività”! I dati sono buoni se le nostre destinazioni riescono a “competere” con altre offerte turistiche di montagna, di città o di mare che siano. Riuscire a “competere” significa riuscire a soddisfare quello che cerca il cliente ad un prezzo corretto. Non necessariamente si deve essere a buon mercato, ma la prestazione deve essere “al livello del prezzo” e viceversa, se la prestazione è semplice, anche il prezzo deve essere adeguatamente moderato.

Visto le tendenze, per il turismo grigionese sarebbe forse il momento buono per lavorare sulla sua competitività, passata l’ubriacatura delle residenze secondarie che in molti posti davano l’illusione di una competitività inesistente. Ben vengano quelle iniziative come il progetto “100% Valposchiavo” che vanno a valorizzare le famose “unique selling proposition” (USP), quei vantaggi strategici innati e non facilmente copiabili da altri, tanto cari all’Università di San Gallo. Ben vengano anche quei richiami simbolici alla solidarietà locale come la moneta della Valposchiavo proposta dall’Associazione Artigiani e Commercianti; ma facciamo attenzione a non confondere il carattere simbolico con l’effettivo imperativo di essere competitivi senza puntelli.

E come la mettiamo con la candidatura all’organizzazione dei giochi olimpici, che da quanto leggevo il Vallese ha approvato, a differenza di noi Grigionesi? Dopo alcune battaglie epiche direi che dovremmo aver capito che da noi “non c’è trippa per gatti”. E probabilmente, se guardo a ciò che rimane dopo un’Olimpiade è un bene che sia così. Facciamo i migliori auguri ai nostri cugini Vallesani e chiediamo con forza al Governo grigionese che liberi tutti quei fondi che erano pronti a “buttare” (o pardon) ad investire per l’organizzazione dei Giochi olimpici a favore di chi i turisti li accoglie tutti i giorni nelle sue infrastrutture: i ristoratori e gli albergatori del Canton grigioni! Un’azione decisa a favore delle infrastrutture turistiche, a sostegno di chi già si dà da fare. Non però per salvare chi è più morto che vivo. Un’azione limitata nel tempo, per non tradire (troppo) il fondamento liberale che la deve accompagnare; un’azione determinata a ricreare una condizione di pari opportunità su un mercato sul quale tutti (i nostri vicini perlomeno) hanno barato. Un’azione, chiamiamolo masterplan, che potrebbe dare una svolta decisiva alla competitività grigionese. E allora le notizie di questi giorni non rischierebbero di essere semplicemente la solita rondine che non fa primavera, un riflesso della fortuna o sfortuna metereologica o dell’insicurezza generale, ma una pura e semplice realtà.


Gianluca Giuliani