Iniziative «Buona scuola», il parere dell’Associazione degli insegnanti

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Dopo l’intervista di venerdì scorso all’avvocato Plinio Pianta, uno dei promotori della doppia iniziativa «Buona scuola Grigioni», pubblichiamo oggi quella svolta con il comitato dell’Associazione degli insegnanti Valposchiavo (AdI). L’Associazione insegnanti grigioni LEGR si è nettamente schierata contro le due iniziative e i membri del comitato valposchiavino, dei docenti che sono confrontati giornalmente con problematiche legate alla scuola, hanno risposto ad alcune nostre domande.

 

Il «Piano di studio 21» costerà al Cantone circa 5 milioni di franchi. Questa cifra lascia intendere che si tratta di un programma scolastico di una certa importanza e che avrà un grosso impatto sull’istruzione pubblica. Non vi pare che sia abbastanza naturale che qualcuno si opponga e provi ad impedirne l’applicazione? In fondo il nostro sistema scolastico non sembrava essere così in cattivo stato…
Il Piano di studio 21 Grigioni è uno strumento che definisce l’incarico che la società conferisce alla scuola popolare, sulla base di una legittimazione di politica della formazione. Esso fissa gli obiettivi d’insegnamento di tutti i gradi della scuola e rappresenta uno strumento di pianificazione per insegnanti, scuole e autorità competenti per la formazione. Inoltre informa in merito alle competenze che devono essere raggiunte nella scuola popolare. I 5 milioni servono per coprire anche le spese generate dal perfezionamento professionale dei docenti nelle tre lingue cantonali. Numerose sono infatti le proposte di formazione per tutti i cicli scolastici programmate in questi anni. Questo importo è stato ovviamente deciso dal Gran Consiglio, dai rappresentanti del popolo insomma, seguendo i principi democratici. Il sistema scolastico attuale funziona, ma deve adattarsi alle nuove esigenze della società moderna: le allieve e gli allievi della scuola popolare devono essere pronti per le nuove sfide.

Quali altri programmi didattici del passato hanno avuto un impatto simile al «Piano di studio 21»?
Ogni nuovo piano di studio ha portato con sé innovazione e cambiamenti per permettere alla scuola pubblica di adattarsi alla società contemporanea. L’ultimo risaliva al 1993. Nell’odierna società in rapido mutamento non ha più senso formare alunne e alunni con gli strumenti di 25 anni fa. I programmi didattici del passato riguardavano poi un unico cantone. Il Piano di studio 21, armonizzato per garantire la mobilità interna alle persone, coinvolge 21 cantoni con le loro particolarità. Le esigenze del nostro cantone trilingue devono in un modo o nell’altro convergere con quelle di altri cantoni: una sfida non da poco. Il nuovo piano di studio è basato inoltre sulle competenze e prevede l’introduzione di nuove materie quali etica, media e informatica, orientamento professionale e individualizzazione. Esso pone anche l’accento sulle competenze trasversali (sociali, metodologiche e personali).

I fautori delle due iniziative «Buona scuola Grigioni» contestano, fra l’altro, agli organi cantonali dell’istruzione di essersi asserviti troppo facilmente alle nuove tendenze tecnologiche, di mercato e società. L’attuazione del «Piano di studio 21», con una virata verso le competenze e le nuove tecnologie, ne sarebbe la dimostrazione. Ma se davvero la scuola rincorresse solo l’evoluzione della società, il ruolo, l’autonomia e gli ideali della pedagogia non ne risulterebbero sviliti?
Il Piano di studio 21 descrive ciò che le scolare e gli scolari apprendono, sotto forma di competenze, nel corso della scolarità obbligatoria. Per acquisire una competenza sono necessarie tre premesse: sapere, saper fare, volere. Il sapere, contrariamente a quanto si vuol far credere, rimane quindi centrale, ma il PS21 va oltre e si pone l’obiettivo di preparare le allieve e gli allievi in modo tale che siano in grado di servirsi del loro sapere al momento giusto nelle varie situazioni personali e lavorative. Gli insegnanti decidono comunque sempre ancora liberamente quale metodo impiegare per favorire l’apprendimento. Il PS21, mettendo l’accento sulle competenze, si prefigge di formare futuri adulti con una capacità di pensiero critico e indipendente, e mira a formare cittadini attivi nella società civile e non semplici pedine in mano all’economia e alla politica.

