ATE: una finestra per gli anziani

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pixabay

Le formiche rosse

La nonna di Minusio era quella brava. Voglio dire, non è che la nonna di Solduno fosse cattiva, ma per noi nipotini, la prima era quella che ci lasciava fare di tutto, che giocava insieme a mosca cieca, ci permetteva di sparire dentro il suo armadio di vestiti quando si giocava a nascondino, ci faceva caramellare lo zucchero caricandolo su dei mestoli che poi consumavamo come lecca lecca, aveva sempre delle caramelle Mou in tasca per noi, ci raccontava infinite storie, aveva un bel giardino con tanto di galline dove potevamo sfogarci senza restrizioni. Con quella di Solduno bisognava rigare diritti, stare fermi e non fare disordine; aveva poca pazienza e scarsa inclinazione per i bambini.

Il giardino della nonna di Minusio era bellissimo, con un melo dai rami bassi e larghi che noi scalavamo senza rischi, un nespolo del Giappone nell’angolo in fondo, tanto fitto nei rami che sotto neanche cresceva l’erba, ed era perfetto per trasformarlo nella nostra capanna. C’era poi anche il pollaio, con poche galline che spesso facevamo scappare spaventate e poi chiamavamo la nonna per farle rientrare perché di noi erano terrorizzate.

L’episodio delle formiche rosse ha segnato la mia infanzia, relegandomi al ruolo di “piaga” e teatrante, ovvero di quella poco credibile nella descrizione dei dolori!! Ancora oggi è un tema se ci ritroviamo tra cugine!

Stavo giocando con la cuginetta più piccola nel giardino della nonna. Quel pomeriggio la capanna non l’avevamo fatta sotto i rami del nespolo, ma sul prato, con due sgangherate sedie a sdraio capovolte e vecchie coperte a chiudere tetto e pareti. All’improvviso ricordo di aver sentito uno strano prurito, quasi un bruciore alla schiena, poi alla pancia: sollevo la maglietta e vedo qualche formica che passeggia sulla pelle mirando al mio ombelico. Come una molla schizzo fuori dalla nostra capanna gridando AIUTO!!! LE FORMICHE ROSSE!!!!
Avrò avuto 8 anni, mia cuginetta 3: stupita e senza parole quella cerca di sgambettarmi dietro intanto che io corro disperata a cercare la nonna sempre gridando LE FORMICHE ROSSE!!! Non so ancora oggi la differenza tra formica normale e formica rossa, ma allora qualcuno mi doveva aver detto che quelle rosse pungevano, mentre le altre erano innocue.
Quando la nonna mi vede arrivare in cucina ci mette un po’ a capire cosa sta succedendo: io mi agito e cerco di svestirmi. Poi riesce a calmarmi e mi toglie tutte le… 5 o 6 formiche che mi erano entrate sotto la maglietta. Prova quindi a tranquillizzarmi, mi dà qualcosa da bere, sbatte la maglietta e me la riinfila. Intanto Daniela, la cuginetta, guarda stupita e silenziosa tutto quell’agitarsi. Così finalmente la nonna si accorge anche di lei e le chiede: hai anche tu le formiche addosso? E lei sempre guardandomi dice: non so.

La nonna allora ispeziona anche lei: le prime gliele vede in testa, tra i capelli, poi le toglie la maglietta…ed era piena!!! Accidenti, neanche un cip!

Capirete che rifarmi un nome dopo una storia così è stata dura, se non impossibile! La sa anche mio marito la storia delle formiche rosse, e ancora oggi non riesce a prendere sul serio nessun mio dolore!!


Serena Bonetti