Moratoria 5G: il Consiglio di Stato come Ponzio Pilato

Risposta sbrigativa quella del Consiglio di Stato che non accoglie moratorie sulla tecnologia 5G perché prerogativa della Confederazione.

Cantoni e Comuni sono interlocutori importanti e hanno il diritto di dire la loro, hanno margine di manovra e soprattutto hanno il dovere di ascoltare i propri cittadini. In risposta ad un’interpellanza di una Consigliera nazionale, il Consiglio Federale l’11.03.19 ha ribadito questo: “I Cantoni e i Comuni sono responsabili dell’autorizzazione e della sorveglianza degli impianti di telefonia mobile. La Confederazione non impone ai Cantoni alcun obbligo in tal senso.”

Il Cantone avrebbe il dovere di chiedere al Consiglio Federale con quale scelleratezza si sia arrogato il diritto di vendere le frequenze per la telefonia mobile 5G prima del responso dello studio commissionato dalla stessa Confederazione sui possibili danni alla salute e all’ambiente.

Già solo per questo, anche il nostro Cantone, dovrebbe seguire l’esempio del Canton Zugo e rifiutare il rilascio di permessi di costruzione di antenne 5G, non essendoci prova alcuna dell’innocuità di questa nuova tecnologia.

Studi sugli effetti delle onde elettromagnetiche sul corpo umano ce ne sono e sono oramai innegabili. La stessa Confederazione nella circolare mandata ai Cantoni il 17 Aprile 2019 afferma: “La ricerca ci ha fornito dati scientifici […] che testimoniano l’esistenza di altri effetti biologici, non riconducibili a un riscaldamento (dell’epidermide). Esistono sufficienti prove scientifiche di un’influenza sull’attività celebrale, […] dell’influenza sulla circolazione sanguigna nel cervello, di una riduzione della qualità dello sperma, di una destabilizzazione dell’informazione genetica, di effetti sull’espressione genica, sulla morte cellulare programmata e sullo stress ossidativo delle cellule”.

Anche il Consiglio di Stato ticinese ha ricevuto questa circolare, e ha anche ricevuto letteratura in merito da parte del gruppo Stop 5G Ticino. Il Consiglio di Stato Ticinese è stato invitato al convegno a tema organizzato a Mendrisio dove sono intervenuti scienziati, fra cui la Dott. Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini, fisici molecolari, medici e ingegneri. A livello internazionale si trova in rete l’appello di 100’100 elementi della comunità scientifica di 187 diverse nazioni rivolto all’UE con la richiesta di rinunciare a questa tecnologia. Questo appello è documentato in maniera tale da non lasciare aperto più nessun dubbio in materia di effetti delle onde elettromagnetiche sull’essere umano e sull’ambiente, già al livello delle immissioni attuali.

Dobbiamo quindi dedurre che il Consiglio di Stato asserendo, come ha fatto, che non c’è letteratura al riguardo sia composto da illetterati o ancor peggio menefreghisti incapaci di adempiere al loro dovere e di informarsi adeguatamente? E’ grave che siano i cittadini a dover svolgere un compito informativo a tutela della salute e dell’ambiente. Secondo un rapporto della Confederazione del 2017 redatto dai Medici per l’ambiente, in Svizzera sono ben 430’000 le persone che soffrono di sintomi e che si ammalano – anche gravemente – a causa delle radiazioni non ionizzanti.

In Svezia il Governo ha riconosciuto la condizione di elettro-sensibilità e lo ha fatto definendola giustamente non come malattia ma come invalidità funzionale. Pretendiamo che Confederazione e Cantoni proteggano i propri cittadini dal pericolo delle radiazioni non ionizzanti, poiché nessun progresso tecnologico o ipotetico beneficio economico, deve avere priorità sulla sicurezza di un’intera popolazione e di future generazioni. È inaccettabile che in un paese democratico possa esserne calpestata la Costituzione (nella nostra negli Art.10, Art.11, Art.13 per citarne alcuni) per favorire gli interessi delle multinazionali della telecomunicazione ed è altrettanto inaccettabile che ad un’intera nazione venga imposto lo status di cavia umana sottoponendola a test di sperimentazione, negando ad ogni cittadino uno dei più importanti tra i diritti umani: il diritto all’incolumità.

Il Consiglio Federale non ha adempito ai suoi doveri, ha agito in modo amatoriale, in modo corrotto e non nell’interesse della popolazione.

Nell’attesa che il Consiglio Federale riveda la sua posizione, ci aspettiamo come priorità assoluta e senza esitazione alcuna, l’impegno del Cantone a mantenere la protezione della salute dei cittadini e dell’ambiente imponendo l’arresto immediato dell’installazione delle nuove antenne 5G.


Gruppo Stop 5G Ticino e Grigioni italiano

Maria Invernizzi