Energia e rifiuti: hanno vinto le istituzioni

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La Svizzera ha deciso di voltar pagina in materia di approvvigionamento energetico. L’eloquente segnale in tal senso è uscito dalle urne domenica 21 maggio, giorno in cui il popolo ha approvato in modo netto e uniforme la revisione della Legge sull’energia.

Una sorta di autorizzazione a procedere, dunque o, se anche vogliamo, un assegno in bianco che mette ora il Consiglio federale nelle condizioni di poter finalmente avviare la macchina che dovrebbe condurre la Svizzera al di fuori della dipendenza energetica da qui al 2050. Una macchina che non dovrà essere sospinta dal carburante fossile, dovrebbe consumare poca energia e dimostrarsi particolarmente efficiente.

Obiettivi ambiziosi, da raggiungere gradatamente e in un lasso temporale tutto sommato ragionevole, ma che, per essere realizzati, dovranno passare attraverso una sorta di corsa ad ostacoli. Tante sono infatti le incognite che attendono al varco le differenti fasi di realizzazione della strategia energetica, la quale, per ridurre i consumi, aumentare l’efficienza e promuovere le fonti rinnovabili, il tutto mettendo definitivamente in soffitta il nucleare, dovrà ancora saper convincere il consumatore che il tornaconto economico per il Paese dovrà per forza passare da fatture più salate e che, il raggiungimento di un regime autosufficiente, è possibile solo mediante una nuova visione nella condotta delle abitudini quotidiane.

La storia non la si scrive in un solo giorno e, come ogni cambiamento epocale, anche la svolta energetica avrà bisogno del suo tempo per essere definitivamente portata a termine e digerita. Scegliendo una via caratterizzata da una buona dose di pragmatismo, ma alla quale non mancano neppure sentori utopistici, ieri il popolo ha dimostrato di crederci, dichiarandosi nel contempo pronto a fare la propria parte.

Indipendentemente dalle ragioni che hanno contraddistinto favorevoli e contrari, la discussione attorno al futuro energetico è stata un grande esercizio di democrazia diretta, condotto su un tema difficile e sul quale non era facile esprimersi. In questo esercizio ha vinto la Svizzera intera, tra i pochi Paesi, se non l’unico, a concedere al popolo la decisione finale su un tema così strategico per la nazione.

Dopo mesi di discussioni il popolo ha deciso che sarà la Regione Bernina a doversi occupare della gestione dei rifiuti. Lo ha fatto in modo netto, dimostrando d’aver saputo scindere la questione formale da quella meramente amministrativa relativa agli appalti, quest’ultima assurta a tema principale durante l’iter d’approvazione nei vari gremi politici e nella discussione prima del voto.

Una vittoria per la nuova Regione che, dopo la sua entrata in scena nel gennaio del 2016, all’indomani dell’approvazione della Riforma territoriale, ha finalmente battuto il suo primo colpo. Il primo, ma anche il più difficile. La posta in gioco era alta e un eventuale scivolone sui rifiuti avrebbe potuto significare la definitiva abdicazione delle stessa oltre che, un no in uno dei due Comuni, avrebbe parimenti potuto creare un pericoloso fossato capace di tagliare ancor di più la valle in due.

La strada pare essere un po’ meno in salita e, quel contenitore vuoto, come appariva prima la Regione, può ora essere gradatamente riempito con altre funzioni, Comuni e popolo permettendo. Un’iniezione di fiducia, per un’istituzione che abbiamo fortemente voluto e che ora può dimostrare di esserci per davvero.

L’ultima parola sul definitivo conferimento della raccolta e smaltimento dei rifiuti alla Regione Bernina spetta ora al Tribunale Amministrativo. Qualsiasi sarà la sua decisione non potrà comunque cancellare questa vittoria della Regione.

In ambedue i casi, energia e rifiuti, hanno vinto le istituzioni.


Piero Pola