Fa specie quando un deputato giovane, appena eletto in Gran Consiglio, inoltra un atto parlamentare finalizzato all’istituzione di un limite di carica per il Parlamento cantonale. In effetti sono pochi i Cantoni svizzeri ad aver introdotto un simile limite di carica; anche perche’ viene giustamente fatta la differenza tra limite dei mandati negli Esecutivi (ampiamente conosciuti anche nei Grigioni) e limite dei mandati nei Legislativi che sono tutt’altra cosa. A livello federale poi, questa misura non esiste del tutto: non esiste alle Camere e neppure si adotta per il Consiglio Federale (perlomeno non quale disposizione formale-istituzionale). Qualche anno fa un analogo atto parlamentare nei Grigioni chiedeva un limite di eta’ per il Gran Consiglio. In quel momento ero stata piacevolmente sorpresa quando una giovane deputata – la liberale Vera Stiffler di Coira – al suo primo approccio parlamentare, aveva detto di non essere d’accordo perche’ affermava di aver sempre imparato dall’esperienza degli anziani. Quindi giovane non e’ uguale a giovane come anziano non e’ uguale ad anziano. Credo che si dovrebbe sempre fare questa differenza perche’, per finire, se siamo sempre tutti uguali nel nostro valore umano, non siamo tutti uguali nelle nostre attitudini, tendenze, desideri, conoscenze e, come si vede, idee e concezioni. Giusto pero’ che il Parlamento, che e’ la rappresentanza del popolo, sia variegato e che tutte le categorie vi siano rappresentate. E giusto anche rispettare il concetto di liberta’ e consegnare la decisione al popolo che e’ il naturale “filtro” nelle elezioni e deve poter decidere da chi vuole essere rappresentato.
Fare questo discorso in questo momento non e’ fuori luogo. Atti parlamentari o meno la cronaca di questi giorni parla di una percentuale di discriminazione degli anziani superiore a quella nei confronti delle donne e degli stranieri. Una statistica, redatta dal ricercatore Christian Maggiori, professore alla Scuola Universitaria per il lavoro sociale di Friborgo, parla del 28 percento di discriminazione degli anziani contro il 22 percento di sessismo e il 12 percento di razzismo. Tanto piu’ grave in quanto non esiste una legge nel nostro Paese, secondo Maggiori, alla quale appellarsi. Nell’ambito sanitario sono addirittura il 30 percento degli over 70 a dichiararsi stigmatizzati a causa dell’eta’. Sinceramente, non ne sono sorpresa. Me ne sono accorta gia’ quando accompagnando mia madre, che sapeva perfettamente intendere e volere, da qualche medico, dovevo insistere per coinvolgerla nella discussione. Non che lei non parlasse: tutt’altro. Ma il medico e il suo personale parlavano guardando solo me che ero l’accompagnatrice. Ho odiato questo modo di fare che equivaleva ad umiliare uno persona che capiva ancora perfettamente. Ma dire che non me ne accorgo oggi anche personalmente, sarebbe mentire. A partire da quei simpatici sconosciuti (uomini) che intravvedendo una figura femminile (ancora) mobile e svelta si girano a guardarla meglio e, viste le rughe girano in tempo record la testa. Per questo la legge certo non servirebbe, ma per altro si. Dovrebbe per esempio essere proibito il continuo riferimento pubblico al peso finanziario costituito dalla persona che invecchia, al disguido che provoca a livello di assicurazione e di societa’, al fatto che i giovani si troveranno a pagare per i vecchi. Questi ragionamenti, queste “sentenze” gettate li’, sui banchi parlamentari e governativi – dei quali ho molta esperienza – e raccolti dai media, possono avvelenare la vita degli anziani, avvilirli, addirittura farli sentire colpevoli di essere ancora in vita. Parecchie volte mi sono arrabbiata in Gran Consiglio e sono giunta al punto di chiedere al Consigliere di Stato di turno se voleva magari introdurre Exit su tutta la linea. Scandalizzando l’auditorio certo ma alleggerendomi la coscienza. A questo si aggiungono, a livello politico, gli attentati politico-psicologici da parte di qualche benpensante in Parlamento dei quali parlavo in apertura. Che si traducono appunto in atti parlamentari finalizzati ad impedire ai “vecchi” l’accesso alla politica istituzionale. Peccato, perche’ dai vecchi si potrebbe attingere: in conoscenza, in esperienza e non solo. Un esempio illuminante di questi giorni: Nancy Pelosi. A 78 anni (come me) chiamata a tenere testa al presidente degli Stati Uniti d’America (non come me). E dal 1987 (come me) in politica istituzionale. Inutile dire che mi fa molto piacere! Perche’ la politica e’ di tutti ed il rispetto anche.
Nicoletta Noi-Togni