Turista per caso

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Forse a Poschiavo ci arrivi perché lo decidi e allora ti prepari, leggi, ti informi e sai cosa vorresti vedere, ma forse ci arrivi per caso e la tua visita segue un percorso più improvvisato e magari sorprendente.
La natura ci ha regalato 5 sensi, è usando questi che Poschiavo svelerà al meglio “l’inatteso”. Addirittura penso che così bisognerebbe sempre visitare ogni nuovo posto, città o paesino che sia.

Ricordo la mia prima volta a Poschiavo: mi stupì l’odore. Non era una puzza, non era un profumo, era un odore che ricordavo: da piccola andavo in vacanza nell’ultimo paesino di una valle laterale della Vallemaggia, a 1500 m di altitudine. Scendendo dall’auto dopo un’ora di trasferta da Locarno, era, ogni estate, l’odore a colpirmi: un odore diverso, di vacanze estive, ma anche di prati, di boschi, di case di pietra, di un’aria più pronta ad accarezzarmi. Dopo tanti anni l’ho risentito qui quell’odore! L’olfatto mi ha dunque regalato la prima sorpresa a Poschiavo, riportandomi a ricordi sereni: un profumo di aria pulita, di montagna, di campagna.

Con gli occhi è facile guardare Poschiavo, a patto di non limitarsi semplicemente ad attraversarla rimanendo sulla strada cantonale. Per chi arriva da nord in auto (in treno è un’altra magia!), scendendo dal passo par di arrivare in un posto triste, e la strada accanto al fiume appena passato il ponte di Cimavilla, con il viale alberato sul finale, non basta a creare bellezza. Se uno però è attento, riesce, nell’attimo in cui si affronta la curva sul ponte, ad intravvedere la Via da mez, una stradina leggermente sghemba, bellissima, prima vera promessa di quello che Poschiavo, entrandoci dentro, potrà regalare agli occhi! Ma si deve essere curiosi, si deve voler tornare a scoprire dove porta quella strada, posteggiare ed entrare in centro.
Arrivando da sud intuisci una promessa di meraviglia: qualcosa nell’architettura è cambiato, gli ultimi meli ti preparano ad altro, l’armonia del viadotto ti attorciglia lo sguardo. Poi ti sorprende il lago, con i suoi riflessi e colori; proseguendo ti aspetti il centro di un borgo che però non arriva mai …e già ti ritrovi al Volt. C’era un dettaglio che poteva fermare il tuo sguardo: la pavimentazione a cubetti! Son lì a deviare il tuo percorso, ad invitarti a seguirli e vedere a che bellezze ti portano, e l’inatteso si svela in piazza!

A solleticare il tatto ci pensa il vento. Valle nord-sud la Valposchiavo: un corridoio per il vento, non lo ferma nessuno, si scompone solo quando l’ha attraversata tutta. Ti colpisce, ti spettina, ti avvolge, ti snerva. Ma ha un suo fascino: rende limpida l’aria, nitidi i contorni. Il bosco sui versanti è tutto un movimento, ma il sasso del Sassalbo resta lì, immobile e dominante come una cattedrale di pietra.

Anche l’udito porta i suoi messaggi, per esempio il rumore del treno. Ma dove diavolo si infila un treno su per quella montagna? Uno, scendendo in macchina dal passo, neppure si accorge che anche un treno scavalca la stessa montagna! E il suo rumore si sente in maniera diversa a dipendenza dalla meteo: più vicino quando piove, attutito se invece è tempo secco. Anche le campane suonano diverse per chi viene da fuori. Poi c’è il rumore della piazza d’estate: niente macchine, solo il parlottare della gente, il rumore dei passeggini sui cubetti, un accenno d’organo che arriva dalla chiesa…

E il gusto? Beh è sicuramente quello del pane. Oggi trovi ogni varietà di pane ovunque, ma la “brasciadela”, col suo gusto di segale e anice, resta un gusto primario del luogo. Sono sicura che chi ha voluto o dovuto andarsene da qui, tornando a casa da non importa dove, apprezzerà il pezzo di pane come un abbraccio e si sentirà davvero tornato.

E chissà, forse farà tornare anche te, turista per caso poiché c’è anche un sesto senso con cui fare i conti: quello dell’affetto che ti farà scoprire la gente, le contrade, S. Romerio e Cavaglia, le due chiesette di Selva, la Val di Campo, il lago Viola, Viano sotto il cielo e l’alpe Palù, le marmitte dei giganti, l’orrido di Puntalta e la luce della valle. Oh, la luce!
Ecco.


Serena Bonetti

6 COMMENTI

  1. Cara Serena da poschiavina adottata mi hai toccato i sentimenti più profondi hai descritto nei minimi particolari la realtà poschiavina un grazie di cuore da parte della nostra bella Valposchiavo
    Ornella del Motrice

  2. Ben scritto! Un grande elogio a Poschiavo Borgo! È proprio così ! A parte qualche “macchia” che ti fa pure sorprendere. Arrivando da sud e volgendo lo sguardo al vecchio Caffè Sport in Plazola, ti accorgi subito che il tempo si fermò proprio dalla chiusura del Caffè Sport – credo negli anni ca. 1985 – fino ad ora, saranno circa 30anni – vedi quei brutti cartellacci segnavia, la facciata trasandata con degli affissi scandalosi ed ogni settimana montagne di “immondizie puzzolenti e cartoni” , che ti danno un pugno nell’occhio!
    Questa è la parte nera della “medaglia d’oro” ; e non è l’unica! Noi Poschiavini da La Vila, lo sappiamo!
    Anche a me, mi viene la pelle d’oca vedendo il bel Borgo trasformarsi in un gioiello da cartolina!
    Grazie Serena Bonetti