Begoña: La rassegna “I Monologanti” tornerà. Presentato il nuovo libro al Viadotto

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Begoña Feijoó Fariña, nata a Vilanova de Arousa, nel nordovest della Spagna, vive in Svizzera dall’età di 12 anni ed è laureata in scienze biologiche. Trasferitasi a Brusio nel 2015, ha fondato, con Chiara Balsarini, la compagnia «inauDita» e ha pubblicato il suo primo libro, una raccolta di racconti dal titolo “Potere p-ossesso dello Zahir e altre storie”. Nel corso del 2018 Begoña ha ricevuto la borsa letteraria della Fondazione Pro Helvetia, è stata nominata organizzatrice di eventi in seno alla commissione Casa Besta del comune di Brusio, ha collaborato con la Pgi per la rappresentazione di alcuni spettacoli teatrali per e con ragazzi, sta curando la rassegna teatrale “i monologanti”, ha messo in scena la pièce “Maraya, dell’amore e della forza”, di cui è autrice e attrice unica; la sua ultima fatica è la stesura del libro “Per una fetta di mela secca”, che ha presentato domenica scorsa presso il Viadotto di Brusio.

Buongiorno Begoña, stato presentato, in piena emergenza coronavirus, il tuo ultimo libro “Per una fetta di mela secca” (Gabriele Capelli Editore). Che riscontri stai avendo?

Il libro è uscito il 4 maggio quindi sì, in piena emergenza coronavirus. Per fortuna le librerie hanno riaperto poco dopo e insieme all’apertura sono arrivati i primi riscontri. Finora posso dire di essere molto soddisfatta di come i lettori stanno accogliendo il testo.
È un testo duro, non era scontato venisse accolto con così tanto calore. Ricevo quasi quotidianamente messaggi, di persone da diverse regioni della Svizzera Italiana e della vicina Italia, che mi riempiono di gioia. Anche la stampa sta iniziando a occuparsene e questo non può che aiutare il libro a viaggiare, andare nelle case delle persone e raccontare la storia che ho scritto.

Quanto è stato penalizzante dover uscire col tuo nuovo lavoro in questo periodo?

È stato sicuramente penalizzante da un punto di vista di promozione. Con l’incertezza dovuta alle chiusure non mi è stato possibile organizzare una tournée di presentazioni, come avevo pensato di fare. Anche la maggior parte degli eventi che già avevo in programma sono stati annullati o rimandati a dopo l’estate. Sapremo solo nei prossimi mesi se il libro ha preso il via lo stesso.

Ci puoi raccontare che legami hai con questo libro? Da dove nasce la necessità di raccontare questa storia?

La necessità di raccontare questa storia è nata il giorno in cui son venuta a conoscenza di questa triste pagina della Storia svizzera. Era l’estate del 2016 quando vidi per la prima volta il documentario Cresciuti nell’ombra, realizzato da Mariano Snider per la Rsi l’anno prima. Scoprire l’esistenza di quei fatti mi ha messa di fronte anche al fatto di esserne venuta a conoscenza solo tre anni dopo l’evento commemorativo del 2013, in cui la Consigliera Federale Simonetta Sommaruga aveva rinnovato le scuse ufficiali della Confederazione a tutte le vittime di misure coercitive a scopo assistenziale. Mi sono detta che probabilmente anche altri ne erano ancora all’oscuro.
Il dolore e la sofferenza subiti da molti, bambini e adulti, mi ha profondamente colpita e mi ha fatto sentire l’obbligo morale di scriverne; ho abbandonato gli altri progetti di scrittura a cui stavo lavorando e mi sono messa a studiare per approfondire l’argomento.
Mi sono più volte domandata se la mia necessità fosse compatibile con i fatti stessi, se fossi “autorizzata” a scriverne. In qualità di straniera in Svizzera e come persona non direttamente coinvolta nei fatti, mi chiedevo se questo mio libro fosse opportuno. La necessità che avevo sentito quel primo giorno ha sempre prevalso su tutto e mi ha dato la determinazione e la certezza necessarie a portarlo a termine.

Durante il lockdown la presentazione del libro era avventua in diretta streaming sulla pagina Facebook della Libreria Il Mosaico di Tirano. Finalmente, domenica scorsa, hai potuto presentare il testo in carne ed ossa… Com’è andata?

La presentazione al Viadotto è andata molto bene. Mediata da Olimpia De Girolamo, ho potuto parlare delle motivazioni e dei temi dentro a questo nuovo testo. La cornice del Viadotto di Brusio è sempre un buon luogo in cui parlare di letteratura e io sono molto felice di aver fatto parte di “Un viadotto di storie” della Pgi Valposchiavo. Il pubblico era numeroso e interessato. C’erano diverse persone anche della vicina Valtellina, segno che la comunità al di qua e al di là della frontiera spesso si fonde per gli eventi culturali.

Un’immagine dalla rassegna “I monologanti”

Grazie agli allentamenti delle misure stanno riprendendo anche le iniziative legate alla cultura. Che cosa puoi dirci riguardo alla rassegna “I Monologanti”, della quale sei l’organizzatrice? Potrà riprendere?

La rassegna “I Monologanti” tornerà. Abbiamo dovuto annullare gli ultimi due appuntamenti della scorsa stagione, li riprenderemo l’anno prossimo. Abbiamo riflettuto a lungo sulla migliore modalità di riproporre il teatro in Casa Besta. Sapendo che molte associazioni culturali della valle si sono trovate nella nostra stessa situazione e volendo portare a termine almeno gli eventi per il ventennale del restauro di Casa Besta, si è deciso di riproporre il teatro solo nei primi mesi del 2021, soprattutto per non sovraccaricare il calendario eventi della Valposchiavo. Sarà una stagione ridotta. Ci saranno i due spettacoli annullati quest’anno (U Parrinu, di Christian Di Domenico e Paloma, di Michela Marrazzi) e forse un terzo, scelto tra quelli che avrebbero dovuto comporre la stagione 20/21. Stiamo valutando la fattibilità delle varie proposte e decideremo man mano che le misure di contenimento verranno aggiornate. Essendo Casa Besta uno spazio piccolo non potremmo permetterci di organizzare uno spettacolo se le misure ci costringessero a ridurre il possibile pubblico sotto i venti spettatori. Quindi posso garantire che il teatro riprenderà; i tempi e le modalità precise verranno decise nelle prossime settimane.


A cura di Marco Travaglia

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione