La Scuola non è la piazza, non è la strada, non è la famiglia

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In questo momento di riapertura sappiamo che è molto importante non abbassare la guardia nel proteggerci dal virus. Ora più che mai questo è importante perché il pericolo, riavviato il motore di praticamente tutte le attività, ci rende più vulnerabili. L’obiettivo è evitare il più possibile quella seconda ondata che ci ributterebbe nella situazione che abbiamo vissuto ad inizio-metà marzo. I due caposaldi della prevenzione sono la distanza sociale tra persona e persona e il lavaggio delle mani (importanti anche tutte le altre misure naturalmente) ci dicono l’Organizzazione mondiale e l’Ufficio federale della sanità e ce lo dicono una miriade di specialisti.

Ora, mal si comprende – o non si comprende del tutto – il fatto che il Cantone dei Grigioni non ritenga necessaria la distanza sociale tra allievi e allievi e la prescriva da osservare unicamente tra allievi e insegnanti. Questo a tutti i livelli scolastici: non si fa infatti nessuna differenza tra Scuole dell’infanzia, primarie e secondarie. Questo quanto prescritto dal Governo grigionese ed il fatto che diverse sedi scolastiche del Grigioni Italiano abbiano realizzato il distanziamento tra allievi ed allievi lo si deve unicamente alla loro iniziativa ed al loro buonsenso. Concluso anche, nei Grigioni (sempre per ordine del Governo), l’insegnamento a distanza che per bambini impossibilitati a frequentare in questo momento sarebbe forse stato ancora necessario. Significa che per i bambini grigionesi, di punto in bianco, a parte quei cambiamenti che non richiedono troppo sforzo, tutto ritorna come prima dell’emergenza senza una stazione intermedia e soprattutto senza il mantenimento di uno dei caposaldi della prevenzione e cioè la distanza sociale tra allievo e allievo. Eppure sarebbe l’istituzione scuola la prima a dover osservare un principio importante e a dare la possibilità agli allievi di viverlo, anche quale insegnamento, non da ultimo del rispetto per se stessi e per gli altri. I bambini sono capaci di capire e di imparare. A seconda della loro età non si pretende certo la perfezione ma il principio deve essere dato. Con l’affermazione che “non si fa osservare la distanza a scuola perché poi tanto fuori i bambini stanno insieme” si dimostra di non aver capito cosa è la scuola. La scuola non è la strada, non è la piazza, non è la famiglia. In questo caso la scuola ha la responsabilità di mantenere entro il suo perimetro le condizioni prioritarie della salvaguardia della salute emanate tra l’altro dal Consiglio federale. Non lo ha capito il nostro Cantone dato che è confrontato al suo interno con una situazione che non ha niente a che fare con la nostra, non l’ha dovuto capire l’Appenzello interno che non ha quasi registrato casi di malattia ma altri Cantoni l’hanno capito. Zurigo (poco colpito), Ticino (molto colpito) hanno adottato misure strette di prevenzione e la distanza sociale tra allievo e allievo è una di queste. Che certo ha richiesto lo sforzo di allestire un’apposita struttura con turni, orari, logistica e con il mantenimento dell’insegnamento a distanza. Cosa che avrebbe potuto benissimo fare anche il nostro Cantone ma… il Moesano deve imparare a pensare ed agire con la propria testa. Perché è lontano dalla realtà e dalla cultura del Grigione cosa che in tempo di crisi si rivela. Le scuole elementari della valle mi risulta che – anche grazie al fatto di essere piccole – riescono a mantenere la distanza sociale tra allievi, Roveredo l’ha introdotta con successo sfruttando giustamente un passaggio nelle disposizioni del Cantone che riguarda il Grigioni Italiano. Cosi avrebbero potuto fare anche le Scuole secondarie di valle. Ricordiamoci per finire che i figli, non sono “oggetti” di nessuno, tantomeno dello Stato.


Nicoletta Noi-Togni