Le castagne di Terra Nostra

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Sabato pomeriggio, in una dorata luce autunnale, c’è stata la castagnata organizzata da TERRA NOSTRA nelle selve castanili di Campocologno. Una ventina di persone hanno risposto all’invito di quest’Associazione che, benché nata da poco, sta diventando un punto di riferimento per diversi progetti.

Era già in ombra Campocologno alle due di pomeriggio, ma il sole della montagna che lo sovrasta rifletteva una luce davvero particolare. Così appena saliti oltre la Chiesa scoprire le Selve è stata una grande sorpresa: passando dalla strada cantonale uno neanche lo immagina che appena lì sopra si aprono prati morbidi, spaziosi, che si allargano e ti allargano lo sguardo verso il fondovalle, fino alle case di Madonna. E la Selva castanile sabato pareva proprio un bosco fatato.

Niccolò Paganini, col garbo che lo distingue, ha catturato tutta la nostra attenzione parlandoci della castagna. Quelle selve con i loro alberi centenari stanno lì a raccontarci una storia piena di umanità. Un secolo fa la castagna era uno dei più preziosi sostentamenti per la popolazione: era prima di tutto cibo, se ne faceva farina, poi si rastrellavano le foglie e si mettevano nei materassi, infine si prendevano i ricci e si sotterravano con le patate per dar aria alla terra. Tutto in un ciclo rotondo, senza sprechi. E per farle durare nel tempo si praticava la novena delle castagne: si mettevano in acqua per 9 giorni, quelle bacate dai vermetti venivano subito a galla e si potevano così eliminare. Per i sucessivi 9 giorni quelle eventualmente portatrici di uova dei vermi venivano sanate, mantenendosi quindi sane e commestibili a lungo durante l’inverno.
Poi un certo benessere ha lasciato i castagni al loro destino e in pochi anni si sono ammalati. Solo negli anni novanta si è voluto provare a risanare le selve salvando in effetti circa 2000 piante. Un po’ meno sono oggi quelle curate e accudite da privati, tuttavia ogni anno c‘è una cospicua quantità di castagne che finisce al punto di raccolta presso i “Piccoli frutti”. E c’è anche la volontà e l’idea di creare un vero e proprio progetto legato alla castagna, alla storia che racconta, ridandole un po’dell’importanza avuta in passato (tornare a far farina magari macinandola a pietra nel vecchio mulino? Renderla attrattiva per ristoranti e commerci?) Addirittura a Campocologno quando si parla del castagno si dice semplicemente “l’arbul”, è chiaro per tutti che questo termine, generico per molti, quaggiù significa il castagno!
E’ imponente questa pianta, sembra nata per proteggerti. E la castagna regina di queste selve è la Tudiscia, un po’ più piccola dei marroni ma tanto più saporita. Ne abbiamo avuto la prova direttamente sul posto, dopo che due Marunat ci hanno cucinato sul fuoco tudiscie e castagne, sfidandoci a riconoscere il sapore. E che sapore: sapore di Terra Nostra. Grazie.


Serena Bonetti