Guardarsi negli occhi e dirsi “Buon Anno”

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Guardarsi negli occhi, accogliere con un sorriso, scambiare parole amichevoli: sono gesti semplici che diventano l’essenza del vivere insieme, per migliorare la nostra vita e quella degli altri. Nella “sua” panetteria dove “c’è sempre un buon profumo”, dove “il pane e le torte sono presentati con amore” Simonetta Sommaruga, nell’Allocuzione di Capodanno, ha riflettuto sul significato per nulla scontato del “Buon Anno”, fatto di auguri, auspici e aspettative per i nostri cari e il nostro Paese, perché il nostro star bene sia anche lo star bene di chi ci vive accanto.

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A Schlieren per la Neujahrsmarathon

In una giornata carica di attese, il messaggio poco più lungo di due minuti, così familiare, restituisce al Capodanno la sua essenza di rito di passaggio, all’insegna della continuità, celebrato nella semplicità. D’altro canto, la Presidente della Confederazione non è nuova a queste ambientazioni; nel 2015 il riferimento fu al mercato in Piazza Federale, dove è solita fare la spesa. Due richiami al pragmatismo, alla semplicità, alla quotidianità che caratterizzano vita e cultura elvetica, abitudini e tradizioni che sono alla base della “svizzeritudine”, che informano il vivere comune dei cittadini. Proprio quello spirito che ho colto appieno lungo le rive della Limmat, impegnata nella prima maratona del nuovo anno, giunta alla sedicesima edizione.

A Schlieren, nella zona industriale di Zurigo, da molti anni si danno appuntamento volontari e atleti per partecipare a una gara davvero unica, che parte allo scoccare del nuovo anno. Ricordo ancora l’entusiasmo, la curiosità e l’allegria della prima volta, nel 2009 e l’edizione del 2010 o 2011, allietata da una nevicata intensa. Allora come oggi, essere lì, insieme a oltre un migliaio di atleti, condividerne le fatiche e cimentarsi con loro nella prima corsa dell’anno mi regala tanta energia. Anno dopo anno sale il livello agonistico ed io (che pure scelgo la distanza più breve, quella del quarto di maratona) colleziono piazzamenti da ultima. Non importa, perché qui davvero quello che conta è esserci. Da qualche anno, la Neujahrsmarathon è inserita nelle classifiche internazionali; si incontrano maratoneti di ottima caratura, capaci di prestazioni significative su un percorso per il 90% sterrato, esposto ai rigori delle temperature notturne.

Nello SportHalle di Schlieren si riunisce una bella fetta di mondo: quest’anno c’erano ben cinquantadue paesi a completare la classifica dei 1100; la Svizzera, con Astrid Roberts Feyer, si è aggiudicata il nuovo record sulla distanza più lunga, 2h59m18s mentre la maratona maschile è stata vinta dal tedesco Robert Wilms, in 2h35m23s, il terzo miglior tempo mai corso in questi sedici anni. Due atleti dalle falcate felpate, che nel buio della notte e nell’umidità delle rive della Limmat mi hanno doppiato e che ho ammirato finché il fascio della luce frontale me lo ha permesso. In quelle condizioni la corsa dei primi diventa una vera e propria danza di lucciole nella bruma della gelida notte, accompagnata dal canto della Limmat. Non c’è fiato sufficiente per parlare, ma ce ne è quanto basta per camminare spediti verso il traguardo, accolti da quel calore che è così tipico delle gare elvetiche. Un pubblico eroico attende tutti gli atleti e li sostiene a ogni passaggio, infondendo forza e calore, tanto necessarie nella rigida notte zurighese. Volontari premurosi offrono bevande calde e sorrisi, in una notte che per i più è dedicata ai festeggiamenti. Qui la fatica sportiva dipende dalla fatica di chi si mette al servizio degli altri; ci si guarda negli occhi per un mutuo ringraziamento.

Sì, è un Capodanno davvero speciale con un’intera Maratona per dirsi con semplicità “Buon anno”.


Chiara Maria Battistoni