Coronavirus: Italia, test sierologici a Livigno

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A Livigno (Sondrio) incominciano domani i test sierologici sulla popolazione su base volontaria. Sul modello di quanto sperimentato con successo dalla Regione Veneto, l’amministrazione comunale di Livigno, località tra le valli grigionesi Monastero e Poschiavo, ha deciso di cominciare ad effettuare i cosiddetti test sierologici per mappare il territorio e scoprire quanti abitanti della località turistica della Valtellina abbiano contratto la malattia Covid-19.

“Considerati gli ottimi risultati scaturiti in Veneto – dice il sindaco di Livigno, Damiano Bormolini -, abbiamo deciso di intraprendere anche noi la strada dei test sierologici per riuscire a mappare a dovere il territorio. Questo è l’unico modo per riuscire a capire quanti siano stati i contagiati dal coronavirus nel territorio del Comune di Livigno. Ci siamo affidati a un laboratorio d’analisi di Morbegno che fornirà i test sierologici e che li processerà. Il test è su base volontaria e costa 35 euro (37 franchi): lo possono effettuare i residenti a Livigno, ma anche chi lavora in paese. In un secondo momento potremmo permettere di effettuare il test anche a chi è residente in un’altra località. Contiamo di riuscire a farne un migliaio in breve tempo e di terminare una buona mappatura per luglio. Prima si mappa e prima se ne esce”.

1 COMMENTO

  1. Ottima iniziativa. Posto che i test siano affidabili. Non tutti lo sono.

    Bisogna inoltre fare attenzione alla circostanza che queste analisi ci offrono informazioni solo sul passato. Un soggetto potrebbe però aver contratto il virus, ma non aver ancora sviluppato gli anticorpi specifici nei suoi confronti. Per questo, il test col tampone e quello sierologico dovrebbero essere complementari.

    Ad ogni modo, i test sierologici possono servire per conferire un’eventuale “patente di immunità”. Infatti, non solo sappiamo che ogni soggetto sviluppa anticorpi contro Sars-Cov-2. Da pochi giorni sappiamo anche che questi anticorpi sono duraturi. Così, l’eventualità di una ricaduta in Covid-19 è da ritenersi poco plausibile. In altre parole, chi ha maturato gli anticorpi specifici contro il virus in oggetto può con buona probabilità ritenersi immunizzato per un periodo lungo, come del resto accade nella guarigione da tutti gli altri virus noti che provocano affezioni respiratorie.

    Ne rendo conto in questa risposta, citando il lavoro compiuto dai ricercatori sud-coreani:

    https://it.quora.com/Si-pu%C3%B2-prendere-il-Coronavirus-di-nuovo-dopo-essere-guariti/answer/Roberto-Weitnauer?__filter__=all&__nsrc__=1&__sncid__=5023947778&__snid3__=8051201519

    I test sierologici a largo spettro potranno inoltre aiutarci a conoscere meglio la percentuale di cittadini che hanno contratto la positività a questo Coronavirus, un dato finora sconosciuto e riflesso in modo inevitabilmente distorto e incompleto dai dati sui positivi storici restituiti dalle autorità.

    Tempo fa il prestigioso Imperial College di Londra ha condotto uno studio statistico (incentrato sul numero di riproduzione R0), criticato ma di ampia eco, giungendo a stimare l’aliquota reale di infetti storici su scala nazionale per diversi paesi europei. Le analisi sierologie ci consentiranno forse di capire quanto quelle stime fossero azzeccate. Alla Spagna, ad esempio, era stato attribuito un valore molto elevato: 15% della popolazione contagiata entro il 28 marzo scorso. Italia, 9,8%. Svizzera 3,2%. Regno Unito 2,7%. Austria 1,1%. Norvegia 0,41%.

    Naturalmente, l’aliquota di contagiati storici dipende anche dallo sfasamento temporale dell’epidemia. Per esempio, il Regno Unito è attualmente parecchio peggiorato nei dati ufficiali. Si può pensare che lo sia anche in quelli reali.

    Qui sotto lo studio:

    https://www.imperial.ac.uk/media/imperial-college/medicine/sph/ide/gida-fellowships/Imperial-College-COVID19-Europe-estimates-and-NPI-impact-30-03-2020.pdf