ATE: ORIZZONTI apre una finestra per gli anziani

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ATE: ORIZZONTI – La camminata in montagna

Di solito i racconti iniziano con la frase introduttiva: C’era una volta… Quanto segue e che Vi propongo è però ancora attuale, poiché le montagne sono lì, con le loro bellezze, austerità, autenticità e genuinità.

In un giorno di fine settimana decidemmo, con la mia consorte, di permetterci un’uscita verso la “Val da Camp”. I preparativi erano presto pronti. Due sacchi da montagna con un contenuto non troppo pesante, in quanto per il pranzo avevamo previsto di fermarci in uno dei ristoranti in fondo al tragitto, all’alpe Camp o al Rifugio SAC di Lungaqua.

La giornata prometteva bene. Nel cielo si presentava qualche nuvoletta, ma erano apparizioni del bel tempo, che lasciavano prevedere una giornata radiosa. La prevista uscita avveniva in un momento che non si sapeva ancora che cosa significava “Coronavirus”, che purtroppo oggi ci relega tutti in casa e che non lascia spazio agli incontri pasquali di famiglia. Genitori da una parte e figli dall’altra.

Ma restiamo sul filo della nostra uscita. Nel sacco avevamo messo il necessario per ogni eventualità. Un parapioggia, una maglietta, il binocolo, una bottiglietta d’acqua, naturalmente anche il permesso di guida, in quanto per raggiungere Sfazù dovemmo usare l’automobile. Per ogni eventualità abbiamo con noi anche i certificati per l’uso del trasporto pubblico. Dimenticavo che per essere all’altezza con i tempi non poteva mancare il telefonino (correttamente il cellulare). Un congegno questo che ha cambiato la vita della gente.

Dopo esserci accertati di aver spento fornelli, luci e radio e chiuso le porte di casa, ci mettiamo in moto. Dopo un quarto d’ora siamo giunti a Sfazù ossia all’imbocco della “Val da Camp”. Sono circa 6 chilometri fino in fondo alla valle stessa e ai meravigliosi laghi montani. Essendo domenica, dopo il primo pezzo di strada siamo giunti a “Buril” sede delle suore agostiniane, che gestivano l’ostello per vari gruppi di gioventù. Erano le dieci e un parroco in soggiorno a “Buril”, invitava i presenti a voler partecipare alla funzione. Ci siamo associati ai montanari della valle che erano accorsi per la Messa.

Dopo l’omelia e un cordiale saluto alle suore e ai fedeli accorsi, ci avviammo sulla strada prevista. Una grande gioia nel cuore riempiva i nostri passi superando i singoli maggesi, anzi alpi, in quanto siamo già oltre i 1600 metri sul livello del mare. Lasciamo alle nostre spalle, Salva, Salva da Int, (Mota Calva, un po’ a sinistra), La Tunta, Salina, Plansena, Rugiul e infine Lungaqua. Sul lato opposto della valle troviamo le alpi Doss, Suracqua, Terzana.

La nostra camminata si protrasse fino ai laghi di Saoseo e Val Viola, per fare poi ritorno via Alpe Campo dove ebbe luogo la prima sosta per un aperitivo. In seguito proseguimmo per Lungaqua dove era previsto il pranzo. I manicaretti di Bruno riuscivano ad accaparrare i nostri gusti. Un’insalata mista grande per mia moglie e un bel piatto di ravioli per me. Non poteva mancare poi il cicchetto offerto alla fine del pranzo.

Felici della salubre camminata e dell’ottimo pasto ci avviammo sulla via del ritorno. Sulla strada incontravamo dei turisti, che non potevano mancare di ammirare le bellezze di questo magnifico lembo di terra. Dopo una giornata all’aria aperta e piena di soddisfazioni, siamo ritornati compiaciuti e appagati alle nostre case. Osiamo sperare che, nonostante le restrizioni attuali in vigore, non sia l’ultima volta che possiamo percorrere questo angolo di paradiso.


Mario Costa