L’ultima fatica di Massimo Lardi, un libro da raccomandare

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Ho letto con grande piacere e profitto l’ultima fatica letteraria di Massimo Lardi su Don Francesco Rodolfo Mengotti, volume stampato nel 2018 in una pregiata veste grafica dalla Tipografia Menghini Poschiavo. L’opera si basa su un lungo, imponente lavoro di ricerca e scrittura dell’autore, coadiuvato in parte da alcuni esperti.

Il protagonista, don Rodolfo, così si faceva chiamare, visse nel Settecento e raggiunse la veneranda età per quel tempo di oltre ottanta anni. Discendeva da una famiglia allora dominante, naturalmente ben imparentata con altre prestigiose famiglie di Poschiavo e Valtellina e persino della Baviera (ricordiamo il bel libro di Lardi sul Barone de Bassus). Ebbe un`ampia formazione umanistica, frequentò il prestigioso Collegio Elvetico di Milano e si laureò in teologia.

Fu quale canonico e prevosto di Poschiavo un influente protagonista della vita religiosa e politica non solo della nostra valle, ma anche della Rezia e della vicina Lombardia. Frequentò o ebbe contatti con personaggi importanti come vari vescovi di Como, il metropolita di Milano e fino nelle alte sfere del Vaticano. A quarantotto anni rinunciò alla carica di prevosto perchè malaticcio. Vista la lunga vita e le precise annotazioni sullo stato di salute nei suoi scritti, magistralmente riportate da Lardi nella lingua dei nostri tempi, nasce però il sospetto che fosse, almeno in parte, un poco ipocondriaco. Lardi non ci nasconde neanche i suoi vizi e le sue debolezze come una certa vanità e il favoreggiamento eccessivo dei membri della sua parentela.

Il libro è scritto molto bene in modo appassionante e scorrevole e si impara tanto della storia, cultura e vita religiosa della Valposchiavo e dintorni di quei tempi, spirito che in parte riecheggia ancora (almeno durante la nostra adolescenza negli anni sessanta del ventesimo secolo la Chiesa e le varie autorità civili e militari avevano ancora un ruolo dominante).

Lardi scrive in una prosa attuale ben leggibile, vicina alla lingua parlata. La parte biografica, che è preponderante, si legge come un romanzo storico e quasi d`avventura ed è molto avvincente. La vita nel borgo e nella valle si svolge davanti ai nostri occhi con le tante fatiche, le magre consolazioni e le usanze della povera gente e gli eccessi, i lussi e gli intrighi dei pochi potenti. Il tutto ben incastonato in un contesto politico europeo in fermento prima dell`epocale rivoluzione francese e delle lotte di religione, perchè don Rodolfo fu partecipe, almeno con la penna, della storia e cultura europee del Settecento.

Il testo non è privo di umorismo per esempio quando parla delle fisime del reverendo o dei rari vizi, che i popolani cattolici si concedono proprio durante le processioni lasciandosi andare ai bagordi per la disperazione di Don Rodolfo. Il testo di Lardi ci rende bene anche il caustico sarcasmo del letterato verso i suoi avversari e il nipote Barone de Bassus, membro autorevole della società segreta degli Illuminati.

Anche i testi latini dell’antologia nella seconda parte (sono giunti a noi ben 14.000 versi, pubblicati qui solo in piccola parte) sono scelti bene. Impressiona veramente l`erudizione classica e umanistica del nostro poeta e la conoscenza, che aveva del vasto mondo di allora, malgrado stesse a Poschiavo. Scrive in un latino essenziale di tutto servendosi di esempi, che spaziano dalla mitologia greca alla letteratura latina. Parla dottamente di teologia, filosofia e politica locale e europea, ma anche della vita quotidiana, dei duri lavori, dei severi costumi religiosi e delle usanze dei poschiavini, di meteorologia e persino delle funzioni corporee.

La terza parte dell`opera è costituita dal breve riassunto del trattato di teologia. Anche se oggi non più attuale è interessante dal punto di vista storico teologico.

Insomma un libro da raccomandare non solo ai valposchiavini, ma a tutti.


Gianfranco