Il 17 maggio p.v. si vota sulla revisione della legge nazionale sulla caccia. Per le regioni di montagna è di grandissima importanza che questa legge venga aggiornata – dopo ben 32 anni – alla situazione odierna. La nuova legge sulla caccia è pensata per il benessere degli animali, della natura e non da ultimo dell’uomo. Grazie alla stessa, vengono così creati corridoi faunistici interregionali per gli animali selvatici, il che renderà possibile sia la migrazione naturale di questi ultimi sia la diminuzione dei danni per i proprietari di terreni e foreste. La legge favorirà pure il sostegno finanziario per il promovimento della fauna selvatica e degli habitat nelle zone protette, così pure come nelle riserve naturali di uccelli acquatici e migratori.
La nuova legge sulla caccia stabilisce anche chiare regole per quanto riguarda la gestione del lupo. La regolazione degli effettivi prevista è infatti un ottimo compromesso tra l’attuale protezione assoluta della specie e la caccia libera come per le specie non protette.
Con questa legge, la questione pro o contro il lupo non si pone affatto. Si tratta piuttosto di rispondere alla domanda se vogliamo o meno una crescita incontrollata del numero di nuovi branchi nelle regioni di montagna (e non solo). Oppure se vogliamo intervenire in modo professionalmente controllato affinché i lupi mantengano la loro originaria indole schiva ed elusiva e rispettano così gli insediamenti umani, le persone, gli animali da reddito, così come le greggi protette. Per me è ovvio che, se necessario, i Cantoni debbano poter intervenire in modo tempestivo ed efficace, pur sempre comunque con cautela e grande professionalità. In questo modo aumentano sia la sicurezza per le persone sia l’accettanza del lupo. Ai guardacaccia cantonali – non ai cacciatori – deve essere data maggior competenza in quest’ambito. La gestione conservativa dello stambecco dimostra chiaramente la professionalità e la grande competenza con cui i Cantoni sanno elaborare protocolli innovativi di monitoraggio e proporre strumenti e processi condivisi di gestione e di conservazione di questa specie protetta (e dei suoi habitat).
Se sento ripetere che vanno impiegati cani da guardiania per ridurre i danni di predazioni, in linea di principio sono d’accordo. La protezione delle greggi funziona comunque solo se i lupi rimangono timidi. L’esperienza insegna – ed è pure stato confermato dall’UFAM – che i branchi imparano ben presto a raggirare le misure di protezione. I lupi capiscono che devono evitare gli umani e le loro strutture solo se colpiti da abbattimenti preventivi, selettivi e mirati. Con la revisione della caccia, la protezione delle greggi non vien indebolita in nessun modo e tantomeno abolita. Al contrario. Essa viene rafforzata perché in futuro verranno risarcite solo le predazioni avvenute laddove gli allevatori avranno adottato ragionevoli misure di protezione. Ma non si tratta di un problema che riguarda solo l’agricoltura. La posta in gioco è alta. A rischio è l’attrattiva stessa delle nostre regioni di montagna per le popolazioni indigene e, non da ultimo, addirittura per il turismo.
Gli effettivi della popolazione di lupi è cresciuta molto negli ultimi anni e il loro numero lieviterà ulteriormente. Questo provoca molta preoccupazione e paura nella popolazione. È quindi compito della politica agire in tempo. Il Parlamento ha già provveduto. È stata trovata una soluzione moderata per affrontare una vera sfida. Il lupo rimane una specie protetta anche con la nuova legge, gli effettivi vengono regolati dai guardiacaccia cantonali in modo tale da avere, come già detto, lupi schivi ed elusivi che che rispettano le greggi protette e che non entrano nei villaggi. La nuova legge è un tipico compromesso elvetico che contiene anche molte disposizioni in favore della fauna e degli habitat, nonché della protezione degli animali.
Se la legge venisse respinta, ricomincerebbe tutto daccapo. Ciò comporterebbe un’ulteriore polarizzazione e una spaccatura ancora più profonda tra protezione delle specie e interessi/attività tradizionali in montagna, tra aree cittadine e zone rurali.
Ecco perché vi raccomando di votare con un convinto sì in favore della nuova legge sulla caccia.
Martin Candinas, Consigliere nazionale PPD