Andata e ritorno: la Ferrovia retica dalla crisi del Coronavirus alla ripresa estiva

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Dopo una primavera segnata dalle difficoltà causate dal Coronavirus, negli ultimi mesi la Ferrovia Retica ha ripreso appieno la propria attività, recuperando parte del terreno perduto. Abbiamo sentito Paolo Sterli, Dirigente produzione per la regione Grigioni sud per fare il punto della situazione.

Come sono andati i mesi più difficili del Coronavirus, penso soprattutto al momento dei blocchi?

Il periodo da marzo a maggio è stato sicuramente di grande difficoltà. C’è stata una riduzione pesante del traffico. Siamo arrivati, sulla tratta del Bernina, ad avere circa il 5-10% dei passeggeri che normalmente utilizzano la Ferrovia retica. Un calo di più del 90% e un contraccolpo anche psicologico per gli addetti ai lavori, che ha fatto cadere le nostre certezze e ha messo in discussione il lavoro costruito con impegno durante gli ultimi anni.

E per quanto riguarda la sicurezza del personale?

La sicurezza del personale è sempre stata garantita, perché non siamo mai stati lasciati soli nella gestione. C’è stata prudenza ma anche tempestività nelle decisioni che sono state prese per tutto il traffico pubblico, coordinate dalle autorità cantonali e federali. Abbiamo inoltre utilizzato ove possibile il telelavoro.

Quali sono state le perdite sulla tratta?

È molto difficile dirlo, perché il traffico non è solamente legato ai biglietti ma anche, a livello interno svizzero, agli abbonamenti generali, sui quali i conti, inevitabilmente, si fanno soltanto una volta l’anno. Bisogna poi capire che cosa è stato effettivamente perso e cosa, invece, è stato soltanto rimandato.

Una parte del percorso della Ferrovia del Bernina tra Alp Grüm e Cadera Photo by Christof Sonderegger

I passeggeri hanno sempre rispettato le norme di sicurezza? Penso all’obbligo della mascherina, da quando è stato introdotto

Non abbiamo ovviamente svolto dei controlli “di polizia” ma mi sento di dire che il grosso delle persone sono state rispettose. Si è fatto appello alla solidarietà. Abbiamo però notato che i passeggeri provenienti dall’Italia e dalla Svizzera latina avevano una maggiore abitudine all’uso della mascherina mentre per quelli provenienti dalla Svizzera tedesca, toccata meno duramente dal virus almeno in fase iniziale, c’è stata qualche difficoltà in più a capire. In ogni caso non abbiamo riscontrato particolari problemi.

Dopo le difficoltà della primavera, a luglio e agosto c’è stata però una buona stagione turistica per la montagna, specie in Valposchiavo. E per la ferrovia?

A giugno timidamente è iniziata una ripresa che si è poi consolidata a luglio e agosto, dapprima con il ritorno del traffico interno poi anche di quello dall’Italia e in parte da altri paesi esteri. Si tratta però soprattutto di viaggiatori singoli e famiglie. Manca del tutto il turismo d’oltremare (pensiamo agli americani) e quello dei gruppi. Se dovessimo contare solo il segmento dei singoli e raffrontarlo agli altri anni certamente saremmo in crescita! Contando l’intera annata, pur scontando le grandi difficoltà dei mesi primaverili, siamo attualmente al 70/80% dell’anno scorso. Inoltre abbiamo assistito a un grande aumento delle presenze legate alla bici, non più legate solo agli sportivi ma anche alle famiglie, che grazie anche alle e-bike stanno scoprendo un modo nuovo di viaggiare tra treno e… due ruote.

Cosa ha imparato la Ferrovia Retica e cosa lascia di positivo questa difficile stagione segnata dal Coronavirus?

Siamo certamente stati costretti a smettere di dare per scontate le conquiste acquisite e siamo stati riportati duramente alla realtà. Per quanto riguarda i privati, abbiamo scoperto che cosa significhi rinunciare e quanto sia duro e difficile essere colpiti nella nostra libertà personale. Nella Ferrovia Retica, ma non solo, è stata l’occasione per buttarci nella digitalizzazione e nel telelavoro. Se normalmente ci sarebbero state sperimentazioni e cautela, in questo caso abbiamo spinto moltissimo, ritrovandoci a lavorare da casa e fare riunioni su piattaforme online. E ha funzionato benissimo! Credo sia stato un ottimo banco di prova che ha dimostrato come si possa lavorare anche in zone “periferiche” e che, in fondo, utilizzando le possibilità della tecnologia, il problema delle distanze esiste più nelle nostre teste che nella prassi lavorativa.


Maurizio Zucchi

Maurizio Zucchi
Membro della redazione