Coronavirus: nonostante gli allentamenti aumenta la preoccupazione

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Lavoro ridotto, perdita dell’impiego, entrate più basse: le aspettative di molti svizzeri riguardo alla propria situazione economica per il mese di giugno sono alquanto modeste. Oltre il 17% degli intervistati prevede infatti un peggioramento rispetto al mese di maggio. Questo è quanto emerge da un sondaggio rappresentativo di comparis.ch. Il motto è: risparmiare di più e consumare di meno. «È proprio adesso però che l’economia locale ha bisogno di generare fatturato per uscire dalla crisi. Le preoccupazioni per il futuro inibiscono significativamente i consumi», afferma Michael Kuhn, esperto di finanze e consumo presso Comparis. 

Zurigo, 9 giugno 2020 – Molti ristoranti e negozi sono di nuovo aperti, e la vita pubblica sta rapidamente tornando alla normalità. Ma gli effetti della pandemia continuano ad avere un impatto sulla situazione economica degli svizzeri. Per il mese di giugno, quasi uno svizzero su cinque prevede un ulteriore deterioramento della propria situazione economica rispetto a maggio, quindi che sarà «tendenzialmente peggiore» o «decisamente peggiore» del mese precedente. Più del 68%, invece, non si aspetta grandi cambiamenti. Questo è quanto emerge da un sondaggio rappresentativo di comparis.ch

Si riconferma quindi il trend negativo registrato dopo lo scoppio della pandemia di coronavirus nel mese di marzo: già nei sondaggi di marzo e aprile, il 28,0% degli intervistati (marzo) rispettivamente il 25,2% (aprile) prevedeva per il mese successivo un peggioramento della propria situazione economica. A dicembre 2019, prima della crisi pandemica, questa percentuale era solo del 13,0%, il valore più basso registrato negli ultimi quattro anni. 

Nella maggior parte dei casi, alla base di questo pessimismo ci sono le prospettive professionali sfavorevoli: il 17,6% degli intervistati indica infatti la perdita del proprio posto di lavoro o di quello del partner come una delle ragioni per le previsioni negative, rispetto al 12,9 e 13,4% dei mesi precedenti. Pressoché un terzo degli intervistati si aspetta un ulteriore peggioramento in giugno a causa del lavoro ridotto proprio o del partner (rispetto al 34,2% di marzo e 36,8% di aprile). 

Meno preoccupazioni per la salute, ma la tendenza al risparmio continua 

La costante incertezza, unita alle entrate generalmente più basse, si riflette nel cambiamento delle abitudini degli svizzeri durante l’emergenza del coronavirus: il 37,5% degli intervistati, infatti, intende risparmiare di più e consumare di meno. Nei mesi precedenti questa percentuale si situava intorno al 45%. Il 39,8% intende rinunciare ai grandi acquisti, come ad esempio mobili o autovetture, un valore che si conferma pressoché stabile dal mese di marzo. La percentuale degli svizzeri che invece non intende cambiare le proprie abitudini è del 29,1%, un numero nettamente superiore a quello dei mesi precedenti (sempre intorno al 24%). 

«La regola sembra essere: tenersi stretto ciò che si ha e rinunciare alle spese non necessarie oppure rinviarle», osserva Michael Kuhn, esperto di finanze e consumo presso Comparis. E questo benché circa il 22,4% abbia risposto «no» alla domanda «La crisi del coronavirus la preoccupa?», percentuale molto più elevata rispetto a quella di aprile e maggio (10,5% e 16,5%). Una tendenza che si conferma anche tra chi alla domanda risponde in modo affermativo («sì» o «un po’»): dall’88,0% di marzo si è scesi al 76,1% di maggio. Le preoccupazioni più marcate emergono dalla Svizzera francese, con il 32,9% di «sì» e solo il 15,8% di «no». 

Investimenti in azioni: una prerogativa dei giovani e di chi guadagna bene 

Negli ultimi mesi la percentuale di persone che intende investire maggiormente in fondi e azioni è rimasta ferma al 7% circa. Ciò che si nota, però, è che il 10,5% degli intervistati tra i 18 e i 35 anni intende sfruttare queste forme di investimento, un valore pari (o quasi) al doppio di quello degli over 36. Anche la situazione salariale influisce sulla disponibilità a investire: il 14,2% delle economie domestiche con un reddito lordo mensile superiore agli 8’000 franchi prende in considerazione l’acquisto di eventuali titoli, una percentuale nettamente più alta rispetto a quella delle economie domestiche con un reddito inferiore ai 4’000 franchi al mese (1,1%). 

«Questa divergenza nei livelli di reddito rispecchia la reale disponibilità a beneficiare del mercato azionario», osserva Kuhn. «Finché non si osserverà una stabilizzazione sostenibile della situazione economica, seguita da un miglioramento concretamente percepibile, solo una minoranza della popolazione sarà motivata a investire maggiormente in titoli. E questo benché, rispetto ad altri investimenti, sul mercato azionario sia possibile generare profitti maggiori nel lungo termine, indipendentemente dall’importo investito.»