Covid-19, racconti e pensieri degli ospiti lungodegenti

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Luisa Semadeni

Il coronavirus ha stravolto la nostra vita proiettandola in una dimensione per i più completamente nuova, alla quale nessuno era preparato. D’un tratto le nostre abitudini quotidiane hanno dovuto cambiare e adattarsi a un’esistenza contraddistinta da altre priorità.

Una situazione mai più condivisa dalla Seconda Guerra Mondiale e, proprio in questo contesto, chi ha vissuto altre epoche è testimone di contingenze simili a quella attuale, in cui la libertà individuale è caratterizzata da severe limitazioni, mentre la paura è una componente costante della quotidianità.

Alcuni ospiti lungodegenti ripropongono frammenti di questo vissuto, tramite racconti o semplici pensieri, in cui affiorano similitudini e contrasti di due epoche diverse.

Ricordi dell’ottimista Omer

Coronavirus è una parola che non si sente così volentieri, fa venire la pelle d’oca o sarà solo un ricordo… (tirum al boff).

Sarà un brutto ricordo passato ma non dimenticato. Forse rende l’umanità più buona e più comprensibile con meno liti e invidie. Ci farà volerci bene, amarci come è scritto nella Sacra Scrittura. Perché abbiamo perso il senso del bene, questa è forse una prova venuta dal cielo per farci vedere come è bello il mondo in cui viviamo.

Non dobbiamo andare lontani per goderci dei bei panorami, basta aprire la finestra di buon mattino, sentire il cinguettio degli uccelli, osservare come il sole tinge le montagne di bei colori. Solo allora ci dimentichiamo del coronavirus. Ci vuole tanta pazienza, ma passerà anche questa. Mi fa molta pena quella gente che ha perso i suoi cari.

Mi ricordo di quando ero un giovanotto ed ero già apprendista nella F.R. Avevamo i biglietti del treno gratis perciò ci recavamo a Tirano a girar le bettole. Si comperava del marsala perché era molto conveniente. Però nel passare il confine o dogana Svizzera si doveva entrare con le scarpe in una cassetta di legno che era cosparsa di segatura impregnata di un disinfettante, perché in Valtellina c’era l’afta (malattia del bestiame). Anche le automobili dovevano passare a destra, vicino al fiume Poschiavino, sull’asfalto c’era anche la segatura con il disinfettante. Mi sembrava già lì la fine del mondo!

Poi si andava in dogana, si pagava il dazio e si ritornava sul treno mettendo sempre i piedi nella segatura e così via.

A noi sembrava la fine del mondo, ma a pensarci oggi, non era niente in confronto del virus corona. Forse questo è un ammonimento per metterci alla prova e vedere come ci comportiamo. Questo è uno dei primi esami per vedere come va, speriamo basti!!!!

Oggi con la radio, la televisione e i media ci gonfiano la testa, spesso si contraddiscono e ci rimbambiscono. Pazienza, anche a loro il proprio mestiere.

Remo Foppoli

Racconto di Almina

Sono nata nell’anno 1926 a San Carlo in una famiglia numerosa.

La vita di quei tempi non era facile, specialmente quando il papà venne chiamato per partire a prestare servizio militare. C’era tutto il lavoro in campagna da fare e accudire le bestie. Povera mamma, chissà quanto avrà pianto a nostra insaputa.

Ricordo una notte sui monti di Prudaint, passarono gli aerei militari e noi eravamo tutti molto impauriti. Ma tutto passa e siamo ancora qui, per vivere un’altra guerra, non di armi ma di coronavirus.

Forse una volta si superavano le paure perché c’era la forza.

Ora che siamo qui al caldo, curati e amati qualche cosa manca: la visita dei nostri cari. C’è il telefono, ma mi mancano le coccole dei miei cari nipoti e pronipoti.

Tutto passerà e ci uniremo ancora di più.

Riflessioni di Adriana, Luigia, Olinto ed Emanuela

La situazione non è davvero bella. Noi siamo soli, il personale ci cura, si dà da fare per aiutarci ma ci mancano le visite, i volontari, i familiari. Ci mancano quelli che passavano in caffetteria anche solo per un saluto, una stretta di mano.

Noi tutti abbiamo passato la guerra, c’era la paura ma si rimaneva uniti, vicini, si parlava e a volte si condivideva anche il pianto. Adesso è ancora più dura perché dobbiamo attenerci a regole più severe.

Non avrei mai pensato di dover passare una situazione come questa. L’unica speranza è accettare giorno per giorno quello che arriva. Aver fiducia nel personale, nei media, ma specialmente nel Signore, perché lui solo può salvarci. Pregheremo per tutti.


Gruppo Animazione Centro sanitario Valposchiavo

5 COMMENTI

  1. siamo qui in Svizzera Todesca e speriamo anche a Poschiavo nella nostra Valle !va tutto non troppo male con in Corovirus !questo Anno in Maggio non possiame venire a Salutare nostri Cari ?spero in Autunno e mando Tanta Forza a tutti alice

  2. Ho sempre ammirato l’ottimista Omer, Grande Persona in ogni senso (buono). Belle queste interviste, riflessioni che tanto mi fanno riflettere (non é gioco di parola)… Grazie a Tutti per questo contributo!

  3. Grazie carissimi ospiti per le vostre preziose parole di saggezza, che ci commuovono nel profondo e ci sono di esempio.
    Anche a noi mancano i vostri abbracci.
    La speranza è quella di incontrarvi presto e non solo in video-chiamata.
    In queste settimane di lontananza sono ancora più grata al personale che si prodiga per voi.
    Stefania Bordoni B.