Le neuroscienze iniziano a mettere in guardia la popolazione mondiale sui rischi che provocherebbe l’uso eccessivo delle nuove tecnologie (dispositivi collegati ad internet) a livello cognitivo e d’apprendimento, specialmente nelle fasce di età giovanili. Un rischio legato soprattutto alla distrazione incentivata da sofisticati algoritmi utilizzati sul web a scopo prevalentemente commerciale. Nel «Piano di studio 21» queste tecnologie trovano ampio spazio. Sono previsti dei provvedimenti che ne limitino l’utilizzo?
Il rapido sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione caratterizza la società non solo riguardo all’economia, alla politica e alla cultura, bensì in misura crescente anche nel contesto di vita personale e organizzazione delle relazioni. L’importanza dei media digitali e delle tecnologie informatiche quali strumenti per elaborare, salvare e trasmettere informazioni continua a crescere. Detto questo il Piano di studio 21 non prescrive un uso sconsiderato dei dispositivi digitali in tutte le lezioni. Rispetto alla situazione attuale si prevedono 2 lezioni di “media e informatica” in 5a e 6a classe elementare. Il dispositivo digitale viene poi impiegato nelle altre lezioni se l’insegnante lo ritiene utile per il raggiungimento dei suoi obiettivi didattici. Nella scuola dell’infanzia il gioco continuerà ad essere un’attività centrale e non verrà sostituito dal tablet! Dagli obiettivi del PS21 si evince che la scuola fa di tutto per educare gli allievi ad un uso sensato e critico dei dispositivi digitali. Gli allievi e le allieve imparano ad orientarsi in un mondo in rapido mutamento caratterizzato dai media e dalle tecnologie dell’informazione, ad utilizzare in modo autonomo, con spirito critico e competenza, media e strumenti tradizionali e nuovi, e a valutarne le opportunità e i rischi a ciò correlati.

Perché è fondamentale dire NO a queste due iniziative?
Perché garantire una buona scuola è compito dei docenti con il loro lavoro quotidiano nelle aule scolastiche. Vogliamo che la scuola mantenga la propria autonomia e non diventi una marionetta in mano alla politica. Chi desiderasse avere maggiori dettagli sulle argomentazioni della LEGR (Associazione grigionese degli insegnanti) contro queste due iniziative può cliccare qui.

Per il comitato AdI (Associazione degli insegnanti Valposchiavo)
Sandra Zala-Zanolari, Sandro Plozza, Anna Capelli, Lara Crameri


A cura di Achille Pola

2 COMMENTI

  1. Grazie Achille per l’ottima intervista a Plinio Pianta prima, e alle/agli insegnanti della Valposchiavo poi. Il tuo è un buon servizio ai cittadini e alle cittadine al fine di poter votare con cognizione di causa. Plinio Pianta critica alcune cose importanti, che si possono condividere, come per esempio il voler ridurre il ruolo dell’insegnante a quello di accompagnatore o “facilitatore”, che non trasmette più le conoscenze in modo sistematico, che lascia il bambino a sé stesso (come nell’apprendimento “autogestito” quando lavora individualmente con un piano settimanale). Il punto è – e qui Pianta sbaglia: Chi dice che un rinnovamento della scuola fissi i metodi a un certo tipo di didattica, che può forse esser visto come “troppo moderno” e troppo poco efficace? Insegnanti molto bravi come ben si sa fanno una ragionevole combinazione di vari metodi: promuovono l’apprendimento autonomo, il lavoro di gruppo in laboratorio, ma praticano anche momenti d’insegnamento frontale, dove spiegano cosa, come, perché, quando ecc. Il Piano di studio 21 come si dice in tedesco non è sicuramente “il giallo dell’uovo” e si può criticare su diversi punti. Ma fare delle iniziative affinché i piani di studio – cioè quello che si deve fare a scuola – vengano deliberati dai nostri lodevoli granconsiglieri a Coira? Apriti cielo. Non hanno né il tempo né le competenze. La presa di posizione di Sandra, Sandro, Anna e Lara a nome dell’Associazione insegnanti Valposchiavo dimostra la loro perizia. Preferisco che siano gli esperti della scuola, senz’altro vicini all’opinione pubblica e ai genitori, a decidere sulla “buona scuola”, non i politici in Granconsiglio.