Una petizione contro il nuovo centro inerti e la discarica della Motta di Miralago

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Dal 12 marzo al 14 aprile, il comune di Brusio, tramite esposizione pubblica, sta informando la popolazione riguardo la revisione parziale della Motta di Miralago, per la realizzazione di un nuovo centro inerti e di una discarica, che prevede l’espansione dell’attuale cava. Un’importante pianificazione, per la quale gli investimenti del comune dovrebbero aggirarsi intorno ai 2,2 milioni di franchi.

Se da una parte la realizzazione di un simile progetto risulta essere strategica per la Valposchiavo, dall’altra, la sua ubicazione ha incontrato alcune opposizioni. In questo senso, proprio in questi giorni, un gruppo di cittadini interessati ha lanciato una raccolta firme per rivedere i piani e chiedere “di utilizzare lo spazio liberatosi negli ultimi anni come discarica ed in seguito di provvedere a rinaturalizzare la zona com’era prima degli scavi”.

La maggiore preoccupazione dei promotori della petizione, i cui primi firmatari sono Giannina Gurini e Sandro Nussio, è quella di salvaguardare il paesaggio, l’ambiente e il turismo: “Proporre di creare una discarica in bella vista – sostengono – e nelle immediate vicinanze del paese di Miralago, di Golbia e di Garbella, della Ferrovia retica, del perimetro UNESCO, della strada cantonale e persino del lago è per noi una mancanza di sensibilità inaudita. La zona del progetto si trova attualmente in una zona di protezione del paesaggio (la medesima zona de I Sac a Selvaplana). Ma in quale altro luogo che si trova in una zona di protezione del paesaggio, – aggiungono – è possibile smantellare una collina trasformandola in una zona industriale di lavorazione?”.

Confronto tra la fotografia del perimetro del progetto e la fotografia aerea. Clicca qui per visualizzare altre immagini sul progetto

Attualmente, arrivati al parcheggio di Miralago, è possibile decidere di incamminarsi lungo le rive del lago, salire verso la Motta o Garbella, lungo il sentiero dove si svolge Paneneve, oppure dalla parte opposta fino in Golbia e ammirare il panorama del paesaggio circostante. “Tutto questo, – sostengono gli oppositori del nuovo centro inerti – se dovessero autorizzare i lavori d’espansione della cava, sarebbe molto diverso. Potreste trovarvi in un parcheggio polveroso e rumoroso, all’ingresso di una cava a cielo aperto con un via vai continuo di mezzi di cantiere, con l’impossibilità di percorrere in tranquillità i sentieri verso La Motta e verso i nuclei abitati di Garbella e Selvaplana o in direzione di San Romerio. Chi decidesse di girare le spalle e andare verso al Mot o Golbia potrebbe trovarsi di fronte uno scempio”.

In discussione, oltre all’aspetto naturalistico e turistico della zona, ci sarebbero anche gli aspetti economici. “Tutte le spese di progettazione, che il comune ha già deliberato per una somma di circa 222’000 franchi solo nell’anno 2019, e quelle per i lavori di allacciamento fino al piazzale del cantiere – sostengono i promotori della petizione – verranno accollate al comune per forse uscirne in pari tra 25 anni (le stime ufficiali parlano di 21 anni, Ndr). Durante gli ultimi dieci anni la maggioranza dei blocchi estratti è stata trasportata su strada a Bever, a Davos, in Prettigovia e a Domat-Ems per opere di arginatura. Il comune scrive che il materiale verrà usato per la produzione di calcestruzzo in valle sapendo che gli inerti già adesso vengono importati dalla vicina Valtellina, dove si può, ed in certi luoghi si deve, estrarre gli inerti dai fiumi e dai bacini. Alla Motta invece – aggiungono – vengono estratti blocchi di dimensioni gigantesche che dovranno essere fracassati più volte per raggiungere la grandezza desiderata. Questi lavori ed il traffico annesso avranno influssi estremamente negativi sulla qualità della vita nella zona e di tutta la valle, per non parlare del fatto che una collina sparirà”.

Le foto sono state riprese dal sito geo.admin.ch: clicca qui

Ma esiste un’alternativa al progetto presentato dal comune di Brusio? “La nostra proposta – spiegano ancora i firmatari della petizione – è di utilizzare lo spazio che si è creato con le recenti estrazioni come deposito, fino al raggiungimento delle quote preesistenti ed in seguito di rinaturalizzare la zona allo stato originale. Il tema dei depositi è un altro argomento vallerano scottante e il volume a disposizione alla Motta, con una buona coordinazione con il centro di Abrüsù, basterebbe a coprire il fabbisogno regionale per molti anni. A nostro avviso gli Uffici Cantonali per il Bosco, per la Natura, per la Caccia, per la Cultura e per lo sviluppo del Territorio non dovrebbero avere nulla da ridire su questo procedimento. Se vogliamo salvare questo mondo che abbiamo mandato alla deriva e che in questi ultimi tempi purtroppo ci sta chiedendo un conto salato, – concludono – noi vogliamo fare la nostra piccola parte impegnandoci per la difesa dell’ambiente circostante”.


Marco Travaglia

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione

3 COMMENTI

  1. Personalmente trovo scandalosa l’idea di lacerare ulteriormente il paesaggio del brusiese. La Motta di Miralago, con la zona di Li Cui è una delle uniche “isole” del fondovalle brusiese che rimangono intatte e che permettono di rigenerarsi nella natura senza dovere salire nelle alture. C’è poi chi, negli ultimi anni, ha curato il paesaggio con grande sensibilità, penso agli agricoltori come Marcello Dorsa.

    Credo che Brusio dovrebbe investire nel miglioramento della qualità di vita della comunità, non in un progetto che porta soldi eventualmente solo a pochi privati grazie ad un sacrificio della comunità (in termini di bellezza, qualità di vita e anche soldi). Se è vero poi che il materiale estratto viene trasportato nel resto del cantone con i camion, allora mi chiedo anche cosa sia la logica di tutto ciò.

    Proprio alcuni giorni fa leggevo la pubblicazione HIMMELSREITER UND FELSENTHERME – Architekturwandern in Graubünden (Guetg/Gantenbein) e il capitolo sulla Valposchiavo, che annovera diverse attrattive, termina così: “Brachen, abgegangene Fabriken, Lagerhäuser, Schrottplätze und Niemandsflecken prägen den letzten Abschnitt bis Campocologno. Typisches Grenzland.” Vogliamo che il “rebelott” inizi già a Miralago?

    Mi auguro che i brusiesi possano decidere saggiamente, dopo averne discusso in maniera serena, con tutte le informazioni necessarie

  2. Buon di Giannina & Sandro
    Condivido con voi per la PETIZIONE!!!Sperando che tanti altri amanti della natura e della nostra bella VALLE abbiano lo stesso interesse!
    Auguro una Serena PASQUA e SALUTE.
    LINA

  3. Un grande capo indiano d’America diceva:
    ” Solo quando non ci sarà più un pesce nei fiumi, un uccello nel cielo e un albero nei boschi l’uomo forse capirà che i soldi non si possono mangiare.” Nando Nussio.