Conferenza sulla demenza presso l’Ospedale San Sisto

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Nella serata di lunedì 29 ottobre, accolto da un numeroso pubblico, il dr. med. Brenno Galli (capo servizio di geriatria presso l’Ospedale Regionale di Locarno) ha tenuto una conferenza sul tema della demenza nella hall dell’Ospedale San Sisto, a Poschiavo, organizzata dal Centro Sanitario Valposchiavo e sponsorizzata da Alzheimer Grigioni.

Il medico locarnese ha esordito con un breve accenno alla malattia di Alzheimer, che prende il nome dal primo medico che individuò un problema a livello cerebrale in alcune sintomatologie, ribadendo un concetto tanto chiaro quanto spesso dimenticato, ossia che la demenza non deve per forza corrispondere alla vecchiaia, ma tuttavia, con l’avanzare dell’età, i fattori di rischio aumentano. Nel 2017 i malati di demenza in Svizzera erano circa 150’000 e le persone che li accudivano circa mezzo milione.

A fronte di un incremento annuo di circa 20’000 unità, nel 2030 si stima che il numero di malati di demenza possa raggiungere quota 350’000, ossia il 4% dell’intera popolazione del nostro Paese. Cifre impressionanti, che – come affermato dal dottor Galli – rappresentano un paradosso della medicina contemporanea, che da un lato è in grado di allungare l’aspettativa di vita, mentre dall’altro non riesce a trovare cure efficaci per questa malattia.

I sintomi che indicano la comparsa di demenza sono aprassia (incapacità di compiere gesti coordinati e diretti a un determinato fine), afasia (disturbi del linguaggio), agnosia (l’incapacità di riconoscere persone, animali ed oggetti) e disturbi delle funzioni esecutive (cognizione e regolazione del pensiero). In persone affette da problemi mnemonici, è sufficiente la presenza di almeno uno dei sintomi appena indicati, affinché si possa sospettare dell’insorgenza di una demenza.

In sintesi la demenza può anche essere definita come un problema di passaggio delle informazioni dalla memoria breve a quella a lungo termine, che è causa di un deficit cognitivo. Spesso in pazienti affetti da una forma lieve la memoria a lungo termine permane, poiché afferente ad aree del cervello non (o non ancora) pregiudicate dall’avanzare della sindrome. Ma non tutti questi sintomi conducono alla diagnosi di Alzheimer o altre forme di demenza. Esistono infatti malattie che appaiano in una forma simile, ma che hanno cause diverse. Come ad esempio la MCI (smemoratezza lieve), il delirio (confusione transitoria ma reversibile, frequente negli anziani), la depressione (negli stadi iniziali), la debilità congenita.

Una diagnosi precoce è una buona prerogativa nella cura di alcune forme di demenza (circa il 12%); essa avviene sulla base di anamnesi, esami clinici (TAC/MRI/SPECT) e neuropsicologici. Fondamentale, a questo proposito, è il ruolo della famiglia nel tracciare l’anamnesi del paziente. Anche se la certezza assoluta sulla diagnosi di Alzheimer, con formazione di placche amiloidi simili a cicatrici nel tessuto cerebrale, è data solo post mortem, gli esami clinici possono già indicarne con una certa precisione la presenza. A questa forma di demenza più diffusa (50-60%), vanno ad aggiungersi la demenza vascolare (15-20%), la demenza dei corpi di Lewy (10%), la demenza frontotemporale (8%) e un centinaio di altre forme rare, che rappresentano la rimanente quota.

Denominata anche arteriosclerosi e conseguente a ictus (o a una serie di ictus) in zone strategiche del cervello, la demenza vascolare può essere diagnosticata grazie agli esami clinici; in questi casi si osservano infatti dei buchi bianchi nel cervello, analogamente agli infarti del cuore. La demenza frontotemporale si manifesta invece con disturbi comportamentali che precedono quelli cognitivi e spesso compare in individui inferiori ai 65 anni, mentre la demenza dei corpi di Lewy presenta sintomi extrapiramidali (del sistema nervoso centrale) simili alla fase d’esordio del Parkinson e associati ad allucinazioni o disturbi cognitivi fluttuanti.

Il dottor Galli ha poi indicato la terapia volta possibilmente a garantire ai pazienti una buona qualità di vita, che si erge essenzialmente su tre pilastri: il sostegno famigliare, i farmaci antidementivi (al momento non efficacissimi) e gli psicofarmaci. Il futuro delle cure farmacologiche si sta oggi orientando verso la cura delle placche amiloidi mediante anticorpi che ne possano combattere la formazione, ma al momento i farmaci sono ancora in una fase sperimentale. Mentre sul fronte della prevenzione oggi la scienza medica confermerebbe che alcuni fattori a rischio per la salute, quali ad esempio il consumo eccessivo di alcol e tabacchi o l’ipertensione, possono essere causa di demenza.

Sempre nell’ambito delle cure vanno stabilite le priorità, che partendo dalla prevenzione si estendono al prolungamento della vita di un individuo, al mantenimento delle sue funzioni esecutive e alla massimizzazione del suo benessere. Se nei casi di demenza lieve la terapia può appoggiarsi all’autodeterminazione del paziente, in casi di demenza moderata è importante l’informazione e il dialogo del personale specializzato con i familiari, mentre nei casi più gravi possono anche sorgere temi etici e molto delicati quali ad esempio il fine-vita.

Per ottenere dei seppur minimi risultati in ambito terapeutico la comunicazione visiva con i malati di demenza è indispensabile quanto l’incentivazione ai piaceri, al senso di autostima e di appartenenza. Anche lo spazio in cui il paziente vive deve essere adeguato. Evitare ostacoli (tappetti o mobilio instabile), eccessivi stimoli uditivi o sbalzi di temperatura, aumentare stimoli visivi e regolare l’illuminazione (evitando così la cosiddetta “sindrome del tramonto”) sono alcuni fra i principali consigli forniti dal geriatra locarnese al pubblico.

Brenno Galli non ha voluto creare troppe aspettative nei presenti, fra cui molti che si occupano di familiari affetti da demenza, e ha affermato che il giusto approccio nella cura di queste patologie è quello di non fissare l’asticella degli obiettivi troppo in alto, né troppo in basso. A questo suggerimento egli ha aggiunto che l’evoluzione e l’importanza di queste malattie nella nostra società andrà di pari passo all’aumento dell’aspettativa di vita (o invecchiamento della popolazione), visto e considerato che attualmente il 30% degli individui sopra i novant’anni è affetto da demenza.


Achille Pola